Lazio, non chiamarlo Lulic 71: il tuo capitano è molto di più
Il 26 maggio come spartiacque, ma niente di più. La storia di Senad Lulic alla Lazio è composta da un prima, jolly di grande utilità tattica, e un dopo, uomo del destino. Nel mezzo c'è quella data storica, un successo irripetibile e per questo leggendario, epico. Ma, per certi versi, anche scomodo per il suo eroe. Avere addosso un'etichetta, seppur nobile e di prestigio, è un peso difficile con cui convivere. Un marchio infuocato sulla pelle di un calciatore dalle doti tecniche normali, senza il gol né la grande giocata nel DNA. Come dal niente - o quasi - è arrivato il suo tutto in quel 26 maggio, così tornare a normalizzarsi come uno dei tanti l'avrebbe inevitabilmente schiacciato sotto il peso di quel gol. Sotto il peso di Lulic 71.
L'IMPRESCINDIBILE - Trentatré presenze in trentasei partite di campionato. Due giornate saltate per squalifica, una per permettergli di fare rifornimento. In totale fanno tre gare senza Lulic - Napoli, Chievo e Atalanta - tre sconfitte. Imprescindibile e insostituibile. Senad parte sempre titolare, l'eccezione a conferma della regola è solo la trasferta di Frosinone in cui subentra per l'ultima mezzora. La Coppa Italia è il secondo trofeo alzato al cielo da capitano, il sigillo di definitiva grandezza. “La prestazione di oggi non basterà per mercoledì, serve di più per vincere la finale”, dopo la vittoria di Cagliari ha parlato da leader, ha indicato la strada da percorrere e la squadra l'ha seguito fino a prendersi il quindicesimo trofeo della storia biancoceleste. Non c'è nessun peso, nessuna etichetta. Solo cuore e polmoni al servizio della Lazio, Senad Lulic ha ribaltato tutti i pronostici.
IL PRIMA - Il sacrificio non è mai mancato. Il bosniaco approda a Roma nell'estate 2011 e, fin dal ritiro di Auronzo di Cadore, Reja capisce che quel terzino sinistro arrivato dalla Svizzera, solo terzino non è. Interno di centrocampo, esterno di difesa, esterno d'attacco. Lulic è un jolly che con la corsa e il sudore scala le gerarchie della Lazio, imponendosi come uno dei titolarissimi anche sotto la guida di Petkovic. È una presenza costante di cui però si sottovaluta l'importanza: il derby della storia arriva con Hernanes, Mauri, Candreva e Klose come nomi più attesi. Già mattatori nelle stracittadine di campionato, già sulle prime pagine alla vigilia del match. E invece ha colpito l'underdog. Minuto 71, Lulic scrive la storia del club più antico della Capitale. E ora?
IL DOPO - Andava alzata l'asticella, l'obbligo era confermarsi protagonista. Così è stato: la migliore stagione a livello realizzativo del bosniaco è quella che segue il 26 maggio. Una Lazio in difficoltà richiama Reja a metà stagione, il goriziano elegge Lulic come leader, lo responsabilizza e viene ripagato per questo. Sette gol, sempre in campo se non per squalifica. Il numero 19 studia per diventare senatore, e con Pioli al timone si conferma uomo di coppa: i biancocelesti tornano in finale e il gol decisivo, contro il Napoli al San Paolo, è ancora di Senad. Ma è con Simone Inzaghi che Lulic si metterà quella fascia al braccio prima ancora di indossarla realmente. Biglia viene eletto capitano dopo l'addio (poi rimandato) di Mauri, Candreva non ci sta e nello spogliatoio si rompe qualche equilibrio. L'esterno azzurro lascia alla fine del primo spezzone di Inzaghi in panchina, Biglia lo farà l'anno seguente. Nel marasma, c'è una squadra che negli anni ha capito a chi affidare i gradi di capitano. Anche Radu, da quasi 10 anni alla Lazio, non rivendica la fascia e fa un passo indietro. È Lulic il leader del gruppo.
CAPITANO E CAMPIONE - E come se il destino, ancora una volta, avesse bussato alla sua porta, alla prima partita da capitano Senad Lulic ha alzato la Supercoppa italiana. Ma non si tratta del destino o di fortuna. In quel trofeo c'è la ricompensa per un giocatore che per la Lazio ha dato tutto, non smettendo mai di correre. Gli anni passano e il bosniaco invece di ridurre i giri del motore li ha alzati esponenzialmente, battendo a 33 anni il suo record di minuti giocati in una sola stagione in Serie A: il primato risaliva al 2011/12 con 2.605 minuti in campo, quest'anno a due partite dal termine sono già 2.751. Nella finale contro l'Atalanta ha raggiunto Puccinelli al settimo posto di sempre tra i più presenti in biancoceleste (322 presenze), e vincendola ha stabilito un altro record: Lulic ora è il secondo capitano più vincente della storia della Lazio, dietro solo ad Alessandro Nesta. Due trofei alzati per il bosniaco, 6 per l'ex difensore centrale. Due capitani diversi per mille aspetti, ma accomunati dalla storia. Entrambi, infatti, hanno segnato il gol decisivo nella prima Coppa Italia vinta da non capitani. Nesta il 3-1 contro il Milan nel '98, Lulic l'1-0 contro la Roma nel 2013. E allora non chiamatelo solo Lulic 71, non affibbiategli un'etichetta che stringe e si spezza al cospetto del contributo che ha donato ai biancocelesti. Dal 26 maggio al 15 maggio, il capitano di questa Lazio è molto di più.
LAZIO E ROMA, DUE MOMENTI OPPOSTI DI UNA CITTA' DIVISA IN DUE