SPORT & ORTOPEDIA - Professor Lovati e Lalaziosiamonoi.it, la distorsione: pane quotidiano nel calcio e patologia comune per chi fa sport
Una patologia nota e temuta da ogni sportivo. Una problematica che, nel calcio, è quasi pane quotidiano. Nell’undicesimo appuntamento della rubrica Sport&Ortopedia, curata dal Prof. Stefano Lovati, Responsabile ortopedico della S.S. Lazio calcio e Responsabile Sport Clinique Paideia, l’andremo ad analizzare nel dettaglio cause, sintomi, diagnosi e cure. La distorsione è un infortunio comune, spesso sentiamo di calciatori alle prese con problemi simili. Una patologia nota, che però non va sottovalutata e anzi merita una particolare attenzione per evitare ricadute o problematiche maggiori che potrebbero derivare se questa venisse trascurata o mal curata. Vi ricordiamo che, per voi utenti de Lalaziosiamonoi.it, è possibile formulare i vostri quesiti ed ottenere opportune risposte. Inoltre, con l’ausilio di un link di riferimento, potrete approfondire le tematiche affrontate, anche in maniera del tutto personalizzata.
La distorsione è la perdita momentanea ed incompleta dei rapporti articolari fra due capi ossei. La distorsione di caviglia è l’evento traumatico acuto più frequente in ambito sportivo; gli atleti di quasi tutte le discipline sportive, possono andare incontro, almeno una volta durante la loro carriera, ad eventi traumatici distorsivi dell’articolazione tibiotarsica. Nel calcio, ad esempio, la stessa gestualità del movimento, i traumi diretti, le ricadute dall’alto (soprattutto quando c’è contatto con l’avversario), gli arresti improvvisi su terreni veloci (come i campi sintetici), e l’appoggio a terra in terreni non adeguati, rappresentano situazioni a forte rischio di trauma distorsivo. La distorsione deriva dall’applicazione di una forza che eccede i limiti di resistenza tensile delle strutture capsulo-legamentose, ma che è inferiore alla resistenza delle ossa che compongono l’articolazione tibiotarsica. Solitamente (85% dei casi) la distorsione avviene in supinazione (inversione) e lesiona il compartimento legamentoso esterno. Le lesioni dell’apparato legamentoso interno sono invece molto più rare (5%) e si verificano con un movimento opposto al precedente, vale a dire di pronazione (o di eversione) che stira i legamenti mediali. La maggior parte dei pazienti recupera completamente, ma se non trattati adeguatamente, nel 20% circa compaiono dolore e instabilità cronica.
Fattori predisponenti
In realtà, esistono pochi dati sicuri su cosa rende più probabile una distorsione della caviglia; fattori predisponenti sono episodi distorsivi precedenti, limitata escursione articolare, scarsa tonicità muscolare, terreni di gioco e di allenamento sconnessi e irregolari, piede cavo, calzature non idonee.
Classificazione
Nella distorsione di grado 1, o distorsione leggera, il legamento viene solo stirato e non compaiono rotture macroscopiche; è presente una modesta tumefazione o dolorabilità, il danno funzionale è assente o minimo e non compare instabilità articolare. Nella distorsione di grado 2, o moderata, vi è una parziale rottura del legamento con moderata tumefazione e dolorabilità, una certa perdita della funzione articolare e una lieve instabilità. Nella distorsione di grado 3, o grave, vi è una rottura completa dei legamenti con tumefazione, ecchimosi e dolorabilità, incapacità di sostenere il peso sull’arto e instabilità meccanica dell’articolazione.
Sintomatologia
Dipende dalla gravità della lesione, nei traumi acuti è presente vivo dolore a livello della zona anteriore del malleolo peroneale o tibiale, gonfiore e versamento articolare, limitazione funzionale antalgica e meccanica tanto da rendere impossibile a volte l’appoggio del piede in terra. Nelle forme croniche permane un dolore residuo abbastanza significativo comportante una limitazione funzionale e una instabilità legamentosa. Anche dopo cure specifiche una percentuale variabile di soggetti (dal 10% al 30%), lamenta una sintomatologia cronica caratterizzata da tendinopatie, rigidità articolare, aumento di volume, dolore ed insufficienza muscolare, associati o meno ad instabilità del collo del piede con difficoltà deambulatoria( episodi distorsivi recidivanti ).
Primo soccorso
Spesso si rende necessario scaricare l’arto, ed evitare in assoluto la ripresa dell’allenamento o del banale cammino, sollevare l’articolazione colpita e metterla in posizione comoda per consentire non solo di attenuare il dolore, ma anche di ridurre il gonfiore limitando l’afflusso ematico, porre sopra alla caviglia una borsa di ghiaccio o un impacco freddo (a cicli di 15-20 min) , interponendo una pezza tra la pelle ed il ghiaccio stesso per evitare problemi di ulcerazioni cutanee, recarsi al pronto soccorso, o dal proprio ortopedico di fiducia per documentare l’accaduto.
Diagnosi
Come sempre l’esame clinico ci indirizza per una corretta diagnosi, poi l’esame radiografico standard deve essere effettuato quando si sospetta la presenza di una alterazione ossea dei malleoli o della base del quinto metatarso. La RM conferma le lesioni acute dei legamenti, e della eventuale compromissione cartilaginea. La RM è inoltre molto utile, per la valutazione dei casi di persistenza di dolore alla caviglia a distanza di mesi o anni dalla distorsione.
Trattamento conservativo e chirurgico
Quasi sempre conservativo, il protocollo terapeutico dipende dal grado di lesione. Personalmente tendo ad immobilizzare per circa 12/15 giorni solo le distorsioni di terzo grado o quelle di secondo che hanno avuto una distrazione legamentosa del compartimento interno. Nei restanti casi propongo un tutore, l’utilizzo di stampelle, e una mobilizzazione passiva precoce per evitare rigidità articolari. Ci si avvale spesso di macchinari fisioterapici come laser ultrasuoni tecar, per ridurre l’edema e mitigare il processo infiammatorio. La crioterapia si effettua per le prime 48 ore. Negli atleti professionisti si eseguono da subito esercizi attivi contro resistenza degli arti inferiori per non perdere forza e tonicità muscolare. A volte si rende necessario effettuare delle manovre osteopatiche per il ripristino dell’equilibrio meccanico alterato con l’evento traumatico. Considerati i buoni risultati del trattamento conservativo, l’indicazione chirurgica sembra avere senso solo nelle lesioni di grado 3, in pazienti selezionati, e in quei traumi distorsivi che hanno provocato una frattura ossea. A volte si rende necessario il trattamento chirurgico anche nei casi di distorsioni recidivanti e nella instabilità croniche.
Complicazioni
La più importante è la possibilità di invalidanti recidive. Superata la fase acuta è fondamentale effettuare un programma di ginnastica propriocettiva e di recupero neuro muscolare per ridurre al minimo la possibilità di nuove ricadute.
Per ulteriori approfondimenti su problemi di natura ortopedica, il Professor Stefano Lovati vi invita a contattarlo direttamente alla sua email, o a visitare il suo sito internet. Cliccate sui rispettivi banner per il link desiderato.
Dottor Stefano Lovati
Specialista in ortopedia e traumatologia
Responsabile ortopedico S.S. Lazio calcio
Responsabile Sport Clinique Paideia