Lazio, Oddi ricorda: "I miei derby tutti indimenticabili. E che nottate con Chinaglia"

13.04.2025 09:00 di  Andrea Castellano  Twitter:    vedi letture
Lazio, Oddi ricorda: "I miei derby tutti indimenticabili. E che nottate con Chinaglia"
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© foto di Federico Gaetano

RASSEGNA STAMPA - "I miei derby? Tutti uguali. Tutti decisivi. Tutti nella testa con settimane di anticipo. Tutti pieni di adrenalina", a parlare ai taccuini de Il Corriere dello Sport è Giancarlo Oddi, ex difensore della Lazio vincitore dello Scudetto del '74. Di derby ne va vissuti parecchi, e tutti indimenticabili. Passava la notte della vigilia a giocare a scopa in camera con Chinaglia: "Ero sfinito. Gli dicevo “Giò, dai, spegniamo, domani c’è il derby”, lui s’incazzava, sbatteva le carte e s’infilava nel letto". Secondo lui nessuno sentiva il derby più di Long John, forse perché era quello più esposto e più attaccato dalla tifoseria della Roma.

Difficile scegliere il derby a cui Oddi è rimasto più legato, ma uno ce n'è: "Novembre 1972, mi pare il 12. 85mila spettatori all'Olimpico. Lazio e Roma appaiate in testa alla classifica dopo cinque giornate di campionato". Prima della partita Chinaglia gli aveva detto che se si fosse fatto segnare l'avrebbe 'salutato': "Io non solo annullo Mujesan, ma avvio l’azione del gol decisivo servendo proprio Chinaglia. Vinciamo 1-0. Esaltante", dice. La sua lazialità nasce nel quartiere giallorosso del Tufello grazie a suo zio Mario, che lo portava al Flaminio per le partite della Lazio: "Quando c’era il derby se non vincevo non potevo uscire di casa".

Si arriva poi agli allenatori, quelli con cui ha lavorato sia da calciatore che da vice: "Maestrelli? Sentiva i derby, ma si teneva tutto dentro e pensava soltanto al bene della squadra". Con Fascetti, invece, l'impresa del meno nove è rimasta nella storia: "Eugenio radunò la squadra e disse: “Chi vuole rimanere rimanga, chi vuole andarsene è libero di andarsene”. Non si mosse nessuno e facemmo l’impresa". Ma la salvezza è arrivata anche con Materazzi in panchina: "Ho avuto un rapporto particolare. Salvammo la squadra con cinque giornate di anticipo. Beppe volle andar via, mi chiesero di restare, ma eravamo troppo legati".