Il ritorno alle origini: la Lazio sceglie il celeste per il derby. Una maglia, una fede, un destino

Ci sono momenti in cui una scelta vale più di mille parole. In cui un colore racconta una storia. E in cui una maglia diventa più di un semplice indumento da gara: diventa pelle, anima, identità. La Lazio stasera tornerà in campo con la sua maglia celeste. Sì, quella vera. Quella della tradizione, del sudore, delle battaglie vinte e delle sfide epiche. Quella che si perde nella memoria dei tempi, che profuma di leggenda, che custodisce ogni singolo battito di cuore biancoceleste.
Una spinta partita dal basso, dai social, dai tifosi. Dal cuore del popolo laziale che, tra ironia e fede, ha acceso una richiesta chiara: basta scaramanzia da derubricare a folklore. Basta con quella divisa dei 125 anni che, per quanto evocativa, in questo 2025 ha portato più ombre che luce. La Lazio non è al top, lo sappiamo. Ma quando il presente traballa, si riparte dalle certezze. E la maglia celeste è una certezza che non tradisce.
Da Chinaglia a Wilson, da Giordano a D’Amico. Dai numeri sulle spalle senza i nomi, alle corse in bianco e nero che sanno di romanticismo puro. Fino ai campionissimi dell’epoca Cragnotti, che con quella stessa casacca celeste scrivevano pagine d’oro. Passando per l’era del sudore e della lotta, quella del risanamento e del cuore, firmata Claudio Lotito. In ogni epoca, in ogni battaglia, lei c’era. Lì, sulla pelle di chi l’aquila l’ha sempre portata sul petto e nell’anima.
E così, mentre Formello si svuotava delle sue vecchie divise, è partita la missione. Una vera e propria caccia alla maglia, degna dei migliori romanzi. Da Frosinone a Bracciano, tra punti vendita e depositi, dirigenti in prima linea: il Direttore Sportivo Angelo Fabiani e il responsabile marketing Marco D’Attilia hanno agito personalmente per recuperare sessanta maglie celesti. Le stesse che nel 2025 erano state accantonate per fare spazio al modello celebrativo. Ma si sa: al derby, meglio non sfidare la sorte.
Alla scaramanzia forse non si crede. Ma nel dubbio, si rispolvera la tradizione. Si torna al celeste. E si torna uniti. Squadra e tifosi, fronte comune. Un cuore solo, un’anima sola. Un’aquila che vola ancora. Perché il derby non si gioca. Il derby si vince. E si vince con la maglia della storia. Con la maglia della Lazio.
Sempre.
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