GUARDA IL VIDEO - Lotito: "Dobbiamo tutti fare un passo indietro questa rosa verrà rafforzata...servono persone che rappresentino un valore aggiunto...dobbiamo ripartire uniti e creare un clima diverso"
Dopo un lungo silenzio, torna a parlare il presidente della Lazio Claudio Lotito. Lo fa in occasione dell’ultima di campionato della sua Lazio, che stasera all’Olimpico ha sconfitto 3-1 l’Udinese. Ma il numero 1 biancoceleste non ha tempo o non vuole soffermarsi sul risultato. La maggior parte del suo colloquio con Sky è dedicato alla contestazione che, ancora una volta, la tifoseria gli ha dedicato: «Le società fanno delle scelte - esordisce -. Noi le abbiamo fatte e quest’anno siamo stati penalizzati. Ma io sono contestato da cinque anni, spesso anche senza giustificazioni. Ricordo che finora in questa stagione solo noi e l’Inter abbiamo vinto un trofeo (i nerazzurri la Coppa Italia, i biancocelesti la Supercoppa, ndr). In campionato tutti si aspettavano risultati diversi, la squadra era costruita per altri obiettivi. Ma abbiamo cambiato in corsa e qualche risultato c’è stato. Constato con dispiacere che la Lazio fa più punti fuori che in casa…». Chiara l’allusione al clima pesante che si respira all’Olimpico.
«Io penso di agire nell’interesse esclusivo della società - prosegue Lotito -. Noi siamo una spa e dobbiamo rispettare alcuni paletti economici, ma il calcio vive anche di passioni. Quando c’è simbiosi (con il pubblico, ndr) sul raggiungimento di determinati obiettivi va bene, quando manca la simbiosi si creano delle fratture. Io ho cercato di fare un passo indietro e infatti non parlo da un sacco di tempo. Se lo faccio stasera è solo per rispettare gli impegni presi con le televisioni. Il mio obiettivo era traghettare la squadra fuori da una situazione che non le compete. Ci siamo riusciti nonostante tutto e nonostante tutti. Ma in questo mondo quando si vince vincono gli altri, quando si perde perde solo la società. Nel mio caso perde solo il sottoscritto. In sei anni nessuno è mai venuto da me dicendomi “presidente grazie per averci salvato”».
“Avevo promesso che avrei parlato all’ultima partita però fate domande intelligenti altrimenti mi alzo e me ne vado…”. Inizia così il presidente Lotito la sua lunga digressione in zona mista. Stando alle sue parole e anche ai fatti, la Lazio sta combattendo una "crociata" che va ben al di là dell'orticello di casa propria.
È la peggiore stagione della sua gestione? Se sì, perché secondo lei?
Se è la peggiore non lo so. Dovremo anche aspettare i risultati di domani che potrebbero anche proiettarci al dodicesimo posto che ahimé avevamo già raggiunto con precedenti gestioni. Non dobbiamo neanche dimenticare che la Lazio ha vinto uno dei tre trofei che erano in palio ad inizio stagione. Siamo partiti bene, ci siamo persi per strada e poi abbiamo recuperato. Lo spirito di gruppo evidenziato nel finale di stagione dimostra che i valori in questa squadra c’erano. Se questo campionato avesse avuto una durata diversa, la Lazio sarebbe finita ancora più in alto. Peraltro, il fatto che adesso diversi giocatori della Lazio siano ambiti da altre società, dimostra che in passato sono state fatte scelte lungimiranti. Purtroppo il campionato è fatto di situazioni ed episodi. Abbiamo pagato una preparazione non consona che era stata programmata in quel modo per la Supercoppa che avremmo dovuto giocare a Pechino. Poi, giocando ogni tre giorni per via delle coppe, non abbiamo avuto neanche la possibilità di allenarci al meglio. Tutto questo è stato determinato anche da una miriade di infortuni (7 giocatori fissi): non abbiamo mai visto Dabo e Matuzalem e abbiamo visto pochissimo Foggia e Meghni. Noi abbiamo fatto una scelta di sistema, di cambiamento che purtroppo la gente non ha capito. Noi oggi stiamo discutendo delle tematiche come quella relativa all’accordo con i calciatori che sono tematiche di carattere generale e di interesse collettivo.
I suoi errori?
I miei errori sono stati tantissimi. Prima di tutto il fatto di avere il convincimento che gli altri capiscano le scelte che uno fa. La gente vede soltanto il tornaconto personale, cioè quello della Lazio; non quindi la situazione prospettica, ma solo il carpe diem. All’epoca fui criticato perché iniziai ad acquisire tanti giocatori in prestito e a parametro zero, adesso invece vengo contestato per la rosa extra large che, se non l'avessimo avuta avremmo avuto dei grossi problemi. Sono d’accordo sul fatto che vada sfoltita, però nessuno si è reso conto di altre lotte che stiamo portando avanti. Dopo sei anni, posso dire che sono stato solo contestato. E mai nessuno mi ha ringraziato per aver salvato la società per due volte. Questo non vuol dire che io demorderò. I risultati si vedranno con il tempo. Mi riferisco anche al prestito con diritto di riscatto. La Lazio ha un unico giocatore prestato con diritto di riscatto con la cifra fissata nel modulo depositato in Lega. Scrivere che la Lazio non ha soldi, è un ritornello che qualcuno continua a far girare. La Lazio ha sempre pagato cash i suoi giocatori ed è tra le squadre che ha investito di più in questa stagione. Abbiamo l’orgoglio di poter dire che abbiamo tantissimi giocatori che disputeranno importanti campionati europei, mentre quando sono arrivato ce n’erano appena nove.
