FOCUS - Lazio, 118 anni di gloria e ricordi: i 10 luoghi che hanno segnato la storia biancoceleste

Ci sono giorni in cui il passato torna a far capolino all’orizzonte. La foschia del presente d’un tratto scompare, lasciando intravedere in lontananza la cima degli anni trascorsi. A partire da quella vetta memoria e storia procedono nello stesso verso, seguono la medesima direzione, ma percorrono strade differenti. È il tempo a scandire le tappe della storia, ma sono le sensazioni a segnare la via del ricordo. Percezioni generate da suoni, odori, immagini. È qui che sta la differenza. Un anno nella storiografia conta ben 365 chilometri. Ma nella memoria può anche coprire la distanza di poche decine di metri. Tutto dipende da ciò che si ricorda e dal perché. La mente umana segue leggi ben diverse da quelle che regolano lo scorrere del tempo. Eppure a volte accade che le due strade della memoria e della storia possano sovrapporsi. Si intercettano in luoghi ben precisi. Le distanze si annullano e i minuti tengono il passo delle emozioni. In 118 anni la Lazio ne ha regalate tante. Dalla vetta del passato Olympia spicca il volo e inizia il suo viaggio. Proprio oggi, in occasione dell’anniversario di nascita della prima squadra della capitale. Le sue ali e la sua vista le permettono di raggiungere con facilità i 10 luoghi dove storia e memoria biancoceleste si incontrano. Un volo che congiunge il passato al presente. Pronti, partenza, via.
1. PIAZZA DELLA LIBERTÀ – Il viaggio non può che incominciare dal luogo in cui la storia biancoceleste stessa ha avuto inizio. Le zampe di Olympia si posano sulla spalla della statua di Pietro Cossa e d’improvviso tutto si tinge di bianco e nero. Sulla piazza compare la storica panchina. Attorno a essa ci sono nove ragazzi. Alcuni di loro hanno i capelli ancora umidi, si sono rivestiti da poco nel capanno di Pippanera dopo il solito bagno nelle acque, ancora limpide, del Tevere. Gli occhi gialli di Olympia scorgono i tratti di un viso noto. A tener banco tra gli amici c’è Luigi Bigiarelli, ex sergente dei bersaglieri. Subito l’aquila biancoceleste riconosce anche gli altri giovani. Ci sono Alceste Grifoni, Odoacre Aloisi, Galileo Massa, Arturo Balestrieri, Giulio Lefevre, Enrico Venier e Giacomo Bigiarelli, fratello di Luigi. Stanno discutendo di nomi e colori. È il 9 gennaio del 1900. Da lì a poco nascerà la Società Podistica Lazio e Luigi Bigiarelli sarà il principale fondatore. Prima che i nove ragazzi arrivino alla decisione finale, nota ormai a tutti, Olympia riprende il volo. Il tempo stringe e ci sono altri nove luoghi da visitare.
2. PIAZZA D’ARMI - Olympia vola nello spazio e nel tempo. Attorno a lei c’è una Roma diversa da quella che ha imparato a conoscere dal giorno del suo arrivo nella Capitale. È il 15 maggio del 1904, nella città esistono ancora luoghi che oggi sono andati perduti. Come Piazza d’Armi, per esempio. L’aquila biancoceleste si ritrova a volare nei pressi del Lungotevere Oberdan. Sotto di lei numerosi sportivi si dilettano nelle loro discipline in un ampio quadrilatero di terra intervallato da qualche ciuffo d’erba. Ha tutta l’aria di essere un rudimentale centro sportivo. Più in là 22 ragazzi corrono dietro a una palla di cuoio marrone. Sono alle prese con quel famoso sport importato dall’Inghilterra e finalmente arrivato a Roma. L’aquila arriva nel momento in cui, dopo il terzo gol inflitto alla Virtus, Sante Ancherani sta esultando con i suoi compagni. È lui l’attaccante, il capitano e l’allenatore della Lazio. Al termine della prima partita di calcio disputata a Roma Olympia decide di dirigersi verso Villa Borghese, destinazione Parco dei Daini. Qui nel 1906 Fortunato Ballerini, primo presidente della storia della Lazio, realizzò il nuovo campo di calcio per le partite della squadra.
