Matuzalem a 360°, dall'assist contro la Roma al nuovo look: "Sul gol ho pensato 'finalmente vinciamo un c***o di derby'...La cresta? Per farmi notare dal mister"
Proprio oggi è tornato ad allenarsi a pieno ritmo con i suoi compagni dopo tre settimane passate ai box a causa di un problema alla coscia sinistra. Francelino Matuzalem, suo malgrado non ha potuto contribuire agli ottimi risultati che hanno permesso alla squadra di Reja di portarsi al primo posto in classifica. L’infortunio rimediato nella trasferta di Bologna aveva bloccato il “Professore” proprio nel momento in cui sembrava sulla strada giusta, sembrava aver convinto il tecnico goriziano a dargli maggiore fiducia dopo un campionato iniziato a fari spenti, con poco minutaggio e tante panchine.
CHE LIBERAZIONE QUELL’ASSIST NEL DERBY – Da adesso riparte la scalata, Matuzalem è determinato a riconquistarsi lo spazio che si era guadagnato lavorando sodo negli allenamenti e mettendosi in evidenza ogni volta che è stato chiamato in causa, come è successo nel derby, quando al 92’ e 35’’, con un tocco delizioso ha servito a Miro Klose il pallone che ha fatto uscire la Lazio da un incubo: «Per me è stato importantissimo. Soprattutto perché abbiamo vinto il derby all’ultimo secondo. Hernanes mi ha dato la palla ed io ho servito Klose. Alla fine diciamo che è andata bene. Se guardiamo bene è stato importante anche il movimento di Cisse. Io poi ho visto che Klose ha fatto un movimento da attaccante vero ed è stato freddo e lucido». Un gol che sa di liberazione come conferma anche Matu ai microfoni di LazioStyleRadio, che senza troppi giri di parole ha spiegato quale è stato il suo primo pensiero dopo quella prodezza: «L’ho cercato è stato un bel gesto tecnico sia mio che di Klose. La prima cosa che ho pensato è stata “finalmente vinciamo un cazzo di derby”. Negli ultimi derby abbiamo perso per episodi e anche nel secondo tempo di quello che abbiamo vinto sembrava che la palla non volesse entrare. Stavolta è andate bene a noi».
DECISIVO NONOSTANTE I POCHI MINUTI GIOCATI – E proprio da quella palla servita a Klose deve ripartire Matu per risalire la china e scalare nuovamente le gerarchie di Reja anche perché ormai è tornato a tutti gli effetti a disposizione: «Adesso sto bene. Sono tornato insieme alla squadra è sto bene. Per la prossima partita sono pronto. Mi sto allenando senza problemi con i compagni e mi preparo come gli altri». La sua speranza è che adesso Reja, che qualche tempo fa ha parlato di lui dicendo che stava vivendo la sua migliore stagione, gli conceda qualche minuto in più rispetto alle ultime occasioni come ha sottolineato ironicamente il centrocampista brasiliano: «Ringrazio il mister per le parole e per il quarto d’ora che mi concede [ride], scherzi a parte peccato per l’infortunio, ma adesso ho recuperato e speriamo di dare continuità a questa stagione». A un giocatore concentrato e determinato possono bastare anche pochi minuti per riuscire a incidere su una partita e proprio questa capacità è uno dei suoi punti di forza e degli altri giocatori della Lazio che in questo primo scorcio di campionato hanno trovato poco spazio: «Noi stiamo sempre pronti per entrare. È logico che vorremo giocare ma il mister giustamente deve fare la sua scelta. L’importante è stare sempre pronti per entrare bene in partita come abbiamo fatto io, o anche Sculli». E poi Matuzalem ha anche un altro asso nella manica per farsi vedere di più da Reja, ossia il nuovo look da mohicano: « È un taglio un po’ particolare, l’ho fatto per farmi vedere dal mister. Così si gira e quando mi vede in panchina dice “ma chi è quel matto” e mi fa entrare».
