Peruzzi: "Lotito? Tanto di cappello per quello che ha fatto"

Su Lazio-Juventus le mani Angelo Peruzzi le ha messe parecchie volte: 8 stagioni a Torino e 7 a Formello ti fanno capire come questo grande campione, soprattutto fuori dal campo, spesso sia stato protagonista della sfida che sabato sera si rinnova all’Olimpico.
Cominciamo da una finale: Supercoppa italiana ’98.
«Partiamo male... Nel senso che quella sera persi con la Juve, ricordo che mi fecero gol Nedved e Conceiçao allo scadere. Ma quello stesso trofeo, già conquistato 2 volte in bianconero, lo rivinsi con la Lazio, contro l’Inter nel 2000. L’unico alzato in biancoceleste».
Ci sarebbe anche una Coppa Italia del 2004.
«Quella conta solo per gli almanacchi. Non la sento mia perché Mancini preferiva far giocare Sereni. Non nego che allora qualche contrasto con l’allenatore c’era. Ma è un altro il mio cruccio da laziale».
Quale?
«Proprio quella sera d’agosto del 2000, sembravamo destinati a vincere tutto. Alla squadra che aveva conquistato lo scudetto in attacco era stata inserita una coppia eccellente di argentini, Crespo e Lopez, e poi era arrivato il sottoscritto. Gioco spumeggiante. Sulla carta eravamo i più forti. Ma si ruppe qualcosa nel meccanismo. Il gioco non fluiva come prima e per tutti pagò Eriksson. Peccato perché potevamo vincere ancora parecchio. Forse il futuro della Lazio sarebbe stato diverso».
I suoi ricordi più belli in biancoceleste sono a fine carriera.
«Sì, perché con Delio Rossi secondo me abbiamo raggiunto risultati eccellenti, come il terzo posto nell’anno del ritiro. In un periodo in cui la società stava cercando di superare una grave crisi economica non era per niente facile » .
Ma poi Lotito non mantenne le promesse con lei.
«Non voglio farne questioni personali. Ognuno la pensa come vuole. Se lo incontro lo saluterei: tanto di cappello per quello che ha fatto».
Conosce Ballardini?
«So che è un grande professionista, maniacale nei particolari. Ha già vinto un trofeo importante, perché battere l’Inter a Pechino non è cosa da poco. Cruz penso abbia dato un tocco di classe ed esperienza a un buon organico. Può restare a ruota delle grandi e lottare per il quarto posto, che significa Champions. E poi avete visto Muslera? È bastata pazienza e un po’ di fiducia e il lavoro ha pagato».
Conosce meglio la Juve che in questi giorni segue sul campo, visto che ha 8 nazionali.
«Un gruppo già competitivo rinforzato specialmente a centrocampo, un reparto di livello internazionale. Farà bene in Champions e in campionato sarà la rivale della favorita Inter».
Si era parlato di un possibile ingresso nello staff di Ferrara.
«Ciro è un amico, ma aveva già il suo staff. Mi sa che sto diventando come a Sora Camilla, tutti la vojono e nessuno la pija».
Cosa farà da grande?
«Sto bene nello staff azzurro. Quando finirò il master di Coverciano si vedrà».