LLSV Ritiro Ep. 13 - Giorgia e Simone, nati romanisti, ora laziali: “Tifare Lazio significa andare contro tutti”
Nella vita si può cambiare moglie, marito, lavoro, partito, amicizie, passioni. E la lista sarebbe ancora lunga. Ma, come conclude questo famoso aforisma, la sola cosa che non può essere negoziabile è la fede per la propria squadra del cuore. È impossibile. L'amore identitario per quel simbolo, per quei colori, è più forte di qualsiasi corruzione. Materiale o psicologica che sia. Poi quando si tratta di Lazio il tutto si amplifica, inutile nascondersi. Per rimanere in termini di massime famose, un grande laziale come Felice Pulici diceva: “La Lazio non è una squadra di calcio, la Lazio ti entra dentro, ti cattura, è lei che ti sceglie. E come i giovani figli di Sparta attrae a sé solo chi è disposto a soffrire, perché quando c'è la Lazio di mezzo non c'è mai nulla di facile”. Lo sanno benissimo anche Giorgia e Simone, due innamorati accomunati dalla stessa storia: l'essere dei laziali, nati romanisti.
L'ETÀ DELLA CONSAPEVOLEZZA - Tranquilli, è tutto perfettamente spiegabile e, per quanto possa sembrare il contrario, nulla della loro storia contraddice il primo aforisma. Sia Giorgia che Simone nascono in due famiglie romaniste, almeno in larga parte. Ma c'è qualcosa che non va: “Da piccolino tifavo Roma, però inconsapevolmente” - dice Simone - “dopo qualche anno scoprii che la casa di mio nonno era piena di “altarini” romanisti, e che questo mi stava influenzando. Per fargli un dispetto allora andavo su internet e mi imparavo i cori della Lazio, poi glieli cantavo (ride n.d.r.)”. E la versione di Giorgia non è poi così distante: “Anche tutta la mia famiglia era dell'altra sponda del Tevere, quindi per seguirli ero diventata della Roma. Ma mio nonno e mio zio tifavano Lazio e, all'interno del cuore, qualcosa mi avevano trasmesso. Con il passare del tempo ho capito di essere laziale”.
QUELLA MOSCA...BIANCOCELESTE - Come il nonno e lo zio di Giorgia, anche nella famiglia di Simone c'era uno spirito ribelle. Una mosca bianca, o meglio, biancoceleste: suo padre, che oggi lavora come accompagnatore nel settore giovanile della squadra più antica della Capitale. E sarebbe troppo semplice tentare di spiegare la sua fede come il passaggio “di padre in figlio”, in realtà per lui la Lazio è molto di più: “Per me essere laziale ha significato andare contro tutti. A scuola, e in famiglia, la grande maggioranza è sempre stata della Roma. Essere romanista allora sembrava un'imposizione, come a dire “Devi essere così”. Io invece dentro di me avevo altre sensazioni, e poi...” - e poi? - “e poi sono nato il 9 gennaio. Non potevo che essere della Lazio, era destino”.
LA LAZIO LI HA SCELTI - Per Giorgia e Simone è la prima volta ad Auronzo, raggiunto - ovviamente - solo per seguire la passione per i colori biancocelesti: “Il paese è molto bello, ma siamo qui esclusivamente per la Lazio”. E le loro parole lo dimostrano. Nonostante siano arrivati martedì, infatti, già hanno individuato chi sono i migliori di questo ritiro - “Luis Alberto, Lazzari e Jony” - e incontrato uno degli idoli di sempre, Immobile. La maglietta che porta Simone è proprio quella del bomber di Torre Annunziata, ma non per modo di dire. È davvero quella di Ciro, indossata dal napoletano in un match di due stagioni fa, e ora autografata con tanto di dedica personale. Ma questo è solo uno dei tanti tasselli che ricostruisce la loro storia, decisamente diversa dalle altre. Giorgia e Simone si sono trovati, così come il biancoceleste ha trovato loro in mezzo a tante sfumature di giallorosso. D'altronde aveva ragione Pulici: “La Lazio ti entra dentro, ti cattura. È lei che ti sceglie”.
CALCIOMERCATO LAZIO: "KEZMAN È A MANCHESTER PER MILINKOVIC"
Pubblicato il 25/07/2019 alle ore 21.30.