LA FORZA DEL GRUPPO ALLA BASE DEI SUCCESSI – È di buon umore il brasiliano, e come potrebbe non esserlo visto il momento estremamente positivo che sta vivendo la sua squadra nonostante l’incredibile tour de force cui è stata costretta a sottoporsi: «Giocando così tanto si fatica però posso dire che abbiamo sopportato bene, facendo bene in campionato e in Europa League. La pausa fa solamente bene». Secondo “Il Professore” sono tanti gli ingredienti che hanno permesso alla Lazio di ritrovarsi in queste posizioni di classifica. Tra questi la grande campagna acquisti fatta quest’estate: «Sono arrivati giocatori importanti e quest’anno c’è un bel gruppo. Siamo uniti e quello fa la differenza. Poi stiamo facendo partite importanti soprattutto in trasferta dove andiamo alla grande. Un po’ meno in casa, dove abbiamo perso punti importanti però se diamo continuità pure nelle partite in casa possiamo sicuramente andare lontano». Una peculiarità di questa squadra fino a questo momento poi, è stata la capacità di riuscire a rimontare partite che inizialmente si erano messe male e in questo caso un plauso particolare va all’allenatore: «Il mister aiuta tantissimo con le sue parole, poi noi sappiamo di avere una grande squadra e di poter fare risultato anche se andiamo inizialmente sotto. A Firenze e a Cesena abbiamo centrato un grande risultato. Queste partite ti aiutano tantissimo».
VOGLIA DI VINCERE ANCHE IN EUROPA LEAGUE – Non solo campionato. Matu vuole andare avanti in tutte le competizioni e rifiuta categoricamente l’ipotesi che la Lazio possa snobbare l’Europa League: «Diamo tantissima importanza all’Europa League. È una manifestazione importante con un trofeo in palio. Per noi è importantissimo perché possiamo arrivare fino in fondo. Finora non abbiamo quella “fortuna” che abbiamo in campionato, però fino ad ora abbiamo fatto bene». Ma adesso si riparte del Napoli, una partita speciale per il brasiliano che comunque ha tanti buoni ricordi sparsi in giro per l’Italia e per l’Europa: «Per me è una partita particolare con il Napoli. È stata la mia prima squadra in Italia. sarà uno spettacolo con tanti giocatori forti in campo. Speriamo di avere fortuna e di vincere. Oltre a Napoli dove ho vissuto grande esperienza in serie B, e non è facile per un giocatore giovane, ho bei ricordi a Piacenza perché è nato Junior e poi a Brescia perché ho fatto due anni ad alto livello. Infine allo Shakhtar dove ho potuto giocare la Champions League». Proprio il figlio Junior sta crescendo sulle orme del papà nelle giovanili della Lazio: «Nei momenti liberi sto con i miei figli. Junior ha dieci anni e gioca con la Lazio. è piccolo non ha ancora un ruolo. Speriamo che venga meglio del padre [ride]».
LA FAMIGLIA, L’AMICO DIAS E I TATUAGGI – È molto attaccato alla famiglia Matuzalem e proprio per questo spesso e volentieri fa venire in Italia i suoi fratelli o i suoi genitori, un modo anche per evitare la “saudade”: «Diciamo che la saudade la abbiamo di più nei primi anni. Ormai è tanto che sono fuori, ma ogni tanto pensi ai fratelli o i genitori che stanno in Brasile ma abbiamo scelto di fare questo lavoro. Ho portato ogni tanto qui loro, come mio fratello ad esempio. Visto che non posso andare in Brasile cerco di portare qualcuno qui per farmi un po’ di compagnia». Chi per lui è come se fosse di famiglia poi, è André Diàs che quando arrivò a Roma riuscì a convincere a rimanere nonostante le difficoltà iniziali: «Quando parlo di lui dico sempre che è un vero amico. Nel mondo del calcio ci sono poche persone vere e lui è una di quelle. Quando è venuto in Italia era un po’ in difficoltà e gli ho dato una mano. Abbiamo visto tutti che persona e che giocatore è. Per me è come un fratello». Le altre passioni del giocatore sono la musica come si può evincere dalle enormi cuffie che indossa prima di ogni partita «mi piacciono molti i cantanti rap. Ci sono canzoni che caricano moltissimo prima della partita. Sentendo una bella canzone uno riesce a entrare più motivato in campo», e i tatuaggi dei quali ormai ha perso anche il conto: «Non so più quanti siano. Però un conto l’ho fatto nel senso che devo fare tutta la schiena ancora [altre risate]. Non c’è una tempistica particolare per farli, quando ne faccio uno ed è pronto, ne vado a fare un altro».