ESCLUSIVA-Alle origini di Immobile, parla l'amico Francesco: "Dalla Juve alla Lazio, vi racconto chi è Ciro..."
Nove gol in dodici partite, giocate spettacolari, corse sfrenate. Le grandi qualità dell'Immobile calciatore oramai sono note. Tante le esperienze vissute prima di approdare alla Lazio. Come tante le maglie vestite. E una persona che sta sempre al suo fianco, che ha vissuto con lui traguardi e sconfitte. Perché gli amici sono la famiglia che ti scegli. E se un'amicizia vive oltre i chilometri da anni, significa che il bomber di Torre Annunziata deve aver scelto bene. Francesco Monacò, spalla destra di Immobile fin dai tempi in cui l'attaccante militava tra le fila della Juventus Primavera, ha raccontato, in esclusiva ai nostri microfoni, il Ciro uomo e amico che si nasconde dietro il calciatore.
Come vi siete conosciuti? Che amico è Ciro?
“Torre Annunziata è un paesino molto piccolo e alla fine ci si conosce tutti. Un giorno ci siamo ritrovati in un bar e ci siamo conosciuti tramite amici in comune. Da lì è scattato subito un rapporto d’amicizia forte e vero che ci ha portato ad essere ancora uniti, seppur nella lontananza, a distanza di anni. Ciro è un ragazzo fantastico, sempre attaccato alle sue origini. Tiene molto agli amici, alla famiglia e alle buona vecchie abitudini, come la Playstation (ride ndr). Non vediamo l’ora che arrivi Natale per stare tutti insieme con le relative famiglie. È un grande uomo”.
Ci racconti un episodio che avete vissuto insieme e che ricordi con maggiore affetto?
“Una delle più belle emozioni vissute insieme è stato senz’altro il giorno in cui il Pescara ottenne la promozione in Serie A. Eravamo a Genova, ricordo che a fine partita Ciro venne da me sotto la tribuna e aveva gli occhi lucidi di chi ancora non crede a quello che sta accadendo. Quel giorno lui aveva anche segnato e sembrava un bambino felice davanti le giostre del luna park”.
Vi conoscete dai tempi in cui lui giocava con la Juventus Primavera, che giocatore era e in che cosa è migliorato?
“Ciro ha sempre avuto il gol nel sangue, poi con il tempo è cresciuto e ha affinato una tecnica che a 18 anni non è ancora matura in pieno. Ad oggi credo, senza essere di parte, che uno come lui rappresenti una garanzia per molti club”.
Con il Pescara poi il salto tra i grandi. Come ha vissuto Ciro quell’esperienza? Tu che ricordi hai?
“Forse una delle sue esperienze più belle, il Pescara era un gruppo fantastico, fatto da uomini prima che da calciatori. Io l’ho vissuta in pieno con lui, stavo più in Abruzzo da lui che a Torre Annunziata. Colgo l’occasione per salutare due amici, Riccardo Maniero e Antonio Balzano. Passavamo tantissimo tempo insieme, appena loro erano liberi dagli allenamenti. Ricordo le ore passate a ridere, giocare alla Playstation, guardare film e spesso ci ritrovavamo anche a dormire in 3-4 sullo stesso letto. Eravamo io, Ciro, Verratti, Insigne, Balzano, Maniero, etc. Anni indimenticabili, mi sentivo uno di loro anche io”.
Poi il Torino l’ha consacrato a livello di giocatore. Come ha vissuto Ciro quegli anni?
“Torino è stata una tappa davvero importante per Ciro, è stata la squadra che l’ha consacrato nel calcio che conta. Non è da tutti giocare al fianco di campioni. È stata una delle piazze migliori”.
Da lì l’esperienza all’estero con il Borussia Dortmund che non è andata proprio come Ciro avrebbe voluto. Secondo te perché? Lui che cosa ti raccontava?
“Per molti la sua esperienza all’estero è stata un fallimento. Io, che ho vissuto con lui tutte le gare, non credo sia stato così. Certo, stando ai numeri posso dire che non è stata di una delle sue stagioni più fortunate, ma penso che sia servita a Ciro per migliorare e crescere tanto. Ha sempre lavorato da grande professionista e i risultati si vedono anche oggi”.
Infine è approdato alla Lazio, è la piazza giusta per rilanciarsi? Dove può arrivare questa Lazio con lui?
“Credo che sia la piazza giusta per ritornare grandi insieme. La Lazio è un club con una grande storia, un grande tifo. Ciro grazie a questa squadra può tornare in cima alla lista dei capocannonieri e la Lazio può volare alta. Si può ambire anche alla Champions”.
Sta facendo molto bene in biancoceleste: che cosa ti dice Ciro del gruppo, dell’ambiente, di Inzaghi?
“Mi dice sempre che il mister gli dà tantissimi consigli e che Inzaghi è una persona stupenda. Mi racconta poi che il gruppo è molto compatto e che è formato da grandi uomini”.
La Lazio, tra l’altro, è una bella vetrina anche per la Nazionale tant’è che Immobile sta facendo bene anche lì. Che effetto fa rivederlo con la maglia azzurra?
“Fa sicuramente un bell’effetto. Ciro è un ragazzo che si è guadagnato sempre da solo tutto quello che ha e non ha mai mollato, anche nelle situazioni più difficili. Avevo perso quel posto e oggi l’ha riconquistato a suon di gol. È uno dei centravanti più forti ed è un bene anche per la Nazionale stessa averlo riabbracciato. Mi dice che sentire l’inno gli trasmette i brividi ogni volta”.
A proposito di azzurro, Immobile non ha ancora vestito la maglia del Napoli. Come mai, De Laurentiis non l’ha mai voluto veramente secondo te?
“Che io sappia si sono cercati entrambi. Per uno di Torre Annunziata poter giocare nel Napoli e lottare per la tua terra è un sogno. Però tra il cercarsi e intavolare una trattativa ce ne passa…”
Per chiudere qual è, a detta tua, il gol più bello che ha messo a segno in carriera?
“Ho in testa tre o quattro gol che secondo me sono i più belli in assoluto, ma visto che ci troviamo a parlare di Lazio ti dico quello che ha segnato a Roma contro i giallorossi, quando Ciro indossava la maglia del Toro. Gli auguro di poter ripetere anche nel derby.”
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