Spal - Lazio, la denuncia di una tifosa: "Trattati come animali"
Doveva essere una semplice domenica di Lazio. Un'occasione per approfittare degli ultimi pomeriggi di fine estate, magari con la propria famiglia e i propri figli. Peccato che questo semplice proposito sia stato totalmente disatteso, per i tanti tifosi biancocelesti accorsi a Ferrara per assistere a Spal-Lazio. La trasferta si è trasformata in un incubo. La lettera di Veronica, una tifosa presente domenica al Mazza, in queste ore è rimbalzata sul web. E racconta tutta l'esasperazione per quanto accaduto: "Siamo scesi alla stazione di Ferrara alle ore 12 e dieci circa - ci ha spiegato, una volta raggiunta dai microfoni della nostra redazione -. Eravamo una ventina di persone, tra cui bambini e donne come me. Si sono avvicinate due forze dell'ordine. Ci hanno detto che per comodità ci avrebbero scortato loro fin nei dintorni dello stadio e che poi potevamo muoverci tranquillamente. Che, insomma, era solo per comodità. Arrivati a destinazione, ci siamo trovati nell'area ospiti dello stadio e quando ci siamo avvicinati ai cancelli per uscire e andare a mangiare come ci era stato detto, ci hanno comunicato che non potevamo uscire dal cancello".
RABBIA E IMPOTENZA - "Da lì la situazione è degenerata e gli animi si sono scaldati, perché siamo stati portati lì con un inganno. Avevamo bambini che dovevano mangiare, faceva un caldo pazzesco. Ma niente, la loro una risposta è stata: “Il questore ha dato quest'ordine e nessuno può uscire da qui, per mangiare dovete aspettare che apra lo stadio. Noi non possiamo farvi niente”. E poco importa se, al seguito, ci fossero anche bambini: "Abbiamo chiesto di uscire almeno fuori dal cancello, che a pochi metri c'era una rosticceria. Ma niente. Solo dopo parecchio tempo e parecchie nostre richieste, a una mamma è stato detto in maniera secca: "Esca solo il padre del bambino, e faccia veloce". Una situazione paradossale, inspiegabile per i presenti: "Non c'era un'ordinanza, non c'era una comunicazione, non c'era nemmeno la tessera del tifoso. Queste cose non devono succedere, perché ogni trasferta costa".
L'APPELLO - Già, costi. Impegno, tempo, soldi: "Supportare la squadra costa. E per cosa, poi, per subire tutto questo?". Una volta finita la partita, le cose non sono andate meglio: "Per assurdo, al rientro, alla stazione non funzionavano neanche i distributori di bottigliette d'acqua. E anche in quell'occasione, usciti dallo stadio ci hanno portato e trattenuti lì. Tutto questo perché? Solo perché siamo arrivati con il treno. Venti persone, tra donne e bambini, facce pulite. Scambiati per cosa? Per teppisti? La mia lettera è arrivata alla società, che naturalmente era all'oscuro di tutto. Questa cosa mi rincuora". Con l'appello: "Spero che prendano in mano la situazione. Queste cose fanno male, feriscono. E ciò che dovrebbe essere una cosa bella diventa un incubo".
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Pubblicato il giorno 17/9/19 alle ore 13:25