Lazio, Parolo e la coda di paglia giallorossa. Ma su Boniek...

Dopo una settimana di giubilo con richiami a salmoni e Oasis, settimana che ha rivelato (ancora una volta) il vero volto del tifoso romanista, quello che millanta di pensare solo alla propria squadra, di non guardare mai la Lazio, di essere superiore e di vivere il proprio derby con la Juventus (sì, lo dicono davvero), il 25 aprile giallorosso va in tilt per colpa di Marco Parolo. Pensavate per il ricordo di quanto fece Pazzini, all’Olimpico, quindici anni fa? Sì, certo. Ma non solo.
Anche per colpa di Parolo che alla tv svizzera, nel corso di un’intervista, ha parlato così del rapporto che si vive in città tra Lazio e Roma e della semifinale di Champions che i giallorossi persero contro il Liverpool (destino beffardo) nel 2018: «Per capire la rivalità: semifinale (di Champions League, ndr) che la Roma gioca contro il Liverpool. Il Liverpool per il ritorno viene a fare la rifinitura a Formello, il nostro centro sportivo. I magazzinieri erano tutti lì a caricarli: 'Ahò, mi raccomando, non facciamo scherzi eh' gli dicevano. Io mi faccio portare la maglia di Gerrard, che era il mio idolo, da Leiva e per quanto ero immerso nel mondo, io la semifinale di ritorno l'ho vista in cucina a casa, con la tv, con la maglia di Gerrard sul tavolo ed ero lì che sudavo freddo perché non andassero in finale, ma proprio perché sapevo cosa comportava alla squadra, all'ambiente, la pesantezza di una Roma in finale di Champions. E la finale sarebbe stata il 26 maggio, il giorno in cui la Lazio aveva battuto in Coppa Italia la Roma, si sarebbe ribaltata la storia».
Quindi un giocatore della Lazio che spera che la Roma non vada in finale di Champions perché avrebbe vissuto settimane tremende a livello ambientale. Nulla di strano, almeno per chi non è della Roma. Già perché i romanisti, che hanno dalla loro una schiera di commentatori tecnici (e non solo) che mai nascondono la loro fede, cronisti ed ex giocatori che spesso si manifestano nel loro essere giallorossi, se la sono presa con Parolo che, per qualcuno, «potrebbe anche perdere il lavoro». E perché mai? Per aver detto che Gerrard era il suo idolo? Per aver detto che una finale di Champions della Roma sarebbe stata vissuta male nell’ambiente biancoceleste?
E allora cosa sarebbe dovuto accadere al vicepresidente Uefa, Zbigniew Boniek, che dopo il derby d’andata su X postò una foto di Baroni con la maglia della Roma e la scritta «Daje Barò». Considerando inoltre che i ruoli di Parolo e Boniek (uno commentatore tv e uno vicepresidente Uefa) non hanno esattamente lo stesso peso e che Parolo ricordava un episodio di quando era giocatore della Lazio, mentre Boniek posta lo sfottò a Baroni nel 2025, quando nella Roma non ha più alcun ruolo. Ma si sa, loro sono sempre parte lesa, pure se i fatti poi dicono costantemente il contrario.