Scudetto 1915 | L’avv. Mignogna: “Mi appello a FIGC, CONI e Ministro dello Sport”

25.11.2024 21:00 di  Jessica Reatini  Twitter:    vedi letture
Scudetto 1915 | L’avv. Mignogna: “Mi appello a FIGC, CONI e Ministro dello Sport”
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L’avvocato Gian Luca Mignogna, promotore della rivendicazione per l’assegnazione ex aequo dello Scudetto 1915 alla Lazio, è stato ospite sulle frequenze televisive di Lazio TV nella serata domenicale di Goal di Notte: tema centrale della serata proprio la necessità dell’assegnazione ex aequo del titolo del 1915 a Lazio e Genoa, con un riassunto delle tappe della rivendicazione e molte riflessioni su come sbloccare una situazione ormai da 8 anni è sul tavolo delle istituzioni sportive.

SCUDETTO 1915 - "Credo che oramai la vicenda sia nota a tutti, perlomeno a Roma e dintorni. Il Campionato 1914/15 era suddiviso in due tornei, uno settentrionale ed uno centro-meridionale, le cui vincenti si sarebbero dovute sfidare in una finalissima nazionale per l’attribuzione dello Scudetto 1915.
Diversamente da quel che riportano alcuni almanacchi, io e la mia equipe storica abbiamo recuperato documenti che comprovano che Lazio era già Campione dell’Italia Centrale al momento dello scoppio della prima guerra mondiale. Nel Meridione, invece, si iscrissero due sole squadre napoletane, ma le loro partite furono dapprima rinviate, poi annullate per irregolarità di tesseramento ed infine declassate a mera valenza regionale. Per tale ragione la Lazio fu automaticamente Campione dell’Italia Centro-Meridionale e finalista nazionale. Ci sono numerose fonti, ufficiali e non che lo attestano, ivi comprese La Gazzetta dello Sport e L’Italia Sportiva dell’epoca".

"Su tali presupposti il compianto ex Presidente della Figc, Carlo Tavecchio, nominò una Commissione di Saggi fatta di profili di alto valore storico e giuridico, che stabilì che su tali evidenze la richiesta di assegnazione ex aequo a Genoa e Lazio, non solo era oltremodo legittima, ma costituiva anche l’unico rimedio per sanare questa incresciosa e centenaria ingiustizia. Nel corso degli anni, inoltre, sono state reperite ulteriori prove, come gli Annuari Ufficiali della Figc pubblicati a fine anni ’20, che hanno certificato che il titolo di Campione d’Italia 1914/15 non è mai stato ufficialmente attribuito nemmeno al Genoa, che al più grazie all’influenza dei suoi dirigenti dell’epoca, Pasteur e Davidson su tutti, riuscì a farsi riconoscere la vittoria a tavolino del Campionato Settentrionale in cui era in testa al momento della sospensione bellica".

"Questa scoperta rappresenta il vero buco nero del calcio italiano, che a mio avviso ha l’obbligo assoluto di uniformarsi ai principi di giustizia e legalità e quello di rispettare la Carta Olimpica, la quale alla Norma 70 stabilisce proprio che, allorquando un titolo sportivo non può essere assegnato con certezza ad uno dei contendenti, lo stesso deve essere attribuito a pari merito. Nel 2019 l’allora neo-eletto Presidente della Figc, Gabriele Gravina, nominò una seconda Commissione di Esperti per approfondire il caso, ma tale nomina si è subito rivelata abbastanza sconcertante, e per due ordini di ragioni. Il primo è che francamente non se ne sentiva il bisogno, visto che era già stata nominata la precedente Commissione e che comunque i documenti che abbiamo rinvenuto non possono essere sconfessati in alcun modo. Il secondo è che, singolarmente, le conclusioni a cui tale organo è pervenuto non sono mai state rese note. Tale circostanza mi porta a ritenere che gli esperti nominati da Gravina siano giunti alle medesime conclusioni dei loro predecessori, anche perché in caso contrario la loro relazione sarebbe stata utilizzata per rigettare l’istanza d’ex aequo, che invece è tuttora pendente".

"Difficile capire i motivi reali per cui il procedimento di fatto è stato congelato. Ne possiamo immaginare almeno tre: il primo legato a una certa ritrosia che può avere la FIGC ad ammettere che tutti i presidenti federali e i consigli federali che si sono succeduti fino ad oggi non si sono mai accorti di questo clamoroso vulnus dato dalla mancanza di ufficialità dell’assegnazione dello Scudetto al Genoa. Ci potrebbe essere la tentazione delle istituzioni sportive di lasciare le cose come stanno, piuttosto che ammettere un errore con cento anni di ritardo, per giunta evidenziato da un avvocato che ha lavorato privatamente, fuori dagli ambienti federali".

"In secondo luogo, conosciamo tutti i pessimi rapporti che intercorrono tra il presidente della FIGC Gabriele Gravina e il presidente della Lazio Claudio Lotito, dunque potrebbe esserci difficoltà a concedere un ex aequo di cui de facto si avvantaggerebbe anche la Lazio di Lotito. Se questa spiegazione fosse vera non sarebbe un qualcosa che potrei condividere o spiegarmi, visto che tutti sanno che la rivendicazione è nata autonomamente con la firma del sottoscritto e con il supporto di una petizione popolare e di un comitato promotore che ha supportato la petizione online".

“La terza possibile spiegazione, bisogna dirlo, è che c’è tutto un establishment romanista nel calcio italiano che si è messo di traverso, può benissimo essere che ci sia stato un peso e un’influenza per bloccare l’iter, perché dall’altra parte questo Scudetto lo soffrono tantissimo. Di sicuro le motivazioni campanilistiche, però, non possono prevalere su quelle di legalità, giustizia e rispetto dei valori olimpici".

L'APPELLO - "Dobbiamo tener presente che siamo in un periodo particolare, perché entro gennaio sarà eletto il nuovo presidente e il nuovo consiglio della Lega di Serie A, a febbraio ci saranno le elezioni del presidente e dell’assemblea della FIGC e in estate ci sarà il rinnovo delle cariche del CONI. A prescindere da chi ci sarà eletto, tuttavia, mi sento di chiedere al presidente della FIGC di rivedere l’attuale posizione perché è oggettivamente inaccettabile che venga lasciato tutto in sospeso senza una valida ragione. Le esigenze di legalità e giustizia, infatti, esigono di colmare questa carenza e sanare questa ingiustizia storica".

"Mi sento inoltre di fare un appello anche al presidente del CONI, che sovrintende alla correttezza applicazione della Giustizia Sportiva e della Carta Olimpica, perché un intervento del massimo organo nazionale, a questo punto, potrebbe essere non solo auspicabile ma addirittura doveroso. In terzo luogo vorrei sensibilizzare il Ministro dello Sport Andrea Abodi, affinché metta da parte la sua lazialità per non sentirsi in conflitto d’interessi e convochi un tavolo di concertazione con tutte le parti coinvolte per approfondire tutti gli aspetti della questione, anche perché il valore del merito è centrale nella nostra rivendicazione ed è sempre molto sostenuto dall’attuale Governo Meloni. Senza dimenticare il rispetto delle leggi, dato che un albo d’oro falsato e falsificato incide a livello di brand e tutela dei consumatori e comunque rappresenta una vera e propria alterazione della competizione sportiva in questione".