Lazio | Fabiani, una carriera infinita: dalle difficoltà alle intuizioni di mercato
Lotito l’ha voluto con sé, perché la rifondazione dei quadri dirigenziali era diventata prioritaria per il presidente. Serviva una svolta a Formello: il patron ha cominciato a progettarla dodici mesi fa, l’ha portata a compimento in queste ultime settimane. Angelo Fabiani sarà il nuovo direttore sportivo per i prossimi 4 anni. L’addio di Tare e l’allontanamento di altre figure sono serviti a iniziare un nuovo corso. Una nuova era nata sotto l’egida di Fabiani. La sua mano, il suo operato lo si è avvertito immediatamente nel quartier generale biancoceleste. L'arte della diplomazia e il grande equilibrio nel gestire i rapporti si è dimostrato fondamentale in questi mesi per tenere salda l'unione nel progetto Lazio. La sua dote primaria è dribblare le luci della ribalta. Ama affrontare sottotraccia le difficoltà a meno che uscire allo scoperto non risulti funzionale alla risoluzione del problema. Il gruppo prima di tutto, anche prima di se stesso: proprio come è accaduto nella recente stagione della Primavera. Un'annata difficile confluita poi nella promozione, ma che nel mezzo ha udito le urla di un Fabiani furibondo a Formello, pronto a ricordare a tutti il doveroso attaccamento alla maglia. Giovani e vecchi, nessuno si deve sottrarre alla regola del gioco di squadra: "Uniti si vince sempre", che per il nuovo diesse è praticamente un mantra. Nel mare in burrasca o nella calma piatta, vantare un fidato ufficiale al proprio fianco è quanto di più auspicabile in navigazione. E di questo Lotito non ha dubbi, ecco perché ritiene Fabiani il braccio destro ideale. Del resto i due si conoscono benissimo, hanno condiviso un’esperienza quasi decennale a Salerno, culminata con la storica promozione in Serie A dei granata. Una promozione che è stata anche la fine della collaborazione campana tra Lotito e Fabiani, con il patron costretto ad affidare il club a un trust per il vincolo federale sulle multiproprietà. Fabiani lasciò a dicembre, dopo l’acquisto della società da parte di Danilo Iervolino.
Eppure il binomio Lotito-Fabiani, a Salerno, ha lasciato tracce indelebili, non sempre riconosciute dalla piazza. Fabiani ha lasciato Salerno in silenzio, senza sbandierare i propri meriti, dopo tre promozioni e la gestione degli ultimi mesi, a dir poco drammatica. Lotito l’ha rivoluto con sé praticamente subito, nel luglio 2022 gli ha affidato il settore giovanile e il compito di guidare il figlio, Enrico, nella nuova carriera dirigenziale. Sintomo di enorme fiducia. Fabiani ha preso in mano la Lazio Primavera e l’ha riportata subito nella massima serie. Ora il salto definitivo e l’incarico di direttore sportivo della prima squadra. Fabiani è nato a Roma nel 1961, sin da giovanetti ha iniziato la carriera da dirigente. La prima esperienza tra i professionisti alla Triestina con cui ottiene subito ottimi risultati, passa al Grosseto dove resta tre anni tra il 1992 e il 1995. Ma è con il Messina che comincia a diventare uno dei dirigenti più conosciuti e stimati del panorama italiano. Prende i siciliani nel 2003, porta ai piedi dei Peloritani giocatori come Alessandro Parisi, Marco Storari, Salvatore Aronica, Arturo Di Napoli e a gennaio anche il Pampa Sosa. I giallorossi, dopo un avvio difficile, cambiano marcia, quando Fabiani sceglie Bortolo Mutti. Al termine di quella stagione, dopo 39 anni d’assenza, il Messina torna in Serie A. Nell’annata successiva, Fabiani porta in Sicilia giocatori come Zampagna, D’Agostino, Donati, Amoroso e la squadra mantiene la categoria con assoluta brillantezza, piazzandosi addirittura al settimo posto in classifica. Un risultato clamoroso per una neopromossa. L’avventura a Messina finisce e inizia quella con il Genoa, anche qui subito una promozione dalla C alla B. Poi la prima esperienza alla Salernitana, tra il 2007 e il 2009. Al primo anno in granata, Fabiani centra il salto in Serie B e l’anno successivo riesce a mantenere la categoria. Poi lascia la Campania, esperienze a Venezia e Ascoli, prima del ritorno a Salerno.
Lotito ha rilevato la squadra in Serie D nel 2011, vuole un dirigente esperto, capace, che conosca la piazza e sceglie proprio Fabiani, che torna all’Arechi nel gennaio 2014. Il suo ritorno coincide con una tranquilla salvezza e la vittoria della Coppa Italia di categoria. L’anno successivo, ecco che Fabiani può pianificare la campagna acquisti, porta in Campania Calil, Moro, Gabionetta che saranno decisivi nella vittoria del campionato e nella promozione in Serie B. Nella stagione 2015-2016, nonostante i gol della coppia Donnarumma-Coda, altra sua intuizione, la squadra fatica e si salva al play-out contro il Lanciano. Nelle due stagioni successive, Fabiani porta a Salerno giocatori come Minala, Sprocati, Akpa Akpro, Ricci, Bocalon che contribuiscono a due campionati tranquilli in cui i granata si piazzano decimi e dodicesimi, senza mai rischiare nulla. E ancora Djuric, Di Tacchio, Gyomber, Tutino che sono assoluti protagonisti nella promozione in Serie A nella stagione 2020-2021. Nell’estate di quell’anno, con la proprietà vacante e la gestione affidata al trust e quindi risorse molto limitate a disposizione, Fabiani piazza il colpo Ribery che infiamma letteralmente la piazza granata. È proprio lì a Salerno che il nuovo Direttore laziale ha compiuto un vero miracolo sportivo. Nella piena incertezza societaria di un club che in pochi mesi avrebbe dovuto registrare un cambio totale della proprietà, Fabiani ha arruolato calciatori di livello per affrontare la categoria. In quella sessione arrivano: Bonazzoli, Kastanos, Lassana Coulibaly, Ranieri, Zortea, tutti giocatori che fanno parte dell'attuale Serie A. A testimoniare la capacità di Fabiani di lavorare bene, anche quando le circostanze diventano molto critiche. Ora la Lazio riparte da lui, il nuovo corso porta il marchio di Angelo Fabiani.