Lazio, Pereira di parola: promessa mantenuta, ora è pronto a volare
“Ogni promessa è debito”, recita un noto proverbio. La parola data è sacra, la spada di Damocle di un debito pendente meglio scrollarsela subito di dosso. Questo deve aver pensato Andreas Pereira in quel di Torino. In 90 minuti due storie possono avere inizio, svilupparsi e concludersi. In soli 90 giri di lancette un sorriso può contrarsi in una smorfia di delusione, poi di nuovo assumere i contorni della felicità. Una miscela di emozioni che stringono il nodo allo stomaco e poi, magicamente, lo sciolgono per lasciar spazio a gioia e rilassatezza. Andreas Pereira, sul prato verde dello Stadio Olimpico Grande Torino, è stato costretto ad entrare ed uscire da questo vortice emotivo. E ne è venuto fuori rinvigorito, con lo sguardo fiducioso rivolto al futuro. Prima da titolare con la maglia della Lazio, primo gol con l’aquila sul petto. Toro colpito con freddezza, giusto il tempo di sventolare il drappo rosso. Patric gli serve l’assist al miele, lui con un destro secco la piazza all’angolino. Questa volta no, il cinismo non gli è mancato. In quel di Bruges aveva sprecato un’occasione ghiotta, che uno come lui dovrebbe concretizzare senza pensarci due volte. Ha raccolto le critiche, le ha metabolizzate, si è caricato e ha risposto. Ha risposto soprattutto ai tifosi, che così avevano rimproverato il centrocampista per il mancato gol in Champions League: “Da lì dovevi tirare!”. Pereira ha mantenuto la promessa: “La prossima volta farò saltare la porta!”. E lo ha fatto in una partita pazzesca, dopo 255 giorni dall’ultima volta in cui è sceso in campo dal primo minuto: era il 20 febbraio del 2019, con la casacca del Manchester United.
LA TEMPESTA, POI IL SOLE - Vortice di emozioni che può essere spietato. Al minuto 25’ Andreas Pereira lascia un’altra firma sulla partita, questa volta però amara. Belotti entra in area, il numero 7 lo pressa alle spalle e lo colpisce. Per modo di dire. Non lo colpisce, lo sfiora. Un contatto minimo, quasi nullo, ma sufficiente per far stramazzare a terra l’attaccante granata e convincere Chiffi a fischiare rigore. Un rigore che, a dire il vero, fa sorridere. Eppure il penalty permette al Toro di passare in vantaggio, dopo il pareggio di Bremer avvenuto al 19’. Più che un colpo a Belotti, per Pereira è stato un colpo di sfortuna in una gara iniziata nel migliore dei modi. Quel sorriso sbocciato a 15 minuti dal fischio di inizio, offuscato dal rigore procurato, è però destinato a riaccendersi. La storia la conosciamo tutti, il finale di partita non è descrivibile con fredda lucidità. L’armata di Inzaghi ha ribaltato il risultato contro ogni aspettativa. E, se lo ha fatto, lo zampino di Pereira c’è, eccome. Un’iniezione di fiducia non da poco, una spinta a dare di più, a incidere nelle sorti di questa squadra. “Ogni promessa è debito”. Fanne ancora, Pereira. Questa Lazio ne ha bisogno.
Pubblicato il 2/11