Top&Flop di Sassuolo-Lazio - Sognando Felipe
Alla fine arriva sempre. Con quell'aria un po' malinconica, con quel tempo un po' tetro, l'aria dimessa, il respiro mozzo, la sveglia che si porta addosso doloretti, freddino, fastidiosi ricordi del weekend precedente. Alla fine arriva sempre col suo carico infame di pensieri alla settimana che verrà, di ansiette e paure, di angosciose premonizioni. Alla fine il Lunedì arriva sempre, infame e fetente. Ma non questa volta, ragazzi. Non questa volta. Questa volta, abbiamo vinto. Questa volta, abbiamo dominato. Questa volta, siamo noi ad alzarci e dire. Avete visto la Lazio ieri? Noi oggi siamo così. Talentuosi, ringiovaniti. Dannatamente belli. Sì, non è vero, lo so che vi state a guarda allo specchio. Ma oggi siete così. Talentuosi. Giovani. Dannatamente belli. Oggi e sempre, nei secoli dei secoli, sognando Felipe Anderson.
TOP
Nei secoli dei secoli - In loop il suo gol. La partita che galleggia. Keita che innesta il suo duello tutto particolare con Consigli, desideroso solamente di tirargli pallonate addosso con tutta la forza che può. La Lazio che macina, corre, il Sassuolo pallida copia di quello ammirato e applaudito, all'angolo, sempre pronto a cadere e sempre pronto a far male con i suoi gioielli. Ma l'unico gioiello vero ancora dormiva. L'unico bimbo de oro ancora non aveva detto la sua. Quando ha aperto gli occhi, il mondo è cambiato. Quando ha aperto gli occhi, Felipe ha guardato la parta, dal limite. E l'ha messa proprio là, dove non batte il sole. Dove il pallone quando arriva arriva. Il segmento di porta che l'estremo difensore maledice. Il segmento di porta che noi per ora chiameremo felicità.
Felicità - Ti ho persa ieri, ed oggi ritrovo Felipe.
Felicità 2 - Tristezza va, un golasso il tuo posto prenderà.
Felicità 3 - Io adesso se vedo un gol normale ci rimango male.
Serendipità - Neologismo.che indica la fortuna di fare felici scoperte per puro caso e, anche, il trovare una cosa non cercata e imprevista mentre se ne stava cercando un'altra. Cercavi Keita, hai trovato Felipe. Felipità.
Felipità - Il momento in cui tutto gira bene. Qualcuno già diceva. E' tornato quello di un tempo. Qualcuno già suonava le campane a morto. Sì, è tornato quello di un tempo. É una storia, sai, vera più che mai, solo amici e poi uno dice un "Felipe", tutto cambia già. É una realtà che spaventa un po', una poesia piena di perché e di verità! Ti sorprenderà come il sole ad est, quando il pallone sale su e spalanca il blu dell'immensità! Stessa melodia, nuova armonia, semplice magia che ti cambierà, ti riscalderà! Quando sembra che non succeda più, ti riporta via, come la marea, la Felipità!
Felipe Anderson 7 - Jack Pioli, ti fidi di me? Il mondo è suo.
Il mondo è suo - E tra le stelle può giocar.
Il mondo è suo - Non si è mai bene capito perché invece de restà tutti e due sull'asse in mezzo al mare dopo che il Titanic ha tamponato Jack e l'altra mezzo film nuda e mezzo film a lascià manate sul vetro di una macchina (che mio padre si sarebbe incazz@@@ a bestia). Non si è mai capito perché bisogna scegliere tra Felipe e Candreva, tra Keita e Klose. Tutti, famoli giocà tutti. (Esaltazione post-traumatica da Felipe. Il soggetto potrebbe risultare pericoloso se incontra altri Laziali. Isolamento e tisane al finocchio sono fortemente consigliate. Staccatelo dal gol di Felipe).
Esaltazione post-traumatica - Scusate. Abbiamo rivisto il gol di Felipe. Ancora, e ancora. Come quella che ha visto Titanic 18 volte. Noi siamo oltre le 18mila.
Esaltazione post-traumatica - Non importa che il vestito sia nero blu oro o bianco. Comincia a strillare.
Il vestito - E' biancoceleste.
Il vestito - Il vestito di Pioli comunque ce mette sempre un pò di invidia. Cioè je sta bene. Cioè è elegante, Pioli. Fa i punti, ce fa divertì. Grazie, Pioli. Grazie Felipe. Grazie mamma, che m'hai fatto Laziale.
Felipità - La prossima volta, però, un gol meno bello grazie. Non è che possiamo andare in giro di lunedì col sorriso da ebeti ogni volta, eh.
