Lazio, Spizzichino: "Ringrazierò sempre Inzaghi. Pro Patria la scelta migliore, ma un giorno..."
La faccia pulita e la maturità sono le stesse del ragazzo che a 17 anni faceva il suo esordio in Serie A allo ‘Scida’ di Crotone. Oggi Giorgio Spizzichino è un po’ più grande, gioca in Serie C alla Pro Patria ma continua ad avere le idee ben chiare: “Ho fatto la scelta migliore per il mio percorso. Oggi posso fare esperienza in una società che crede tanto in me, e infatti mister e direttore me lo ripetono continuamente. Mi permettono di lavorare al meglio per dare il massimo, poi in futuro chissà che alla Lazio non possa tornarci…”, racconta in esclusiva a Lalaziosiamonoi.it. Da qualche giorno è tornato a Roma dove, nonostante l’emergenza coronavirus, continua ad allenarsi da solo: “La situazione al Nord è decisamente peggiore, è iniziato tutto prima. Finché avevamo la disponibilità di poterci allenare singolarmente intorno alla pista aveva senso rimanere, poi una volta chiuso tutto ho chiesto il permesso di tornare. Gli allenamenti al momento dovrebbero riprendere il 15 aprile. Io sto in isolamento a casa di mio padre e cerco di tenermi in attività sul terrazzo grazie alla corda e qualche peso, rispettando il programma di lavoro che ci hanno dato”. La stagione stava andando per il verso giusto: “Mi stavo trovando bene, anche se sono stato fuori cinque-sei partite per un piccolo infortunio. La squadra mi ha fatto sentire a mio agio: il gruppo era già formato e io mi sono soltanto dovuto inserire. Ho trovato tutti bravi ragazzi”. Lo avevamo lasciato a sgroppare sulla destra, lì lo abbiamo ritrovato: “Da quinto ho tutta la fascia libera e ho possibilità di spingere, stando ovviamente anche attento dietro”. Da uno dei suoi traversoni tagliati è arrivato anche il primo gol tra i professionisti: “Sì contro l’Olbia, un bel tiro-cross, una di quelle palle tese che dà fastidio (sorride, ndr). Abbiamo anche vinto 1-0 e l’emozione è stata ancora più forte. L’Olbia era in una situazione di classifica complicata, andavamo a giocare da loro e non sapevamo cosa potesse attenderci”. Nota a margine: in Primavera ne aveva fatto uno molto simile a Vinovo in un successo contro la Juventus.
28 MAGGIO 2017 - La data da conservare nel cassetto dei ricordi. La Lazio è stata sconfitta dieci giorni prima in finale di Coppa Italia dalla Juventus ed è già certa dell’Europa League. Eppure la serata dello ‘Scida’ è destinata a restare impressa non solo ai tifosi del Crotone per la storica salvezza: “Ricordo tutto. Ero partito con la prima squadra già qualche giorno prima, ma forse non mi sarei aspettato nemmeno la chiamata. La partita era di sera, avevo tutta la mattina per stare in camera e riflettere. Mai avrei pensato di entrare. Ero seduto lì in panchina a godermi l’emozione della convocazione e la possibilità di stare al fianco di quei campioni. Poi inizia il secondo tempo e mi dicono di andarmi a scaldare. Io penso: ‘Vabbè, sarà per precauzione’. E invece mi chiamano per entrare davvero. Ero incredulo, non sapevo cosa pensare. Il conforto dei compagni di squadra mi ha aiutato, ho iniziato a concentrarmi su quello che avrei dovuto fare e l’emozione l’ho sentita al punto giusto”. Spizzichino i suoi li aveva fatti anche rimanere a casa: “L’altra convocazione era stata al derby di Coppa Italia e i miei genitori erano riusciti a venire. Quando ho letto i messaggi mi avevano scritto che, a saperlo prima, sarebbero venuti a Crotone. Io però non me lo sarei mai aspettato di esordire”.
