Lazio, giù la maschera: da Bodo al derby, è tempo di scegliere chi essere

12.04.2025 07:30 di  Lalaziosiamonoi Redazione   vedi letture
Fonte: Alessandro Zappulla - Lalaziosiamonoi.it
Lazio, giù la maschera: da Bodo al derby, è tempo di scegliere chi essere

Dal Circolo Polare al centro della Capitale il passo non è breve, ma il contraccolpo emotivo può essere istantaneo. Quello che la Lazio ha lasciato in Norvegia — oltre a una sconfitta netta e meritata — è una fetta consistente di fiducia. E ora, col derby alle porte e il ritorno europeo alle calcagna, il rischio è che quell’equilibrio, già traballante, finisca per frantumarsi.

A Bodo è naufragata un’idea

Un’idea che ha retto quattro mesi, che aveva incantato e stupito, ma che oggi sembra appannata, svuotata, inaridita. La Lazio è scesa in campo con la postura della squadra inferiore. Una formazione attendista, impaurita, poco brillante. Il primo tempo? Brutto. Il secondo? Devastante. Più che uno spartito di calcio, un esercizio di sopravvivenza mal riuscito. Lontani anni luce dalla squadra che incantava a suon di pressing, coraggio e giocate verticali. A Bodo sono riemersi tutti, uno a uno, gli spettri delle debacle più dure della stagione: Bologna, Inter, persino l’ombra del germe mentale di Formello.

La Lazio è diventata una squadra umorale, ma verso il basso

Non sbalza più in alto come prima. Raramente, anzi quasi mai, sforna la prestazione orgogliosa e trascinante. Al massimo si limita a combattere, ma solo se l’inerzia la spinge. E anche allora, vincere è un’eccezione più che una regola. Sembra tornata la Lazio delle fasi: quella che scivola per mesi e poi tenta di rimettersi in piedi con piccoli balbettii. Una squadra che sembra schiava del "cambia tutto per non cambiare niente". E allora sì, chi vuole leggere la storia in chiave gattopardesca, trova terreno fertile.

Le colpe? Non solo dei calciatori

È vero, c’è poca esperienza, ci sono limiti evidenti di profondità nella rosa. Ma anche Baroni oggi non è più intoccabile. Il suo progetto resta valido, ma la gestione di alcuni momenti è stata decisamente discutibile. Belahyane fuori dalla lista UEFA, Pellegrini idem. Lì qualcosa non ha funzionato. E soprattutto, il piano partita contro il Bodo è sembrato da subito rinunciatario, rassegnato. Come se l’unico obiettivo fosse limitare i danni. Ma i danni, alla fine, sono stati pesanti. E ora la stagione si gioca in due partite.

Due partite per salvare l’onore, la classifica, l’Europa

Il derby di domenica vale molto più di tre punti: è prestigio, è identità, è cittadinanza. È il cuore contro il clamore. Dall’altra parte, la Roma lo prepara in silenzio. Come si dice da queste parti, “concentrati”. La Lazio, invece, dovrà trovare dentro sé stessa lo stimolo per rialzarsi. E subito dopo, ci sarà il ritorno con il Bodo. Due appuntamenti che valgono mezza stagione. Forse di più.

La Lazio è arrivata al bivio. Sta al gruppo, allo spogliatoio, al mister scegliere: rialzarsi o affondare. Sta a loro decidere se lasciarsi logorare dai limiti o accendersi di nuovo. Se restare l’ombra della meraviglia di inizio anno o diventare la fiammata finale di una stagione che può ancora raccontare qualcosa.
Il motore c’è, ma ora va tenuto acceso. A tutto gas. A tutto cuore.

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Pubblicato l'11/04