Fabio Poli: "La Lazio uscirà fuori alla distanza. Bene Biglia e Felipe Anderson"

Il 5 luglio 1987 si rese protagonista di una delle pagine più significative della storia biancoceleste, segnando la rete decisiva nella sfida contro il Campobasso, lo spareggio – giocato a Napoli - che permise alla Lazio di evitare l'onta della retrocessione in Serie C. Fabio Poli è uno degli eroi della formazione del meno nove, tanto basta a legare per sempre il suo nome a quello della società capitolina. L'ex attaccante bolognese, intervenuto sulle frequenze di Lazio Style Radio 100.7, ha parlato del momento che sta attraversando la Lazio: “Credo che la squadra stia provando, con pazienza, a far inserire i nuovi. La partita contro la Fiorentina dimostra che la strada imboccata è quella giusta. Biglia ha fatto un'ottima prestazione e anche il brasiliano Felipe Anderson mi ha fatto una buona impressione. Sono sicuro che la Lazio uscirà fuori alla distanza e riuscirà a disputare un grande campionato”. Molto curioso di continuare a “scoprire” i giovani arrivati a Formello quest'estate, Poli non dimentica di sottolineare l'importanza di un giocatore che già la passata stagione vestiva la maglia biancoceleste, Candreva. “Penso sia uno dei migliori esterni italiani, anche perchè le altre squadre prediligono altri moduli e non valorizzano gli esterni di centrocampo. In queste compagini sentiamo parlare di terzini di spinta, non di ali. Petkovic invece predilige il gioco sulle fasce e lo fa sfruttando appieno le caratteristiche di due giocatori come Lulic e lo stesso Candreva... E pensare che ha iniziato la sua carriera da centrocampista. Ha un unico limite, a volte si innamora troppo del pallone, ma a parte questo posso solo parlarne bene”. In chiusura, un giudizio anche sull'operato di Petkovic: “Mi fido del tecnico bosniaco e del modulo che abbiamo ammirato la passata stagione, il 4-1-4-1 mi sembra perfetto per questa Lazio. La difesa? Il motivo dei tanti gol incassati risiede nel fatto che in ogni partita giocano calciatori differenti, così facendo è difficile trovare quei meccanismi che ti permettono di migliorare i movimenti e di subire meno”.