L'ANGOLO TATTICO di Milan - Lazio - Luis Alberto crea, Pioli distrugge
Un incantesimo lungo trent'anni. Era chiaro che sarebbe servita una luce divina per spezzarlo. Forse un mago, e Inzaghi ce l'ha: Luis Alberto Romero Alconchel. Per tutti solo Luis Alberto, per i laziali il ragazzo venuto dal cielo. Perché lo spagnolo crea gioco, plasma la Lazio a sua immagine e somiglianza. In una serata che rischiava di trasformarsi nell'ennesimo “vorrei ma non posso, non qui purtroppo, non a San Siro”, El Diez ha detto luce e luce è stata, candida e avvolgente su quel destro di Correa a volte - anche ieri - un po' troppo timido. E infatti la squadra si conferma per ciò che è, nel bene e nel male. Bellissima e sprecona, in ogni caso per cuori forti. Complice anche un Milan rigenerato dai quei tre striminziti punticini raccolti a fatica contro la Spal, manna dal cielo per una società smarrita nel ricordo di ciò che fu. Pioli mette la sua squadra bene in campo. Pulita, ordinata, aggressiva. Però senza muscoli, o almeno non quanti quelli di una Lazio comunque presa di petto con coraggio, ma troppo più forte sul piano fisico. Il vero fattore allora risiede tra le linee, cercando di sorprendere in controtempo Leiva (partita in crescendo la sua) e Milinkovic (piatto per 60 minuti, poi esce). In questo funziona bene Paquetà nel ruolo di mezzala, abile nel farsi spazio tra le maglie biancocelesti e nel cercare suggerimenti per i compagni. Un po' meno nel finalizzare una buona chance che, finendo insieme a un brivido tra le braccia di Strakosha, di fatto accende la Lazio e la partita.
BREVE CAMBIO DI ROTTA - I rossoneri aggrediscono compatti, si fanno sentire sulle gambe dei ragazzi di Inzaghi. Che predica concentrazione dalla panchina. Possesso, giro palla. Il centrocampo del Milan (Krunic-Bennacer-Paquetà) è più adatto al fraseggio che alla distruzione, prima o poi un pertugio si aprirà. E infatti eccolo, è stretto ma largo quanto basta per il piede fatato del 10. Immobile spara sulla traversa. La gara cambia: da attesa e costruzione orizzontale, per la Lazio, a inserimenti e attacco verticale, per entrambe. In tre minuti si passa dalle reti inviolate all'1-1 (lo spagnolo innesca anche l'azione del momentaneo vantaggio ndr), pari e patta. A mischiare il mazzo ci pensa Pioli, tra un po' di sfortuna e scelleratezza. L'ingresso di Rebic per Castillejo (infortunato) taglia le gambe al gioco in contropiede preparato dai rossoneri. Il croato è un esterno statico, una seconda punta. Più di tecnica che di corsa, più attaccante sinistro per accentrarsi sul piede forte, che ala destra per allungare sulla fascia. Ne risulta una partita anonima in coppia con il pistolero disarmato Piatek, due bastoni fra le ruote del Milan.
LE SACRE SCRITTURE - Con l'arrivo del secondo tempo si abbassano anche i ritmi, troppo alti per essere sostenuti per più di un'ora dai rossoneri, e si fa il gioco della Lazio. Calhanoglu prova a inventare, Luis Alberto lo fa e sale in cattedra. Specialmente dal 54' in poi, momento in cui il Diavolo deve aver davvero aleggiato nei pensieri di Pioli. Fuori Paquetà - impreciso ma l'unico in grado di creare un po' di apprensione ai biancocelesti - dentro Leao. Il portoghese, pure svogliato, si va a piazzare al fianco di Piatek e Rebic in un 4-3-3 che fa scalare Calhanoglu sulla linea dei centrocampisti, a volte 4-2-4 quando il turco avanza per dare supporto ai tre attaccanti. Comunque, ancora meno muscoli, ancora meno idee. Il tecnico rossonero di fatto consegna la partita nelle mani di Inzaghi, che ringrazia e risponde cercando di alzare il baricentro dei suoi inserendo Caicedo, per Immobile e non per Correa solo perché Ciro è un po' acciaccato. Quando si dice il destino. Nel frattempo, Parolo per lo spento Milinkovic di San Siro garantisce ancora più quantità alla mediana: Leiva e il 16 fanno legna mentre in Luis Alberto arde dentro il fuoco della creazione. Che arriva al suo punto più alto all'84', quando lo spagnolo raccoglie un palla vagante a centrocampo e dinnanzi a sé ha due opzioni che gli si aprono a ventaglio: Cataldi (entrato per Caicedo, infortunatosi alla spalla) sulla sinistra, libero ma defilato, Correa sulla destra, “marcato” ma nel posto giusto. La soluzione è semplice per una mente superiore. El Mago guarda Cataldi e serve con l'esterno l'argentino che, benedetto dal compagno, scarica in porta con la violenza di un titano. Il Diavolo contro il Cielo, la differenza sta tutta lì. Pioli ha ammazzato il buon Milan della prima ora, Luis Alberto ha dato vita a una pagina di storia della Lazio. Da sfogliare nelle sacre scritture dell'epopea biancoceleste.
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