La storia da brividi di Alessandro Tozzi: "La Lazio mi ha salvato la vita. Il gesto fatto da Lulic per me…"

18.11.2024 17:00 di  Riccardo Bindi  Twitter:    vedi letture
La storia da brividi di Alessandro Tozzi: "La Lazio mi ha salvato la vita. Il gesto fatto da Lulic per me…"

ESCLUSIVA LALAZIOSIAMONOI.IT - La Lazio come piacevole conforto che ti ripara dalle tegole della vita e ti aiuta a vedere le cose da un'altra prospettiva. Questo è quanto emerso dal bellissimo racconto che ci ha fatto in esclusiva il tifoso laziale Alessandro Tozzi, che a soli 20 anni può già vantare un bagaglio di esperienze significative nel mondo Lazio. Andiamo a conoscere la sua storia nel dettaglio, perché ne vale veramente la pena.

In che modo la Lazio ti ha aiutato ad affrontare le difficoltà?

"Per me la Lazio è fede, è credo, è voglia di combattere e di non arrendersi. Essere laziali è uno status. Io sono nato prematuro a 5 mesi e mezzo, quindi ho un problema alle gambe e per una persona che ha problemi fisici come me andare allo stadio è un modo per non pensare alle difficoltà. Per me la fede biancoceleste è tutto, è la cosa che mi fa andare avanti e che mi ha salvato la vita. Poi devo dire che mi aiutano molto anche la musica e la palestra, ma la Lazio è la mia metà, sta sopra a tutto. Senza non ce la farei, anche nel periodo pre-Baroni non ho mai mollato, non ho mai creduto alle fesserie che si dicevano né ho mai dubitato della mia fede. Ricordo quando andavo in ospedale perché dovevo fare delle cure alle gambe e avevo paura degli aghi. Per stemperare la tensione mi dicevano di cantare qualcosa e io partivo subito con l’inno della Lazio. Prima cantavo “Vola Lazio vola”, poi sono passato a “So' già du' ore” e poi finalmente ho smesso con le punture alle gambe anche se non ho superato tutte le difficoltà"

Lazio - Cagliari è stata per te una partita speciale, raccontaci perché

"A Lazio - Cagliari ho avuto l’opportunità incredibile di entrare dentro lo stadio grazie a Juan Bernabè, perché ci ho preso confidenza in questo ultimo anno e mi ha detto che mi avrebbe voluto rendere felice in tutti i modi. Quel giorno mi sono uscite le lacrime, sono stato a bordocampo con lui e ho fatto delle bellissime foto con Olimpia. Poi a fine partita ho avuto il pass per stare sotto la nord nei pressi della pista di atletica. In quel caso ero davanti alla mia gente e non più tra la mia gente. Ho i brividi pensando a quel giorno, Juan scherzando mi prendeva in giro, ma per me è stata un’emozione unica. Devo ringraziarlo perché sta dimostrando di tenere a me; non mi ha mai lasciato indietro, mi ha sempre portato dappertutto e fatto sentire importante; per una persona come me sentirsi importante è difficile perché le difficoltà sono tante"

Come vivi l'esperienza settimanale di andare allo stadio?

"Quando vado allo Stadio sto bene, nonostante abbia mille problemi e preoccupazioni lì sto nel mio habitat. Il tempo vola durante la partita, ogni volta spero che quei 90 minuti non finiscano mai. Non ti accorgi nemmeno del tempo che passa, mi rendo conto che la partita è finita solo perché sono senza voce. Se avessi avuto le possibilità avrei seguito la Lazio in tutto il mondo, però nel mio piccolo sono sempre stato vicino alla squadra. Ogni molta mi devo fare tutta la rampa di scale, ma le persone ormai mi conoscono e nessuno di loro si lamenta, anzi al contrario mi incoraggiano e mi dicono “Daje”. Lo stadio lo vedo come una famiglia, non come un semplice insieme di persone che si riuniscono. La mia prima partita allo stadio è stata un Lazio - Catania del 2012 in curva Nord in braccio a mio fratello. Eravamo arrivati tardi quindi mio fratello mi ha preso in braccio e siamo andati in curva. Poi per molti anni l’abbonamento me lo regalava Guido De Angelis e sono sempre stato abbonato in distinti. Guido l’ho conosciuto una decina di anni fa, tramite delle persone che mi portavano allo stadio e mi hanno detto di andare a Monte Mario perché c’era la possibilità di incontrare lui e alcuni giocatori. Da lì lui mi è stato molto vicino"

Il gesto di Lulić ti è rimasto nel cuore, cosa ha fatto nei tuoi confronti?

