ESCLUSIVA - Scarcelli e Non mollare mai: "Se anche col Milan non sarà suonato all'ingresso in campo, chiederò che venga ritirato!"

Pubblicato ieri alle 19.10
11.03.2014 07:25 di  Stefano Fiori  Twitter:    vedi letture
Fonte: Stefano Fiori-Lalaziosiamonoi.it
ESCLUSIVA - Scarcelli e Non mollare mai: "Se anche col Milan non sarà suonato all'ingresso in campo, chiederò che venga ritirato!"

Le maglie bagnate di sangue e di sudore, la Lazio è una fede, soltanto forza e onore”. Versi mandati a memoria dai tifosi biancocelesti, oggetto di tatuaggi indelebili sul corpo e nel cuore. Il suono dell’Haka dei Maori, le sciarpe che iniziano a roteare nel cielo. E le squadre che entrano in campo. “Non mollare mai” come colonna sonora dell’ingresso sul terreno verde dei giocatori laziali. Un rito abitudinario, tradizionale. Almeno fino a una manciata di partite fa.All’ingresso in campo di Lazio–Sassuolo non è stato messo, al derby nemmeno”, sottolinea Francesco Scarcelli, autore del celebre inno e famoso speaker di Radio Manà Sport, intervenuto in esclusiva ai microfoni de Lalaziosiamonoi.it. Una circostanza che non lo lascia indifferente, come dimostra il suo annuncio: “Se anche a Lazio-Milan non verrà suonato mentre le squadre entreranno in campo, chiederò che venga ritirato da inno ufficiale”.

Secondo te, è una circostanza casuale o personalmente la leghi al tuo sostegno all’iniziativa “Libera la Lazio”?

Per la questione dell’inno c’è da rendere conto a un popolo intero. In realtà non l’hanno proprio tolto, ma furbescamente lo mandano molto tempo prima dell’inizio della partita, come fosse una pubblicità o una canzone qualsiasi. Pure a Lazio-Sassuolo è stato messo, ma addirittura un’ora-un’ora e mezza prima. Ma così non serve. Quello è l’inno, partito dai tifosi e riconosciuto come ufficiale. E’ l’inno vero dei tifosi, l’inno di battaglia da sbattere in faccia all’avversario, per dirgli che noi siamo lì e siamo pronti a scendere in campo insieme ai nostri ragazzi. Mandarlo mezz’ora-un’ora prima è inutile. Io ricordo ancora la faccia di Costacurta, in un Lazio-Milan semifinale di Coppa Italia, nel momento dello sventolio delle sciarpe sulle note di “Non mollare mai”: aveva una faccia esterrefatta, sembrava che stesse scendendo in un’arena. Che ora quell’inno passi come una canzone normale non serve ai laziali. Ma da una parte sono contento, perché vuol dire che la contestazione sta facendo effetto e sta cogliendo nel segno. Questo quindi mi rende felice, perché “Libera la Lazio” è partito dal sottoscritto una mattina in radio, anche se poi mi sono rimesso logicamente alle decisioni della Curva, come ho sempre fatto, perché sono loro che ci sono sempre e qualunque iniziativa deve rapportarsi sempre alla decisione finale di chi ci mette sempre la faccia.

Destino vuole che proprio in un Lazio-Atalanta di 13 anni fa, la Nord cantò incessantemente il coro “Non mollare mai”…

Vero, ci fu questo Lazio-Atalanta con quell’interminabile coro. Quando poi i ragazzi mi dissero di dedicare un inno alla Curva, ci ho lavorato sopra quattro mesi. Volevo che fosse un inno di rottura, che fosse completamente diverso da tutti gli altri. Lo stavo dedicando alla Nord, quindi doveva rispecchiare lo spirito combattivo che ha sempre avuto la Curva. Avevo quella versione nel cassetto da svariati anni e mi risuonava nelle orecchie il coro “Non mollare mai”. Era un peccato lasciarlo cadere così. E pensare che, proprio dopo Lazio-Sassuolo, Lotito si è rifatto a quel coro, ha detto “Io non mollo mai”. E’ giusto dire che della selezione dei brani che passano allo stadio se ne occupano altre persone. Ma è anche vero che gli inni sono gli inni e non sono semplici canzonette.

Chi fu all’epoca che decise di utilizzare “Non mollare mai” per l’ingresso in campo delle squadre?

