SPORT & ORTOPEDIA - Professor Lovati e Lalaziosiamonoi.it: alla scoperta della cisti ossea giovanile
La cisti ossea, è una lesione osteolitica benigna di forma ovalare o rotondeggiante, che si sviluppa nel contesto del tessuto osseo nell’infanzia, e si ossifica nella maggior parte dei casi con il progredire dell’età. Può essere di vario volume ed estensione, e si visualizza molto spesso nella porzione prossimale dell’omero, del femore, della tibia, e del calcagno. La lesione è tipicamente localizzata in posizione adiacente alla cartilagine di accrescimento. E’ comune soprattutto nei bambini di età compresa tra i 4 e i 10 anni, ed è maggiore nel sesso maschile con un rapporto doppio rispetto alle femmine. La cisti ossea può essere attiva o inattiva. Il primo caso si osserva nei bambini di età inferiore ai 10 anni e può occupare l’intero spessore dell’osso rendendo la corticale assottigliata e maggiormente suscettibile a fratture anche a seguito di movimenti o traumi banali. Nelle forme inattive, classiche dell’età superiore ai 12 anni, la formazione cistica rimane circoscritta all’interno dell’osso senza impegnare la corticale esterna.
Cause
L’origine rimane controversa, taluni autori attribuiscono la formazione della cisti ossea ad un trauma; la formazione di un focolaio emorragico intramidollare, indurrebbe nel midollo circostante una stasi linfatica che determinerebbe aumento di volume dell'ematoma e quindi di pressione sulle trabecole ossee, altri invocano una patogenesi di natura vascolare con blocco del drenaggio dei vasi interni al tessuto osseo. Attualmente però la teoria più seguita è quella neoplastica, in cui si classifica la cisti ossea tra i tumori benigni.
Sintomi
Dal punto di vista clinico, la cisti ossea presenta una sintomatologia piuttosto scarsa, il giovane paziente è di solito asintomatico a meno che non si verifichi una frattura in conseguenza di una corticale assottigliata (nella forma attiva). A volte sono presenti modesti dolori di tipo intermittente, e qualche limitazione funzionale antalgica. A volte, nei soggetti magri e con masse muscolari esili, è possibile apprezzare una tumefazione con alterazione del normale profilo di un segmento di arto. La palpazione, generalmente indolore, può svelare una formazione tondeggiante di volume variabile, a superficie liscia, di consistenza dura leggermente elastica. Le restanti lesioni vengono scoperte accidentalmente su radiografie occasionali o non vengono scoperte affatto.
Diagnosi
Come detto il più delle volte è scoperta casualmente a seguito di un esame strumentale della zona interessata. Alla radiografia la lesione appare come un area rotondeggiante di volume variabile che può interessare ed assottigliare la corticale. Una volta apprezzata l’immagine, è consigliabile approfondire la diagnosi attraverso esami strumentali come TAC, RM con mezzo di contrasto, eventualmente scintigrafia ossea per determinare lo stato di attività della lesione. Nei casi dubbi è possibile effettuare una biopsia ossea intralesionale.
Trattamento
La lesione nella maggior parte dei casi, guarisce spontaneamente e non necessita di trattamento chirurgico o biopsia; le fratture patologiche guariscono dopo riduzione e immobilizzazione per qualche settimana. Il solo trattamento è il controllo radiografico evolutivo. Le cisti di grandi dimensioni o che hanno provocato ripetute fratture patologiche possono essere trattate con infiltrazioni ripetute di cortisone. L'intervento chirurgico consiste nello svuotamento della cavità seguito da un accurato curettage del fondo e delle pareti. Successivamente si procederà i al riempimento della cavità stessa con osso liofilizzato sotto forma di granuli o con cristalli di idrossiapatite. Tale procedura è chiamata “borraggio” della cavità cistica. Nelle regioni critiche sottoposte a forti sollecitazioni come la base del collo del femore, può essere indicata una sintesi metallica preventiva.
Complicanze ed accorgimenti
E’ molto importante valutare se si tratta di una cisti attiva o inattiva. Infatti nel primo caso la neoformazione è in grado di espandersi all’interno della spongiosa ossea fino ad arrivare alla corticale assottigliandola e rendendola suscettibile a fratture patologiche. Per cui una volta diagnosticata, si rende necessario la monitorizzazione della patologia. Nei casi eclatanti e trascurati, sono stati descritti ritardi della crescita dell’arto interessato, e dismetrie ossee. Nonostante un corretto approccio chirurgico, la percentuale di recidiva nelle forme attive è piuttosto alta.