Quando Felipe stava per tirare - Il 62% dei Laziali ha pensato. Tiro della tigre. L'8% ha pensato. Io volevo fare l'usciere. Il 15% ha pensato. Felipe Anderson, primo del tuo nome. Dio lo vuole. Il 15% ha pensato. Oh no. Il sorriso. Mi sta tornato il sorriso.
Il sorriso de Dios - Un giorno senza Felipe è un giorno perso.
Il sorriso de Dios - La vita ti sorride se la guardi con Felipe.
Il sorriso de Dios - E Dio disse. Felipe. E gol Fu. E Dio vide che era cosa buona.
Il sorriso de Dios - Il riso abbonda sulla bocca dei Laziali.
Il sorriso de Dios - Ridi ridi, che mamma ha fatto gli gnocchi. (De Vrji de Borgata).
Il sorriso de Dios - E' un Mozart con più musica, un Pietro con meno galli a cantà, un rivoluzionario dei tempi moderni, del calcio. Felipe Anderson rischia di farci rivedere il concetto del bello e del sublime, rischia di riscrivere Aristotele e Battisti, la musica e l'amore, il tempo ed il modo di gestirlo. Se questo è solo un gol, inchiniamoci. Ma se questo è un Dio del Calcio, allora non basta. Sacrifichiamo tutto, Mozart, Pietro, la rivoluzione, il bello, il sublime, Aristotele e Battisti, per questa che è Musica, per questo che è Amore. Non so se riuscite ad afferrare che siamo di fronte a qualcosa che non capiterà più. Come se fosse l'amore della nostra vita. Immagina. Tutti i momenti in cui hai detto. Io amo. Eccoli, qui, ai piedi di Felipe.
La felipità - E se Felipe è Felice, tutti devono esserlo. Per questo non si capacita di come Miro Klose voglia per forza finire la partita senza aver segnato. Je mette il primo pallone. E Klose lo tocca talmente male che Onazi lo guarda e dice. Fratello. Allora calibra meglio, ed il secondo pallone per Klose è troppo veloce, il tedesco a quel punto fa la faccia di Klose.
La faccia di Klose - Si tramanderà per generazioni. Campione del Mondo, record dei record, a Miro j'è venuta l'ulcera fulminante dopo due gol falliti col Sassuolo. Che uno dice, ao, dai, calmate, che te senti male, mica fa niente, stiamo già vincendo, non te la prende, noi stiamo apposto così, non è un fatto personale. Ed invece lo è. Un fatto personale. Chiede a Felipe il terzo pallone. E Felipe, paziente, concede la terza possibilità. Palla perfetta, di quelle che le vedi e hai 50 sfumature di godimento. E Klose, al terzo giorno, segnò.
Mapei Stadium - La versione Pop di uno stadio di provincia, al Mapei ci si aspetta Lady Gaga da un momento all'altro. Mentre là davanti Zaza già si sente el puntero della Juventus della prossima stagione, con tanti saluti al ciuffo madridista di Morata, lo stadio è pieno. Sì, di Laziali.
Biglia - Dategli una medaglia.
Biglia - Il calcio senza di lui è caos primordiale. Lui è l'ordine, il controllo. Non gode di buonissima stampa, chissà come mai. Ma gode di buonissimi piedi. Che nel calcio, alla fine, fanno sempre la differenza.
Biglia - E' il Supremo.
Biglia - So che tu lo sai Lucas Biglia
Biglia - Gli riesce tutto. Per lui il vestito è nero, blu, oro, bianco, come ve pare, basta che nessuno je leva il pallone. Porta il pressing perfino addosso a Bianco, sulla cui storia che ha fatto commuovere il web magari un giorno ci soffermeremo, ma non oggi. Annichilisce Taider rispendendolo ai suoi traffici illeciti, si fa beffe di chiunque provi a pressarlo, tendenzialmente litigioso con Russo, che ogni tanto te le tira fori, fa il suo dovere. La perfezione.
Parolo - La chiude Parolo.
La chiude Parolo - Fa gol, ma alla fine di una partita maschia, fatta di inserimenti, rincorse, parolacce, pressing robusto. Noi tutti corriamo con lui. Il pressing suo è anche il nostro. Si inserisce sulle direttrici dei nostri sogni. Le intercetta. Ce ruba palla, sogni, idee. Le porta più avanti. E ancora, più avanti. E ancora. E ancora.
Cataldi - "Giocherà in Nazionale per 15 anni", ha detto qualcuno. 15 anni non so, ma intanto, basta che giochi con noi.
Cataldi - Cataldi serve Keita, sembra un'altra stagione, un'altra squadra, a Gubbio, tante ere fa. E invece, è oggi. E invece, è calcio giovane, divertente, che si prende rischi. E invece, è titolare in Serie A. Se je l'avessero detto, a Danilo, non ci avrebbe mai creduto. Se prima eravamo in 4 a gridare forza Lazio. Adesso siamo in 5 a gridare forza Cataldi.
