Caso tamponi Lazio, assolto anche il laboratorio di Avellino: i dettagli

Prosciolti da tutti i capi di accusa perché "il fatto non susssre". Nella mattinata di mercoledì si è l'udienza Gup per Walter Taccone, Massimiliano Taccone e Francesca Di Marzo Capozzi, accusati di reati quali falso, epidemia colposa e truffa in appalti pubblici per il caso dei tamponi della Lazio del 2020. La questione riguardava i risultati discordanti riscontrati per tre calciatori, i quali sono risultati negativi ai test del Coronavirus effettuati presso la Futura Diagnostica di Avellino, ma positivi secondo l'Uefa e l'Asl di Roma. Il pubblico ministero Vincenzo Toscano ha avanzato la richiesta di procedere con il processo nei confronti dei tre imputati, mentre i difensori di fiducia hanno chiesto il proscioglimento. Il Gup del Tribunale di Avellino, dottor Marcello Rotondi, ha accolto la richiesta dei difensori e ha prosciolto gli imputati da tutte le accuse. Come sottolinea AvellinoToday, è importante notare che l'intera accusa si basava sull'analisi dei tamponi effettuata dalla società SynLab. Inizialmente, i risultati indicavano esiti positivi, ma la Futura Diagnostica aveva indicato esiti negativi. Durante le indagini, la Guardia di Finanza ha effettuato perquisizioni e si è persino ipotizzato che i tamponi fossero stati prelevati da persone diverse.
Caso tamponi Lazio, le fasi della vicenda
Tuttavia, l'incidente probatorio ha confermato che i tamponi erano stati effettivamente prelevati dai tre calciatori coinvolti. Inoltre, una consulenza ha escluso errori o manipolazioni, affermando che i due laboratori utilizzavano metodiche diverse ma valide. Le differenze nei risultati erano dovute alla diversa metodica di analisi. In seguito, sono state formulate accuse nei confronti di altri tre calciatori per un giorno diverso (il giorno 26), ma si è scoperto che c'era stato un errore nella compilazione delle liste. Le analisi avevano continuato a dare esito negativo per tutti e tre i calciatori, suggerendo che non vi era alcuna intenzione di falsificare i risultati. Infine, riguardo agli altri due imputati, l'accusa era che non avevano inviato i referti positivi a Sinfonia, la piattaforma regionale. Tuttavia, le difese hanno dimostrato che il sistema non accettava tali referti poiché i calciatori erano residenti in altre regioni, quindi non vi era stata alcuna omissione da parte loro. Le comunicazioni erano state inviate ma respinte dal sistema, che accettava solo i referti dei residenti in Campania.