So bene che questa stagione non è stata entusiasmante e di questo ne sono consapevole. Riguardo il mercato estivo, abbiamo acquistato Cruz, ritenendo che fosse un grandissimo attaccante e che fosse la prima punta che serviva a questa squadra. Poi, dopo 25 anni ha avuto per la prima volta problemi di natura fisica. Neanche lui se li aspettava. È partito bene e parecchie squadre lo corteggiavano. Voi stessi lo consideravate un grosso colpo. L’unica defezione che ha avuto questa squadra è stato il mancato rafforzamento della difesa e di questo ce ne assumiamo la responsabilità. Noi avevamo puntato su un difensore, ma quella società che doveva vendercelo fu contestata dai tifosi e il presidente non ebbe il coraggio di cedere il cartellino (Miranda, ndr). Sono state fatte le correzioni in corso d’opera quindi: Floccari è arrivato proprio perché Cruz non aveva funzionato. Dias all’inizio era stato criticato. Biava era un difensore di esperienza che serviva in quella situazione. E poi abbiamo preso Hitzslsperger che gioca bene, ha fatto 57 partite in nazionale, ma che Reja effettivamente non ha potuto utilizzare più di tanto perché ha dovuto giustamente puntare su un determinato gruppo di giocatori. Con lui faremo delle scelte basate su qualità tecniche, professionali e morali.
Noi dobbiamo puntare su giocatori con una qualità morale e che vogliano rimanere alla Lazio. I giocatori che sono stati venduti sono stati venduti perché sono voluti andare via. Oggi chi vuole andare via, se ne va se si riescono a trovare le condizioni necessarie.
Zarate rischia di diventare un caso? Dovete chiedere all’allenatore. Io a Reja ho dato carta bianca. Non entro nel merito delle diatribe in merito al motivatore: un giorno le verità si sapranno. Io quel giorno ho riunito la squadra e ho chiesto a tutti chi volesse partecipare alla spedizione di salvataggio. Chi voleva poteva anche andare via o dirlo chiaramente e tirarsi indietro.
Tare resterà solo in società o le affiancherà qualche altra figura?
Bisogna vedere quello che chiede Reja. Ha una grande esperienza e ha dimostrato con i fatti che è in grado in piena autonomia di gestire uno spogliatoio. Ha l’equilibrio e le professionalità giuste per portare avanti un gruppo, soprattutto se viene sfoltito. Questo infatti sarà uno dei tempi principali che dovrò affrontare insieme a lui nell’interesse della società. Non serve assumere persone tanto per assumerle e questo vale tanto per i giocatori che per lo staff tecnico. Servono le persone giuste al momento giusto e che abbiamo le motivazioni giuste per fare bene qui. Devono rappresentare un valore aggiunto per raggiungere certi obiettivi. Prima devo portare a casa il risultato di una posizione in classifica decorosa, poi far tesoro dell’esperienza maturata e sulla base di questa apportare gli utili accorgimenti per evitare che si ripetano situazioni di questo genere.
Ledesma: è contento che il ragazzo vuole restare alla Lazio? La pagina dei dissidenti e degli epurati appartiene al passato?
I mezzi di informazione hanno etichettato alcune persone in questo modo. La società no. Anche oggi abbiamo detto che il tecnico ha fatto determinate scelte e questi giocatori che sono rimasti fuori non mi sembra che abbiano intrapreso azioni di contestazione nei confronti della società o del tecnico. Quando a una persona gli si dice apertamente che non ci sono gli spazi tecnici per rimanere in questa squadra e, nonostante gli si offra la possibilità di andare da altre parti, la persona in questione dica che comunque vuole rimanere alla Lazio, la responsabilità della società dov’è?
Alcuni hanno perso le cause, altri hanno ottenuto la vittoria di Pirro (una vittoria ottenuta ad un prezzo troppo alto per il vincitore, ndr). Manfredini ad esempio ha preso solo 40.000 euro e non 80.000 e il danno era talmente marginale che era riferito solo a tre partite che non erano state giocate.
Le iniziative della Lazio non a caso hanno costretto l’AIC a sedersi ad un tavolo per la prima volta per ridiscutere determinate situazioni contrattuali. E proprio per questo motivo episodi che si sono verificati in passato non si ripeteranno più in futuro perché le norme cambieranno.
Su Ledesma sono scelte che farà lo staff tecnico. Io devo fare scelte societarie che sono basate su scelte tecniche. Non posso prendere giocatori che il tecnico non condivide.
Cosa può fare Lotito per far riavvicinare i tifosi della Lazio?
