Orsi: "La Lazio è la mia vita, una passione che ti entra dentro e ti possiede"
Dieci anni di settore giovanile alla Roma, poi Siena, Parma e finalmente il salto nella squadra del suo cuore: la Lazio. Fernando Orsi non ha mai nascosto la sua fede, l'aquila sul petto l'ha sempre portata con amore e orgoglio, perché: "Ti entra dentro la Lazio: non si tifa questa squadra da bambino perché vince o perché è facile, ma perché ce l’hai dentro e ti possiede. E’ una storia di lutti e tragedie prima ancora che di vittorie, che sono poche ma belle". Una passione, uno stile di vita che ha raccontato ai microfoni del Fatto Quotidiano, senza rinnegare il suo passato, ma rivelando quanto la Lazialità sia insita in lui: "La Lazio ha rappresentato tutta la mia vita calcistica: non rinnego certo i 10 anni di settore giovanile alla Roma, che mi ha forgiato, ma ripeto, la Lazio è tutta la mia vita".
L'ESORDIO E LA RETROCESSIONE - Gioie e delusioni lo hanno accompagnato nei suoi sedici anni di Lazio, prima da portiere e poi da allenatore, lui non ne dimentica nessuna, partendo dall'esordio, fino ad arrivare alle crisi più profonde: "L’esordio in A, il primo derby in una famiglia come la mia, con mamma romanista e papà laziale: finì 2 a 2. Poi c’è anche il momento più brutto: la retrocessione dell’85, avevamo una squadra fortissima, da zona Uefa, ma finimmo in B per questioni di spogliatoio".
AREZZO - Le sue esperienze in baincoceleste non sono state continue, un intervallo toscano di due anni separa la prima avventura, dal ritorno nella Capitale. Ad Arezzo, però, Orsi conserva bellissimi ricordi, come l'incontro con la ragazza che diventerà poi sua moglie: "Lasciai la Lazio e finii ad Arezzo, in B: qui ho conosciuto mia moglie, quindi resta una delle più belle esperienze della mia vita". Ma non solo. Ad Arezzo Orsi ha incontrato anche quell'allenatore che ha cambiato la sua mentalità, lo ha fatto crescere e diventare uomo, una persona con cui è legato da molto affetto, come anche Dino Zoff: "Il miglior allenatore? Enzo Riccomini, purtroppo scomparso da poco: ad Arezzo io ero arrivato sentendomi quasi un fenomeno, ero appena sceso dalla A e quindi ero svogliato. Lui mi ha fatto capire tante cose e mi ha rigenerato dal punto di vista umano: non ho dubbi, lui è il migliore che abbia mai avuto. Poi Paolo Carosi. Certo ho lavorato con grandissime persone: Zoff (alla Lazio, ndr) per me è un padre perché l’ho avuto sia come mister che come presidente e lo sento ancora con grandissimo piacere, ma dico Enzo Riccomini su tutti".
MIHAJLOVIC - Cresciuto come uomo ad Arezzo, per lui il lato umano è divenuto una priorità, soprattutto durante la carriera da allenatore dove ha avuto la possibilità di conoscere Sinisa Mihajlovic, da lui definito come un uomo vero e un amico che, dal suo punti di vista, ha subito un torto non indifferente: "Un vero colpo alle spalle. Fra il dare e l’avere Sinisa sarà sempre in credito a Bologna, lasciando perdere il fattore salute: il lavoro di Mihajlovic ha portato il Bologna oltre la soglia di quello che i valori rossoblù permettevano. Poi certo, nel calcio non esiste riconoscenza. Sinisa però è un vero uomo e una persona d’onore e per me un amico vero".
Pubblicato il 9/09