Lazio, Crespo: "Il dolore dell'eliminazione deve essere la base per ripartire"

18.04.2025 20:00 di  Jessica Reatini  Twitter:    vedi letture
Lazio, Crespo: "Il dolore dell'eliminazione deve essere la base per ripartire"
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© foto di Federico De Luca

Intervenuto ai microfoni di Radiosei l'ex calciatore della Lazio Hernan Crespo ha ripercorso alcune tappe importanti della sua carriera e della sua avventura con l'aquila sul petto oltre a commentare l'eliminazione della squadra di Baroni per mano del Bodo/Glimt: "Vincere non è mai semplice, è importante essere riusciti ad arrivare ai quarti di finale di Europa League, ma non è mai sufficiente. Il pensiero è che il Bodo fosse alla portata, ma la Lazio ha dato il massimo ed è uscita ai rigori. Il dolore che ne è derivato deve essere la base per ripartire e continuare a costruire. Se esci con l’amaro in bocca vuol dire che potevi fare parte delle prima quattro. Non è poco, è una buona base per costruire il futuro".

Sulla sua carriera: "Da giocatore mi sono tanto divertito, ho fatto quello che mi appassionava dando il meglio di me. Sicuramente non mi sono mai risparmiato, ho sempre rispettato professione e tifosi. Come tecnico sono molto della scuola Ancelotti. Per stile e gestione del gruppo mi rivedo molto in lui. Il fulcro di tutto è il giocatore, l’idea è quella di aggiungere valore. Sono tanti i tecnici che ho avuto da calciatore che mi hanno lasciato qualcosa. Da Eriksson a Mancini, passando per Mourinho".

Sul futuro invece: "La mia intenzione è approdare in Europa per poter fare qualcosa di bello e di dare continuità alle vittorie. Ho vissuto per venti anni in Italia e sono molto aperto anche ad un’esperienza in un calcio che conosco bene. La cosa fondamentale è sposare un progetto importante e convincente". 

Sugli anni alla Lazio: "Approdare alla Lazio è stato tornare in una metropoli. Mi ha ricordato quanto vissuto nel River. Era una grande Lazio e campione d’Italia in carica. Abbiamo pagato un po’ la mancanza di fame dopo quel successo. Poi è stato più complicato, era iniziato un momento di decadenza, è stato quasi il tramonto dell’era Cragnotti. Ricordo il 4-0 contro la Juventus, la vittoria in Supercoppa Italia 4-3 contro l’Inter. Momenti bellissimi, anche solo le partitelle che facevamo in allenamento. Era complicato segnare anche lì, affrontare Mihajlovic, Nesta, Stam, Couto. Era più difficile segnare in partitella che in partita (ride, ndr). Questo rende l’idea di cosa fosse quella Lazio ed il calcio italiano. Giocare con Nedved, Veron, Simeone, Nesta, era una Lazio grandiosa. Nei derby affrontavamo Emerson, Samuel, Candela, Batistuta. Era tanta roba quel calcio italiano delle sette sorelle".