Le ho provate tutte. Sono sei anni che ho ricevuto solo contestazioni sul convincimento da parte di queste persone che io avrei mollato. Io sono un tenace però, sono una persona che porta avanti le sue idee. Loro hanno assunto delle posizioni strumentali e volte a consolidare posizioni che non c’entrano nulla con il calcio nel modo in cui si sta evolvendo oggi. Il calcio sta cambiando in termini di risultati economici, di potenzialità, in termini normativi e di valori. Verranno apportate delle modifiche tali che solo alcune squadre potranno iscriversi ai campionati: società sane, che sono gestite in modo trasparente, e che non hanno debiti. Un’iniziativa coltivata anche a livello europeo da Platini. Noi, come federazione stiamo introducendo nuove norme restrittive: riceveranno delle penalizzazioni quelle società che non pagano gli stipendi e chi non paga l’Irpef. Verranno fatti i controlli a due mesi. La Lazio è l’unica società che riceve controlli dall’Agenzia delle Entrate tre volte l’anno. Siamo passati da 150 milioni di euro a 70 in 5 anni: siamo in regola perfetta con tutti i pagamenti. Certe gestioni passate hanno dato risultati sportivi, ma oggi non potrebbero neanche iscriversi al campionato. Oggi bisogna avere la capacità di conciliare l’elemento sportivo con quello gestionale. Anche i grandi club nazionali ed internazionali – e il mercato lo sta dimostrando – hanno dovuto intraprendere un percorso di cambiamento altrimenti non potrebbero più sopravvivere.
Ritengo che anche le persone che seguono con entusiasmo le proprie passioni, devono iniziare a vedere le cose in questa ottica. Perché vedere contestato anche oggi il presidente del Milan, che ha le stesse mie impostazioni e che ha portato il Milan da una squadra quasi sconosciuta a diventare il club più titolato al mondo, mi fa sorridere.
La Lazio l’ho presa sulle macerie ed era tecnicamente fallita. Il giorno che sono intervenuto io per il salvataggio, stavano contando i minuti per portare la documentazione in tribunale.
Dobbiamo ripartire uniti e creare un clima diverso. Non è un caso che la Lazio abbia vinto l’80% delle partite in trasferta. Significa che soffre l’ambiente romano: a casa propria non si è sereni e questo è molto grave.
Le contestazioni non mi scalfiscono perché sono un monito per me per fare ancora meglio. Per cui cerco di migliorare, e correggere gli errori che commetto in buona fede. Più che lavorare 24 ore su 24 per questo club, più che metterci la faccia, più che non percepire nessun emolumento, non so davvero che fare. Addirittura devo sentirmi dire che non ci ho messo le risorse: purtroppo la gente parla senza conoscere i meccanismi economici. Oggi posso dire che questo è un club che ha interesse a rafforzare la rosa, e lo farà. È un club che può iscriversi tranquillamente al campionato. Poi le scelte in fase di mercato si possono sbagliare o azzeccare. Però mi sembra che l’80/90% dei giocatori che ha preso la Lazio in passato sono andati tutti a buon fine e hanno ottenuto tutti dei buoni risultati. Nessuno però mi ha mai ringraziato per le cose positive fatte. Questo significa che non c’è un ambiente sereno. Io però vado avanti per la mia strada perché sono convinto che il lavoro alla fine paga. Ricordo la storia di Chinaglia e su altri fatti che mi venivano contestati. E questo accadrà anche per quei giocatori che poi vedremo se sono andati via giuridicamente in modo corretto o meno.
Perché però alcuni giocatori vanno via incattiviti? I matrimoni possono finire, ma perché in questo modo?
Perché nella vita si fanno delle scelte che devono essere condivise e non portare danni solo ad una parte. Rozehnal ad esempio venne da me e mi disse che aveva un’offerta da una grande squadra e che sarebbe stato contento di andare via. Mi disse anche che, qualora io non avessi accettato l’offerta, sarebbe stato ancora più contento di rimanere alla Lazio. A quel punto mi trovai in difficoltà. Però cercai lo stesso di accontentarlo. Poi invece c’è stato qualcuno che ha deciso di andare via a costo zero. E questo non va bene, soprattutto nel caso di persone che questo club ha valorizzato quando non erano nessuno e la società ha puntato su di loro. La società quindi si è dovuta difendere e ci sono dei regolamenti che non vengono sempre rispettati: come quello in merito al fatto che non si devono contattare giocatori quando sono sotto contratto con un’altra società. C’è qualcosa che non funziona nel sistema giuridico. Non voglio parlare del passato: ai posteri l’ardua sentenza, visto che si dimostrerà che certe scelte hanno portato un cambiamento radicale del sistema. La Lazio è una società che non fa le cause, ma si difende dagli attacchi e da comportamenti mediatici che talvolta riportano cose completamente destituite da ogni fondamento.
Penso che dobbiamo tutti voltare pagina. Ci sono dei momenti in cui tutti devono fare il proprio mea culpa: la società, quelli che contestano inopinatamente e quelli che attraverso la comunicazione di massa diffondono notizie false. Tutti insieme dovremmo fare un passo indietro, come fatto al momento di partire per Norcia, che è stata una mia idea.