Sergio Cragnotti, lui stesso fece passare l’inno allo stadio le prime volte. Anche se poi l’ufficialità credo che l’abbia decretata proprio Lotito, inserendolo così tra i tre inni ufficiali della Lazio.

Ieri i tifosi hanno lasciato lo stadio in larga parte vuoto come secondo atto della contestazione…

Ieri c’è stato il gesto d’amore più puro e vero che possa essere compiuto. Non critico chi è entrato ieri, ognuno è liberissimo di andare o meno, perché nella vita non si può reprimere la libertà altrui. Però si era chiesto ai tifosi laziali per una volta di essere disposti al sacrificio. Se non sei disposto a sacrificarti per quello che ami, forse vuol dire che non ami veramente. Ora vedremo come proseguirà la contestazione, quali iniziative ci saranno. Di sicuro la contestazione continua, così come Lotito continua a ripetere che lascerà la Lazio a suo figlio. Ha detto che la Lazio è un’azienda di famiglia, quindi non è un affare di cuore come lo è per noi. Da un’azienda una persona cerca di guadagnarci, quindi non venga a dirci che lui è un presidente-tifoso. Lui è un imprenditore che con la Lazio vuole guadagnarci. Passerà la Lazio a suo figlio, ai suoi nipoti? Sappia che anche loro troveranno un popolo ancora in contestazione. Se lui non vorrà, nessuno potrà fare nulla per farlo andare via, nessuno vuole estorcere nulla a nessuno. Ma ci venga concesso di continuare a contestare. E non c’è nessuno, ribadisco nessuno, dietro a questa contestazione. Questo è importante sottolinearlo. E’ una protesta partita dal cuore, il laziale è stanco di questa situazione e non ne può più. Dietro a questa contestazione non c’è nulla, è un moto popolare nel senso più assoluto, parte dal cuore da chi vede calpestare giorno dopo giorno i propri sentimenti con una dirigenza simile.

Tornando all’inno, nel tempo tanti giocatori laziali l’hanno fatto proprio…

Su tutti Paolo Di Canio, che lo mise nei lettori mp3 di tutti i compagni di squadra. E poi Tommaso Rocchi, Willy Stendardo, fatalità tutte persone che hanno avuto da ridire con questa dirigenza. Ma anche ex storici come Bruno Giordano, Vincenzo D’Amico, tutti insomma. Credo che siamo forse la prima squadra al mondo ad avere un inno rock, l’ho musicato volutamente così per rompere gli argini, creare un solco tra noi e tutti gli altri. Credo di esserci riuscito, è un vanto per  tutti i tifosi laziali. Magari ce lo ascolteremo in macchina, con i cd. Ripeto, se la dirigenza vuole farlo passare come una canzonetta qualsiasi, farò richiesta io stesso che venga ritirato da inno ufficiale della Lazio e che non risuoni per nulla all’Olimpico. Sempre – è giusto puntualizzarlo – che sia una decisione della dirigenza, se invece è una decisione di chi mette musica allo stadio, se la vedrà Lotito con loro. Però secondo me è un affronto, un altro affronto alla gente laziale. Ha detto che vorrebbe avere un confronto con i tifosi non prevenuti: come fa a decidere chi è prevenuto? E poi, prevenuti su cosa? La contestazione è univoca, Lotito dovrebbe parlare con le centinaia di migliaia di tifosi sparsi per tutto il mondo. Non è una contestazione legata ai risultati sportivi, bensì a un comportamento assurdo, inaccettabile. Non abbiamo più uno stile nostro, non ci riconosciamo più in questa dirigenza.

Ritieni che quella relativa a “Non mollare mai” possa essere una scelta definitiva?

O viene suonato come inno, con le squadre schierate in campo, oppure è inutile che suoni. Passarlo mezz’ora-un’ora prima della partita è un vero affronto ai tifosi laziali. Se la situazione continuerà a essere questa, chiederò che non venga proprio messo. Vedremo a Lazio-Milan cosa accadrà: se in quell’occasione non suonerà “Non mollare mai” con le squadre in campo, il giorno dopo lo ritirerò. Questo non vuole essere un affronto ai tifosi laziali, perché credo che tutti quello che lo contestano come me capiscano il senso di questa protesta. Magari tornerà a suonare, spero il più presto possibile, oppure tra cento anni. Ma a quel punto una nuova eventuale dirigenza saprà che c’è questo inno e che funzionerà come inno di libertà, perché vorrà dire che quel giorno saremo tornati liberi.