L'AVVERSARIO - Walter il Mago all'esame Reja, espugnare l'Olimpico per non interrompere la corsa all'Europa

Stadio Santiago Bernabeu di Madrid, data 22 maggio 2010. Il Principe Milito gonfia due volte la rete. Il punto più alto, culmine di un’intera storia nata a Milano nel 1908. Storia, quella dell’Inter, che racconta trionfi e delusioni cocenti, in Italia e fuori dai confini patrii. La vetta irraggiungibile, raggiunta. Sopra la Champions alzata nella notte a 'La fábrica de los sueños', solo gli strati costituenti dell’atmosfera. Il triplete costruito passo dopo passo dallo Special Mou, una squadra fantastica sul tetto del mondo. Il destino di chi ha vinto tutto, lo racconta bene il Pascoli in un suo celebre poemetto conviviale. L’eroe che cozza contro i limiti imposti dalla natura, dalla storia, dalla realtà. Con quali stimoli proseguire in avanti, quando il top è stato ormai raggiunto? Un’unica direzione consentita, quella che riporta in basso, tra gli umani. Di seguito l’inesorabile declino, fino alla tormentata annata appena trascorsa. Quella delle figuracce rimediate in casa ed in trasferta. Quella della sconsiderata gestione Stramaccioni, tra errori tecnici ed infortuni fisici. Quella del nono posto alle spalle del Catania. Fuori dall’Europa, epilogo impronunciabile, impensabile, solo una manciata di anni addietro. Altro punto di non ritorno, questa volta è il fondo, non il cielo, ad esser stato toccato.
TOP PLAYER MAZZARRI – Il periodo è di transizione che più transizione non si può: lo storico passaggio di proprietà sancisce la fine della presidenza più longeva e vincente della storia dell’Inter. Moratti si defila, arriva Thohir. Di campioni al seguito neanche la pur minima parvenza, almeno finora. Coerente l'indonesiano, perlomeno, visto che spese folli, dalla sua bocca, non erano state mai sbandierate. Laddove, perpetuo, continua a regnare un regime d’incertezza, l’unico punto fermo è colui che siede saldamente in panchina. Walter Il Mago. Solidità, si chiedeva a Mazzarri, ed è esattamente ciò che ha portato ad Appiano Gentile. La formazione di Via Durini negli interpreti è più o meno la stessa di quella vista nella passata stagione. Walter alias Re Mida. Mazzarri sta riscuotendo consensi, a prescindere dai risultati soddisfacenti, per aver rigenerato antichi ectoplasmi un tempo demotivati e per aver valorizzato talenti incompiuti, che neanche troppi mesi fa dondolavano e si trascinavano sul rettangolo verde di gioco, quando giocavano, beninteso. Non avrà l’appeal né il palmarés dei top trainer europei, ma al mister della periferia livornese vanno riconosciuti dei meriti innegabili. Ovunque è andato, ha ottenuto risultati. Aldilà di ogni antipatia, concreto e pragmatico. Nessun esonero nel proprio pedigree, la fortuna di ogni presidente. Certo, l’Inter non è la piazza di Reggio Calabria e neanche la Genova sponda blucerchiata. Le ambizioni divergono, questo è chiaro come il sole in notturna. L’ex funambolo delle giovanili viola a cavallo dell’1980, fa il suo, sotto traccia e senza troppi proclami. Porta a casa un derby che vale tanto oro quanto pesa, galvanizza un ambiente raccolto dalle sabbie mobili della depressione più acuta. Calibra il mirino, lo sincronizza sul terzo gradino della Serie A, posizione, guarda caso, occupata dal suo vecchio Napoli, invoca sacrosanti rinforzi dal nuovo patron indonesiano. L’impresa appare non delle più semplici, la rosa, però, sembra seguirlo passo dopo passo, trascinata dalla grinta del condottiero. Lazio-Inter chiuderà la giornata dell’Epifania, il Biscione cercherà di invertire la rotta delle ultime 3 stagioni che hanno visto altrettanti successi laziali all’ombra del Colosseo. Quella di domani sarà dunque la sfida numero 81 all’Olimpico: il ruolino parla di 29 vittorie biancocelesti a fronte di 21 affermazioni dell’Inter; trenta i pareggi.
ANALISI TATTICA - Prima giornata del nuovo anno solare, l’Inter giunge nella Capitale forte dei 31 punti racimolati nei precedenti 17 turni. Quinto posto per le mani, il Napoli terzo dista soltanto cinque lunghezze. Per affrontare la nuova-vecchia Lazio di Edy Reja, il tecnico di San Vincenzo si affiderà al solito impianto di gioco, esportato in estate da Castelvolturno alla Pinetina. Robusta cerniera a 3 davanti a Samir Handanovic, composta dal mestierante portoghese Rolando, da Ranocchia e da Juan Jesus. Mancherà, appiedato dal Giudice Sportivo per una giornata, Hugo Campagnaro, tassello fondamentale per la retroguardia interista – la più battuta, 21 volte, tra quelle delle compagini di vertice -. Folta linea mediana, al centro della quale agirà Cambiasso, vero perno della formazione meneghina. Ai suoi lati, ad assicurare la consueta dose di copertura ed imprevedibilità, si posizioneranno Kuzmanovic, con ogni probabilità preferito al capitano di mille battaglie Zanetti, e Ricky Alvarez, al rientro dopo la squalifica che lo ha tenuto ai margini del derby strappato ai rossoneri in extremis. Sulle corsie esterne, la vera forza delle formazioni di Walter Mazzarri, correranno Jonathan a destra e Nagatomo dalla parte opposta. Saranno loro le prime armi offensive del meccanismo di gioco della Beneamata, che predilige lo scavalcamento del centrocampo avversario per mano di lunghi lanci sulla corsa delle frecce laterali che attaccano lo spazio partendo dalle retrovie. Il solo Palacio davanti a fare reparto, terminale offensivo e vero trascinatore della brigata nerazzurra, appoggiato dall’estroso – esplosivo quanto discontinuo – Guarin, per il quale il mercato di gennaio potrebbe riservare un cambio di maglia (Chelsea?, ndr). Le battute d’arresto alle spalle, occorre riprendere la marcia, sostenuta, oppure il sogno di tingere la terza piazza di nero ed azzurro rischierebbe di rimaner tale.
PROBABILE FORMAZIONE – Inter (3-5-1-1) Handanovic; Rolando, Ranocchia, Juan Jesus; Jonathan, Kuzmanovic, Cambiasso, R.Alvarez, Nagatomo; Guarin; Palacio. A disp. Carrizo, Castellazzi, Andreolli, Samuel, Zanetti, Kovacic, Mudingayi, Milito, Icardi, Belfodil. All.Mazzarri