3. CENTRO SPORTIVO TOMMASO MAESTRELLI (TOR DI QUINTO) – Prima di spiccare di nuovo il volo dai rami degli alberi di Villa Borghese, Olympia assiste a un divertente siparietto. La Lazio sta disputando la gara contro l’Audace, è il 1913. La palla calciata da Fernando Saraceni detto Cecè, che ha preso proprio il posto di Ancherani, colpisce in pieno volto la moglie del prefetto Anarratore. Che offeso decise di sfrattare la Lazio da Parco dei Daini. Il presidente Ballerini riuscì quindi a ottenere dal comune di Roma dei terreni nel quartiere Flaminio. Lì nacque lo Stadio della Rondinella, o Campo Lazio, che dir si voglia. Olympia raggiunge la zona, ma viene catapultata bruscamente nel presente. E rimane delusa, perché dove sorgeva lo stadio oggi trova solamente un parcheggio. Nel 1958 infatti la Lazio fu costretta a lasciare il Rondinella e a trasferirsi a Tor di Quinto. L’aquila biancoceleste in picchiata atterra sulle spalle del busto in bronzo di Tommaso Maestrelli. Di nuovo il passato si confonde col presente. Olympia sente delle fragorose risate provenire da un luogo indefinito e poi davanti ai suoi occhi vede apparire lo storico allenatore della Lazio. Maestrelli col fischietto al collo tenta di richiamare l’attenzione di Chinaglia e Re Cecconi, baluardi di quel pazzo e scatenato gruppo che nel 1974 vinse il primo scudetto della storia della Lazio.
4. STADIO OLIMPICO – Ora Olympia sa bene dove deve andare. Il volo nel passato la porta in un Olimpico al quale non è abituata. Il sole riflette sul marmo e colpisce i suoi occhi, costringendola a fermarsi in prossimità della Tribuna Tevere. Lo stadio è gremito di tifosi. Sono all’incirca le 17.13 del 12 maggio 1974. L’aquila riconosce i colori della sua squadra sulle divise degli undici fenomenali uomini nella metà campo laziale. Dalla parte opposta il Foggia di Toneatto. Maestrelli con il solito sguardo fiero segue l’azione dei suoi ragazzi. L’aria è così tesa che Olympia potrebbe bucarla col suo affilato becco. Ma anche il rapace presta attenzione a ciò che succede in campo. Garlaschelli dalla sinistra crossa al centro dell’aerea, il difensore rossonero Scorsa cerca di deviare il pallone, ma erroneamente lo colpisce di mano. L’arbitro assegna il rigore alla Lazio. Giorgio Chinaglia è già pronto sul dischetto. Long John non sbaglia, l’Olimpico esplode. Per la prima volta nella sua storia la Lazio è campione d’Italia. Si drizzano le piume sul corpo di Olympia. Quei brividi saranno vivi in eterno.
5. STADIO FLAMINIO – L’aquila biancoceleste si sposta di nuovo. Alla ricerca di una risposta a una domanda ben precisa: quand’è che l’Olimpico ha assunto il suo nuovo aspetto? In vista dei Mondiali del ’90 lo stadio si rifece il look. Così la Lazio continuò a disputare le sue gare del campionato 1989 -1990 allo Stadio Flaminio. Fu un duplice salto nel passato. Ecco perché: dove oggi è presente la curva nord del Flaminio un tempo sorgeva lo storico Stadio della Rondinella. Inoltre, durante gli anni della Serie B, precisamente dalla stagione 1962 - 1963 a quella del 1965 – 1966, la Lazio disputò proprio in questo stadio l’intero campionato e diversi match di Coppa Italia. Stesso discorso vale per l’annata 1967 – 1968. A partire dagli anni 2000 al Flaminio la prima squadra della Capitale era solita giocare le amichevoli precampionato. Occasioni nelle quali la società presentava la nuova rosa biancoceleste. Come il 18 luglio del 2003, giorno di Lazio – Chelsea. I tifosi biancocelesti riservarono alla squadra di Mancini una grande festa, a seguito del 2 – 0 inflitto agli inglesi. Oggi il Flaminio è abbandonato a se stesso. Al suo arrivo Olympia trova una struttura, un tempo gloriosa, in rovina. E subito riprende il volo verso l’Olimpico.