"Era il 2019 e mi trovavo ad Auronzo di Cadore. Tra le altre cose è lì che ho conosciuto Juan Bernabè e gli altri ragazzi della curva. Io ero arrivato davanti all’hotel e i giocatori erano passati tutti di corsa perché giustamente vista l’affluenza fermarsi per tutti sarebbe stato impossibile. Allora papà ha chiamato  Lulić e gli ha chiesto se potesse almeno lui farsi una foto con me perché io non ce la facevo a stare in piedi. A quel punto Lulić ha fatto un gesto che mi ha fatto emozionare. I giocatori erano tutti scesi nell’altra entrata con il pulmino e Lulic e Leiva erano gli unici rimasti di sopra. Allora il bosniaco ha detto a mio padre di aspettare qualche istante e appena 5 minuti dopo tutti i giocatori sono venuti a farsi la foto con me. Lì capisci che quello che prova il tifoso lo provano anche alcuni giocatori. Questa cosa che ha fatto per me andrebbe riportata dovunque. Nel corso del tempo mi sono affezionato a tanti giocatori ma se te ne dovessi dire 3 che ho potuto incontrare ad Auronzo e mi hanno stupito positivamente sono lui, Radu e Leiva

Anche per te la Lazio è una questione di famiglia?

"Assolutamente sì, coloro che mi hanno fatto vivere la lazialità sono mio fratello Andrea, che è stato il primo a portarmi allo stadio e mio papà, che sono riuscito a coinvolgere nuovamente nel mondo Lazio grazie al mio attaccamento. A 50 anni uno deve pensare a mille cose ed è difficile che scelga di dedicare anima e corpo alla Lazio tra famiglia, lavoro e altre faccende. Lui però ha deciso di seguirmi in questa bellissima follia, per anni ha fatto la stessa scalinata sempre con me. Questo per me è molto significativo. Ora è lui che vuole venire allo stadio di sua spontanea volontà, non sono io a doverlo convincere. In un attimo ci prepariamo e siamo pronti per la battaglia. Lui è la mia roccia, mi sto emozionando nel parlarne. Senza di lui non avrei fatto tutte queste esperienze e non sarei andato neppure ad Auronzo.

Quali sono i tuoi desideri per il futuro?

"Un mio obiettivo anche se difficile da realizzare è quello di entrare nella Lazio a tutti gli effetti, vorrei essere parte di qualcosa. Queste persone grazie alle quali ho conosciuto Guido hanno organizzato tempo fa una cena a Monterotondo anche con Wilson, Pulici, Zoff e così ho conosciuto anche loro. Ma è stata solo una toccata e fuga, un conto è fare le cose solo ogni tanto, un conto è lasciare un segno nel tempo. Come disse Sarri la Lazio ti rimane dentro, io questa sensazione ce l’ho, ma vorrei che anche di me rimanesse almeno un misero ricordo in questo ambiente. Poi l'altro sogno che nutro da tempo è che la Lazio vada a vincere in Europa. Vorrei tanto vedere quella coppa, indipendentemente da chi sia il capitano basta che qualcuno la alzi. È comunque un sogno che ci teniamo nel cassetto; noi non siamo abituati ai proclami, sappiamo tutti come va a finire per chi dall’altra parte del Tevere si espone troppo. Stiamo nel nostro, coltiviamo il nostro sogno con i piedi per terra"

Quali sono le tue impressioni sulla Lazio di quest'anno?

"Sono felice di quello che vedo e di quello che provo, spero di non svegliarmi da questo sogno. Avevo dubbi su Baroni, ero in pensiero. Tutti noi sappiamo che quando c’è un cambio così drastico non è mai facile. Il mister mi ha sorpreso perché come noi è una persona umile, con la testa sulle spalle, mostra di tenerci a noi. La stessa dedica che ha fatto a Flavio è una dimostrazione lampante. È stato da subito il rappresentante di noi tifosi. Non sono uno che ama i pronostici, però devi dire che anche i giocatori li vedo estremamente motivati e pronti a raggiungere obiettivi importanti. Pedro è uno intramontabile, sembra avere l’elisir di eterna giovinezza. Lui è un campione vero, anche come persona. A Lazio-Cagliari l’ho abbracciato ed è stato meraviglioso. Poi sono contento dell’exploit che sta avendo il Taty Catellanos, perché ha raccolto un’eredità pesante. Nessuno secondo me può veramente riempire il gap lasciato da Ciro perché una media gol del genere per tutti quegli anni non è eguagliabile, però il Taty può fare bene. Ha tutto il tempo a disposizione, è arrivato a Roma praticamente alla stessa età di Immobile. Le caratteristiche sono diverse, ma a me Castellanos piace. Per ultimo non posso non nominarti Rovella. Mi fa emozionare, lo vedi proprio che ci mette la voglia; nell’ultimo periodo è migliorato molto anche a livello tecnico".