Firmani, una storia di Lazio

15.12.2009 10:38 di  Alessandra Matera   vedi letture
Fonte: rassegna stampa a cura de lalaziosiamonoi.it tratto da Corriere dello Sport - Patania
Firmani, una storia di Lazio

La storia di Fabio Firmani è quella di un laziale vero. E’ l’uomo che domenica è tornato in campo, a distanza di tanto tempo ed ha saputo dare muscoli e cuore alla squadra. Il suo è un vero e proprio romanzo biancoceleste che parte dai poster appesi nella stanza da suo fratello Gianluca nel loro appartamento al Nuovo Salario passando per quell’aneddoto con Totti e poi tra illusioni e delusioni fino al riscatto di domenica scorsa.
Come in un vero e proprio anticipo di derby Firmani e Totti da bambini e per due mesi hanno giocato assieme, compagni di squadra nei Pulcini della Lodigiani. Fabio aveva sette anni e Francesco Totti nove. “Non so neppure se Totti se lo ricorda. Sua mamma Fiorella sicuro, perché ero la mascotte della squadra e mi salutava: Fabietto, Fabietto mi diceva ogni volta che arrivavo al campo”
Nell’autunno del 1985 Tonino Ceci aveva visto Firmani sul campo della Spes Montesacro e la Lodigiani lo tesserò subito, lasciandolo poi in prestito al Val Melaina.
Dopo dieci anni di settore giovanile Firmani è diventato calciatore della Lodigiani guidata da Maurizio Viscidi con 20 presenze in serie C1 a dare geometria a centrocampo e a difendere un attacco formato da Stellone e Di Michele.
Nella stagione successiva gioca in serie A con il Vicenza di Guidolin, vince la Coppa Italia in finale con il Napoli che lo porta all’esperienza, l’anno successivo, nella Coppa Coppe, con sette presenze ed un gol. L’eliminazione avviene in semifinale contro il Chelsea di Vialli.
L’anno successivo Firmani è in serie B, gioca con la Reggina e aiuta la squadra a raggiungere la promozione. Sagramola, diesse del Vicenza, lo porta in Veneto. Con forza e determinazione ottiene anche l’Under 21 campione d’Europa del 2000.
Fabio, però, ha voglia di tornare in serie A e va a giocare con il Chiedo dove è chiuso da Perrotta e Corini. Così gioca poco e s’innervosisce. Guidolin riesce a portarlo a Bologna dove rimane quattro mesi per poi passare al Venezia. Qui, però, le cose non vanno molto bene e Fabio riparte alla grande grazie al Catania in serie B nel 2003 dove collezione 39 presenze, ma quando rifiuta il rinnovo del contratto è messo fuori rosa.
Alla Lazio arriva nel 2005 a parametro zero in sostituzione di Giannichedda. E’ il coronamento del sogno della sua vita, può finalmente giocare per la squadra di cui da sempre è tifoso. In campo si alterna con Dabo e fa coppia con Liverani. Il 2005 è l’anno della rottura dei legamenti del ginocchio sinistro con una ripresa lenta e difficile, poi ancora stop per una microfrattura al dito del piede ed i problemi al polpaccio. Si è ripreso, Fabio, dagli infortuni e dalle delusioni. Aspettando sempre e in ogni caso la Lazio.
Lazio che nella stagione 2008/2009 lo vede protagonista per la litigata con Daniele Conti nella partita contro il Cagliari, rimedia due giornate di squalifica e dopo solo una settimana è dato in prestito al Dubai. Ma è solo un arrivederci fra lui e la sua squadra del cuore “ Non sono rimasto a Dubai perché ho ancora voglia di calcio vero. Voglio la Lazio a meno che non mi dicono “Non ci servi.” Nelle ultime ore di calcio mercato la Lazio gli propone un’offerta dell’Albinoleffe in serie B, Fabio rifiuta ancora e torna ad allenarsi a Formello tra i dissidenti. E’  deluso, ma continua a fare il suo dovere, si allena e aspetta. Intanto spedisce il telegramma della richiesta di reintegro senza fare causa alla Lazio.
Un mese fa il colloquio di chiarimenti con Lotito, poi la prima convocazione e Dabo che si fa male spalancandogli le porte del campo.
E Fabio può ricominciare con la partita di domenica contro il Genoa, deve tenere nelle gambe 90 minuti, nonostante l’ultima partita che ha giocato è stata il 18 maggio 2008. Non ha deluso le aspettative, anzi, forse ha meravigliato. Ha portato in campo la sua personalità e la sua adrenalina. Si è gestito, ha gestito e fatto girare la palla e nel momento del bisogno ha stretto i denti, per portare la squadra alla vittoria finale e regalare un po’ di gioia ai tifosi che aspettavano da troppo di tempo di tornare ad esultare. I tifosi lo hanno ripagato intonando a gran voce il suo nome durante la partita “Noi vogliamo undici Firmani”.
A fine gara corre sotto la Curva Nord, stringe la maglia biancoceleste e la lancia ai tifosi, uniti con lui in un abbraccio ideale.
E ora Fabio sogna di giocare a San Siro contro l’Inter e di dare ancora il suo aiuto alla Lazio.
Sembrava ad un passo dalla cessione ieri, oggi è l’anima ed il cuore della Lazio. Uomini come lui, tifosi veri in campo, in momenti come quello che sta attraversando la squadra servono per scuotere gli animi ed il gruppo.