6. CURVA NORD – La realtà circostante ha assunto di nuovo i colori del presente. Quando l’aquila della Lazio torna all’Olimpico ritrova lo stadio in cui vola ogni domenica. Ma prima di avvicinarsi alla sua solita postazione si concede un volo libero nei pressi della Curva Nord. Si dirige all’esterno, davanti ai cancelli di ingresso e col becco raccoglie una margherita. Poi vola all’interno e si ferma davanti alla targa dedicata a Vincenzo Paparelli. E lì lascia il fiore. Rendendo omaggio al tifoso biancoceleste tragicamente scomparso il 28 ottobre del 1979. Imita il gesto dei sostenitori della Lazio, che ogni domenica rivolgono lo sguardo a quella piccola lastra di marmo prima di entrare in Curva Nord. È proprio lì che Olympia finisce per posare i suoi artigli, sugli spalti del settore destinato alla tifoseria laziale. Assume la posa dell’aquila raffigurata nella scenografia che i tifosi biancocelesti realizzarono in occasione della finale di Coppa Italia del 17 maggio del 2017.
7. SEDE DEGLI IRRIDUCIBILI – La Curva Nord è il punto d’arrivo di un pellegrinaggio che solitamente aveva inizio da via Bartolomeo Bossi, sede storica degli Irriducibili. Oggi invece il quartier generale del gruppo più importante della tifoseria biancoceleste si trova a Appio Tuscolano. Precisamente è per Via Amulio che scorre il sangue arterioso della Lazio. Gli Irriducibili ci sono sempre. In prima linea, pronti a sventolare le bandiere della squadra in tutta Italia. Sono loro che dal 1987 impartiscono a tutti i ragazzi che accolgono nella sede l’abc della lazialità. Ancora oggi a partire da via Amulio compie i primi passi il futuro di una tifoseria che continuerà a svolgere la sua missione: sostenere la Lazio per l’eternità.
8. “AL GROTTINO DEL LAZIALE” – Di Lazio ce n’è molta tra le vie della città. È grazie alla società biancoceleste che Roma ha conosciuto il calcio. E i romani lo sanno bene. Nell’itinerario di Olympia c’è anche un luogo dove lazialità e tradizione romana creano un connubio praticamente perfetto. Esiste dal 1918 e a crearlo fu Giovanni d’Angeli, il fondatore de “Al Grottino del Laziale”. Ristorante storico di viale Romania. Punto di ritrovo ormai da anni dei tifosi biancocelesti. Sulle pareti del locale, gestito oggi dal pronipote di Giovanni, Enrico, c’è un vero e proprio almanacco della Lazio. Quelle mura raccontano i 118 di storia della società. Così come sarebbe in grado di farlo Enza, proprietaria del famoso Lazio Point. Anche se oggi il suo negozio di via Farini non esiste più, tutti si ricordano di lei. In tanti si sono rivolti a Enza per organizzare la prima trasferta della vita. Pensava a tutto lei. È la mamma di tutti i laziali. Ha contribuito a crescere la gioventù biancoceleste.
9. BADIA AL PINO EST – Prima di ritornare a Formello Olympia è decisa a raggiungere la penultima tappa del suo itinerario. Parlando di gioventù biancoceleste un pensiero non può che andare anche a lui. Gabriele Sandri. Nell’area di servizio di Badia al Pino (Arezzo) il suo viaggio ha trovato tragicamente fine. Ma è lì che il suo ricordo continua a vivere. Davanti alla stele che ricorda la sua scomparsa molti tifosi biancocelesti decidono di fare sosta. Magari proprio mentre sono in viaggio per seguire la Lazio in trasferta. C’è chi lascia una sciarpa, chi dei fiori. Ma ciò che è certo che è a Badia al Pino tutti hanno lasciato un pezzo del loro cuore.
10. FORMELLO – Fu inaugurato il 7 aprile del 1997 durante la presidenza di Sergio Cragnotti. È qui che vive Olympia. È qui che praticamente vive la Lazio. Tutto inizia e finisce a Formello. Anche questo particolare percorso dell’aquila biancoceleste. I tifosi possono arrivare anche qui. I cancelli del centro sportivo si aprono rispondendo ai comandi dettati dalle esigenze della squadra. Quando la Lazio ha bisogno del sostegno dei suoi tifosi Formello diventa la casa di tutto il mondo laziale. E lo stesso accade quando c’è una nuova importante vittoria da festeggiare. Momenti destinati a diventare futuri ricordi. In un luogo dove memoria e 118 anni di storia tendono a coincidere perfettamente.