Lazio, 20 anni di Lotito: non è mai troppo presto per cambiare

19.07.2024 07:30 di  Lalaziosiamonoi Redazione   vedi letture
Lazio, 20 anni di Lotito: non è mai troppo presto per cambiare
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19 luglio 2004-19 luglio 2024, la presidenza Lotito compie vent’anni e lo fa in un clima rovente di contestazione e diffidenza. Poco più di un mese fa, per le strade di Roma Nord, s’erano riversati circa 15 mila tifosi per chiedere al patron di fare un passo indietro, di cedere la Lazio e farsi da parte. Un fiume di dissenso che Lotito - almeno pubblicamente - ha sminuito o comunque dribblato, non mostrandosi interessato alle istanze dei tifosi. E di certo non hanno rasserenato l’ambiente le ultime uscite del proprietario, soprattutto quella che ha stuzzicato i tifosi in merito all’ormai sfumato arrivo di Greenwood: "Lo vogliono? Allora devono pure mettere i soldi ". I Laziali, ad Auronzo, hanno risposto con ironia tagliente, creando dei bussolotti per raccogliere denaro per "futuri acquisti". Il clima è teso, in Veneto e a Roma, inutile negarlo. Tra i tifosi regna lo sconforto, dettato anche dall’addio di giocatori che negli anni sono stati fondamentali come Milinkovic, Felipe Anderson, Luis Alberto e Immobile. La Lazio ha perso una quantità impressionate di gol e assist, di talento e su chi dovrà raccogliere un’eredità così pesante pesa la spada di Damocle dell’incognita.

E poi l’ennesima beffa di mercato, perché il giocatore che poteva fornire il talento perduto è invece andato altrove. Parliamo di Mason Greenwood che s’è fatto convincere dalla forza economica del Marsiglia, dall’ingaggio da cinque milioni annui, chiudendo la porta in faccia alla Lazio. È un altro aspetto, questo, che fa tremare i tifosi. Se la Lazio non può competere economicamente nemmeno con il Marsiglia, se quasi tutte le squadre europee di fascia medio-alta possono permettersi di pagare ingaggi importanti o di spendere più di 20 milioni per i cartellini dei calciatori, quale futuro attende la società? Perché in un mercato sempre più globalizzato, in un mercato dove - soprattutto i giocatori offensivi - ormai costano cifre sempre più alte, non avere la forza economica per competere con club che, sulla carta, appartengono alla tua stessa "classe sociale", allora lo scenario non può che essere quello del ridimensionamento. Per evitarlo servono idee e scouting, un reparto sul quale Lotito giura di stare investendo. Lo dirà il tempo se avrà avuto ragione. Ma è forte la sensazione che, soprattutto lo scorso anno, con gli introiti della Champions, si sia persa una grande occasione per spiccare il volo, proprio come accadde nel 2020. E non può essere un caso se alla fine della stagione 2020-2021 Inzaghi decise di lasciare e se a marzo Sarri abbia scelto di fare un passo indietro. Grandi allenatori scottati dall’impossibilità di fare il salto di qualità e che la Lazio ha perso per strada con tutte le conseguenze del caso.

Certo, i vent’anni di Lotito hanno portato anche diverse cose positive: i trofei, alcuni indimenticabili come quello del 26 maggio 2013, grandi giocatori, addirittura leggende come Ciro Immobile, il più grande marcatore nella storia del club. Niente reggerebbe il confronto con la possibilità di tornare a casa, al Flaminio, rinnovato e portato a nuova vita, con standard adeguati all’epoca che viviamo e adattato alle esigenze di un club come la Lazio. Quello è il grande cavallo di battaglia di Lotito che - gliene va dato atto - sarebbe uno dei momenti più importanti nella storia del club. Se alla fine diventasse realtà. Anzi, solida realtà, come ama ripetere il presidente. Perché finora parliamo di un sogno. E però, nonostante gli innegabili progressi di questi vent’anni, restano tante incognite: dalla gestione della comunicazione, alla mancanza di uno sponsor, dall’incapacità di aumentare i ricavi senza passare per forza dai diritti tv, alla poca attenzione ai social e alla capacità di sviluppare il brand. Lotito chiude sempre, in modo perentorio, la porta alla possibilità di passare la mano, di fare un passo indietro e cedere la società. Ha sempre negato offerte per la Lazio e comunque sostiene perentorio che non le prenderebbe in considerazione. Ma come detto, come dimostrano i casi del 2020 e del 2023, la Lazio di Lotito ha mostrato di non avere la forza strutturale ed economica per inserirsi nel gruppo dei grandi e poi rimanerci con stabilità. Questo dovrebbe indurre il presidente a guardarsi intorno, a mostrare lungimiranza, a considerare quindi l’ipotesi di farsi da parte se dovessero arrivare opportunità migliori per il futuro della Lazio. Sarebbe utile per tutti, perché il perenne clima di tensione, sfiducia e contrasto che c’è tra la presidenza e la gente Laziale non può portare a nessun tipo di sbocco positivo per il club. Nessun sovrano ha mai regnato a lungo senza l’appoggio del proprio popolo, senza la fiducia di chi gli sta accanto. Historia magistra vitae, lo tenga a mente Lotito. 

Pubblicato il 19/07 a 00:00