Un capotreno, c'è solo un capotreno - Stenderemo un velo pietoso sull'abisso pubblicitario, più simile a na fossa, che si sta scavando l'altra squadra, con risultati simili ai filmini di Natale, con Babbi Natale che in realtà so vicini di casa, adulti fintamente sorpresi e bambini terrorizzati, non fintamente. Il punto più basso per ora dell'epopea dell'altra parte è la pubblicità dei Treni, che tendenzialmente non arrivano mai in orario, e l'accostamento cromatico non fa che aumentà il tenore delle maledizioni. Lo spot termina con il loro capitano che alza il coro. Un capotreno, c'è solo un capotreno. Che poi, la locomotiva, se sa, che non è mai un bel ruolo.
Un capotreno - Il nostro capotreno Mauri si sacrifica per l'ennesima volta a fa la versione italiana del falso nueve, un po' trequartista, un po' famoli giocà sti regazzini, un po' vengo a prendermi la palla dai non fate lancià Mauricio (soldatino coi piedi di piombo, il brasiliano). Magari meno brillante del solito, ma avrebbe pure segnato. Poi Keita, sulla linea di porta, fa gol in fuorigioco. Ah sì, Keita.
Flop
Keita - Vabbè Flop. A noi ce fa morì.
Keita - Vabbè, certo che se Zaza poi, e Marchetti non, allora Keita.
Keita - Fa praticamente tutto quello che non fa Felipe. E viceversa. Uno gioca, si addanna, pericolo costante, continuo per la difesa. L'altro sparito. Uno si addanna per buttarla dentro. L'altro fa gol.
Keita - Riesce nell'epica impresa di ubriacare tutti, e non segnare mai. Agli annali le sue serpentine. Le comparse che il Sassuolo ha reclutato per formare una linea difensiva fittizia non riescono mai a prenderlo. Lui non riesce mai a prende la porta. Stanno pari.
Keita - Non parleremo del rigore. Ce riviene l'ulcera. E poi, l'abbiamo già definito. Rigore.
Mauricio - Brividino, quando imposta, Dybala docet. Ma il brasiliano sportella abbondantemente con Zaza, creando un duello fisico che resterà nel cuore di chi il calcio lo intende così, colpo di testa dopo colpo di testa, muscolo contro muscolo, spalla contro spalla. C'ha un grosso pregio. De Vrji al suo fianco.
Mauricio - Dai, mo semo stati duri. Sbaglia poco, pochissimo. Manco un assist, oggi.
Basta panchina - Al posto suo Cavanda barrica la fascia. Lui in panchina barricata.
Basta panchina - Non ve dice niente. Basta in panchina. Entra Klose, se magna due gol a porta vuota. Entra Candreva, se magna un gol già fatto. L'ha rovinati.
Basta in panchina - Meno male che vicino c'è la barella.
Basta in panchina - Pioli nervoso. Non regge la pressione.
Basta in panchina - Salutace Perea, tante care cose.
Basta in panchina - Pioli nervoso. Non regge botta.
Basta in panchina - Basta offrì a Pioli, dai.
Basta in panchina - Sbronza vicina.
Pioli - Lo sappiamo che non è un difetto. O forse sì. Nonostante noi, ci sta a fa sognà. Per questo lo mettiamo nei Flop. La Lazio gioca bene, domina, poteva fà 9 gol rischiando poco poco. Ce sta a fa sognà talmente forte, che c'abbiamo paura che ce svegliamo, è lunedì, ed il sogno che era così bello è finito. Ma per ora, stiamo con te, Pioli. I sogni Pioli. I sogni. So desideri di felicità, sono importanti, i sogni sono importanti. Sogniamo che quel pallone perfetto, all'incrocio, succeda ancora. E ancora, e ancora. I sogni, Pioli, i sogni. Siamo diffidenti, timorosi di sòle, fregature, noi Laziali. Ma sogniamo talmente forte, aspettavamo da talmente tanto, un sogno così bello. Con una squadra che gira, giocatori giovani e talentuosi, partite decise dai colpi degli assi. Sognavamo talmente forte, di non aver paura di nessuno, di contrapporci ancora una volta agli altri. Sognavamo talmente forte, di poter dire. L'hai visto, che gol che ha fatto Felipe?! I sogni, Pioli. Non ce svegliamo, ancora. Sogniamo forte, ancora. Non è ancora arrivato, quel lunedì. Oggi non è Lunedì. Non è mai Lunedì, finché si sogna così, si gioca così, si tifa così forte, talmente forte, che c'è finita la voce, ma ancora sussurriamo. I sogni, Pioli. Non ce svegliate.