Lazio, Ciro il più grande: da Bergamo a Bergamo, Immobile è leggenda
Da Bergamo a Bergamo, 1896 giorni dopo. Ciro Immobile scrive il proprio nome nel mito, a cinque anni, due mesi e nove giorni dall'esordio con la Lazio e dal primo gol con l'aquila sul petto. Agganciato Silvio Piola in vetta alla classifica all time dei bomber laziali, sono 159 i centri con la Lazio, un record clamoroso, forse impensabile in quella notte di agosto, quando Lazio di Inzaghi debuttava proprio sul campo dell'Atalanta e vinceva (3-4) anche grazie al primo dei 159 gol di Ciro. Era il 21 agosto 2016: cinque anni, due mesi e spicci, questo il tempo che è servito a Immobile per aprirsi le porte della leggenda e raggiungere una vetta che, in quella notte d'estate, sembrava pura utopia solo pensare di intravedere tra le nuvole della storia. E invece, Ciro ha scalato la montagna, s'è preso la cima e ora punta a toccare anche il cielo, scavalcando definitivamente Piola e diventare l'unico e il solo. Il più grande. Ci proverà già a Marsiglia, altrimenti appuntamento a domenica prossima, quando all'Olimpico arriverà la Salernitana. Una scalata pazzesca quella di un ragazzo umile, arrivato a Roma in cerca di rilancio, di un nuovo trampolino dopo le esperienze negative a Dortmund e Siviglia. Lui e la Lazio di cinque anni fa avevano in comune la voglia di riscossa, la voglia di riprendersi un futuro che sembrava voler sfuggire. Il presente dice, invece, che i biancocelesti hanno oggi in rosa l’attaccante più prolifico di tutti i tempi e non è un dettaglio.
UNA STORIA UNICA - Immobile non è uno qualunque, sta scrivendo una storia unica, immensa, di una grandezza che ancora sfugge. Basta snocciolare un po’ di numeri, non fermarsi solo al 159 che oggi sancisce il raggiungimento del mito Piola. Immobile, in questi cinque anni, ha vinto due volte la classifica marcatori in Serie A, una volta quella dell’Europa League, ha eguagliato il record di reti in un solo campionato (36), ha vinto una scarpa d’oro e tre trofei. Ma fermarsi a questo, ai gol, ai trofei, ai record, sarebbe riduttivo. Immobile è molto più di un goleador, è un leader, è l’anima di una squadra che a lui s’appoggia sempre: quando c’è da segnare, quando c’è da esaltarsi, ma anche quando c’è da uscire da un momento di difficoltà. Nella buona e nella cattiva sorte. Del resto, quello tra Ciro e la Lazio è un matrimonio, un legame indissolubile, nato cinque anni fa e destinato a durare per sempre. Immobile, in questo arco di tempo, è cresciuto, è diventato una delle anime dello spogliatoio, s’è guadagnato i gradi di capitano e le sue parole nel post di Verona-Lazio testimoniano che la fascia non è sul suo braccio per caso o per compiacere i tifosi che l’hanno eletto a proprio idolo. Immobile è un capitano nei fatti, oltre che nella rappresentanza. Per questo, il record di gol sembra quasi una conseguenza. Nessuno, come Immobile, è entrato tanto in simbiosi con la Lazio, con la sua storia, con il suo spirito. E quel 159 è lì, a testimoniare quanto sia unico.