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SENTIMENTI CONTRASTANTI - Il classe ’99, in due anni di Primavera, ha giocato quasi sessanta partite, segnato tre gol e indossato anche la fascia da capitano. Eppure le delusioni non sono mancate. Dal derby delle Final Eight con Bonatti, perso 5-0, alla retrocessione del campionato successivo: “Parma è stata la conclusione di una stagione in cui avevamo vinto il campionato, quella partita avremmo potuta giocarla diversamente. L’annata successiva è stata pessima, anche per la fama della Lazio che era prima nel ranking. Fu tutto inaspettato: abbiamo cercato in tutti i modi di recuperare punti, vincendo anche in casa dell’Inter in un momento traumatico. Non è bastato”. Spizzichino ci ha raccontato di una squadra che remava verso un unico obiettivo: “Spesso ho sentito dire di uno spogliatoio poco coeso. Quando arrivavo al campo cercavamo di coinvolgere tutti, anche all’interno dell’allenamento stesso quando vedevamo qualcuno sottotono. Provavamo ad andare tutti verso lo stesso obiettivo. Da fuori poteva sembrare una squadra poco amalgamata, a me invece non dava questa idea”. In squadra c’erano tanti stranieri: “Anche loro dicevano di sentire un po’ di pressione. Madiu (Bari, ndr) ad esempio dava l’animo in campo, voleva sempre essere a disposizione. Molti avevano capito che, essendo giocatori della Lazio, dovevano dare tutto come fosse la loro squadra del cuore. A me, da tifoso biancoceleste, veniva più spontaneo”. Tra di loro sono ancora oggi spesso in contatto: “Sento Madiu, Rezzi, Miceli, Alia... Poi ho giocato anche con il cugino di Kalaj e il mio allenatore è lo zio di Javorcic. Mi vedo pure con Marchesi che gioca a Lecco, vicino a me”.
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PEDRO NETO - Il portoghese in Primavera non riuscì a trascinare la squadra verso la salvezza e in dieci partite segnò solo un gol. Oggi al Wolverhampton il suo talento sembra definitivamente sbocciato: “Ho avuto sempre l’impressione che fosse uno di quei giocatori forti tecnicamente, che si sarebbe trovato meglio in una prima squadra dove gli altri compagni sono abituati ad altri panorami e fanno un certo tipo di movimenti. Lui, che ha tanta qualità, con l’Immobile di turno riesce ad esaltarsi di più. Poi in Primavera, con quelle pressioni addosso, non puoi vincere da solo le partite. Per dire: noi l’Inter di Zaniolo l’abbiamo battuta. Forse dovevamo farci trovare più pronti noi. Sicuramente poi il fatto di allenarsi durante la settimana con la prima squadra non ha aiutato”.
PER SEMPRE RICONOSCENTE - Spizzichino è tra i dodici eletti che Inzaghi ha fatto esordire: “L’ho rivisto lo scorso anno quando tornai a Formello per curarmi la caviglia. Ogni volta che lo vedo lo ringrazio per l’opportunità, non capita tutti i giorni”. Un mese fa è stato anche in vetta alla Serie A: “Al primo posto non ci avrei creduto neanche se me lo avessero detto prima. La Lazio è un’ottima squadra ed è riuscita a inserirsi nella lotta tra Juventus e Inter. Gioca ad occhi chiusi: Luis Alberto si apre a sinistra e già sa che fare, Immobile fa sempre lo stesso movimento, Milinkovic si alza… Parliamo di fenomeni, quando li vedevo in allenamento facevano cose fuori dalla norma. Questa classifica mi fa davvero piacere, l’unico rimorso è non esser mai riuscito a vederla quest’anno allo stadio”. L’esterno romano, l’estate successiva al debutto, firmò anche il primo contratto da professionista: “Era un sogno giocare nella città in cui vivi e per la squadra che tifi. Anche mio padre, che non è tifoso, aveva iniziato a sostenere la Lazio. Mi sarebbe piaciuto un epilogo differente, poter essere ancora un giocatore della Lazio. Ora però voglio solo arrivare più in alto possibile, mi sto allenando al massimo anche in questo momento di difficoltà per farmi trovare pronto per un’eventuale ripresa del campionato”. E soprattutto per tornare un giorno a casa sua.
Un post condiviso da Giorgio Spizzichino (@giorgiospizzichino) in data: 17 Feb 2020 alle ore 10:34 PST
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