GARBAGE TIME - Danny Dichio: il divo, il manager-macellaio ed un coro che si ripete ad ogni... minuto

12.05.2013 12:33 di  Davide Capogrossi  Twitter:    vedi letture
Fonte: Davide Capogrossi - Lalaziosiamonoi.it
GARBAGE TIME - Danny Dichio: il divo, il manager-macellaio ed un coro che si ripete ad ogni... minuto

Il BMO Field è il tempio del Toronto FC, squadra di calcio della Mls. In ogni partita dei Reds, sia la finale di campionato o un amichevole con i ragazzini del college, al minuto 23:13 accade qualcosa di straordinario e assolutamente irrinunciabile: “Ooooohhh Danny Dichio, Danny Dichio, Danny Dichio, Danny Dichioooooo ohhhh!”- dagli spalti dello stadio canadese si alza un coro, puntuale come un orologio svizzero. Tutte le partite, dal 12 maggio 2007, da quando il nostro eroe, Danny Dichio appunto, realizzò il primo gol della storia del club. Un rito inestirpabile, tradizione consolidata. Lui, il bel Danny, in carriera è stato apprezzato anche per le sue doti da DJ, e per alcune sfilate con Dolce&Gabbana. In Inghilterra fu votato anche come calciatore più bello del mondo. Ma sugli spalti del Marassi, sponda Sampdoria, di Dichio non c’è traccia. Misteri del divismo.

ALL’OMBRA DI LES – Daniele “Danny” Dichio nasce il 19 Ottobre 1974 nel quartiere di Hammersmith, a Londra. Madre inglese, il padre Gianni è un verace macellaio freelance di Margherita di Savoia (BA), emigrato a Londra negli anni ’70 in cerca di fortuna. Proprio il padre sarà una figura fondamentale nel processo di crescita del figlio, seguito costantemente e spinto all’attività agonistica. Danny si mette in mostra nei tornei scolastici, viene considerato uno dei massimi prospetti insieme a tale David Beckham. A nove anni viene notato dal QPR, il club del suo cuore, ed entra nel settore giovanile. Danny cresce sano e forte, diventa ben presto una pertica di oltre 190cm e segna gol a raffica. Un bomber d’eccezione come Les Ferninand lo prende sotto la sua ala protettiva. Danny alterna il calcio alla consolle da dj, è un amante della club culture, ma sarà proprio Ferninand a indicargli la retta via. Quando lo storico centravanti si accasa al Newcastle, Dichio ha finalmente la sua chance. Neanche a dirlo segna al debutto, con tutta la sua famiglia sugli spalti del Loftus Road a rischio infarto. Una giornata da predestinato, una favola alla Jimmy Grimble, di quelle strappalacrime, di quelle a lieto fine.

MI MANDA… UN BIDONE– Dichio è un attaccante implacabile d’area di rigore, insuperabile nel gioco aereo ma molto abile anche a leggere le varie situazioni di gioco e con piedi discreti. Il presagio del bidone si avverte quando Ray Wilkens, storico pippero del Milan anni ’80 e manager di Danny al QPR, sponsorizza il suo passaggio in Italia. Intanto segna con regolarità attirando le attenzioni di club di Premier League e Serie A. Una volta un tifoso entra in campo e gli morde un orecchio mentre batte un corner, i rischi del mestiere. Il suo contratto scade nel 1997, ma l’offerta recapitata dal suo club non soddisfa… il padre del giocatore. Dal pizzaiolo di Angri al macellaio delle Puglie, Raiola bis. Il buon Gianni, butcher di facciata ma abile manager a tutti gli effetti, spinge il figlio verso il trasferimento in Italia. Quando si dice: proiettare sui figli i propri sogni. Gianni è un tifoso sfegatato del Milan, invia decine di dvd al club rossonero: il ricordo di Blissett e Wilkens è ancora troppo nitido… Dichio così sfrutta la sentenza Bosman e si accasa alla Sampdoria a costo zero, fortemente voluto da Sven-Goran Eriksson.

MACELLAIO MANAGER – Il QPR si infuria con il giocatore per la partenza improvvisa, il danno economico è ingente, i tifosi parlano senza mezzi termini di tradimento. Il padre ha smaltito la delusione per il mancato passaggio al Milan, sottolinea come il club avesse rifiutato l’estate prima offerte da Venezia, Reggiana e Torino. Intanto sviolina le qualità del figlio alla stampa, è l’inizio (e la fine) di un sogno: “Ho ricevuto una telefonata da un giornalista della Gazzetta dello Sport che mi ha parlato dell’interesse della Sampdoria e da lì si è evoluta la trattativa”. L’amorevole genitore ammette che i blucerchiati seguivano il figlio sin dal debutto con il club inglese, in particolare proprio mister Eriksson. Dettagli, sfumature: lo svedese in estate si accasa alla Lazio e non può schierare il suo pupillo, al suo posto l’argentino Menotti, non ci sono i presupposti etnici per la nascita di una perfetta sintonia. Il figlio ovviamente è assolutamente entusiasta della nuova esperienza: “Questa è l'occasione della vita per me. Sono così eccitato e non vedo l'ora di entrare in campo. Non mi aspettavo di entrare in prima squadra della Sampdoria da subito. So che sto andando a lavorare sodo., Ma sono pronto a farlo”. Per la Doria è costretto a rinunciare anche alle sue scratchate con il portiere del Liverpool David James. Amen.

TOCCATA E FUGA – Difficile se non impossibile scalzare il posto di Montella, Dichio raccoglie la miseria di due presenze, sistematicamente ignorato da Menotti. Alla Samp resta fino ad ottobre, una toccata e fuga da record. I blucerchiati preferiscono prelevare l’eroe camerunense di Italia 90 Omam-Biyik (autore della rete che stese l’Argentina), a torto. Dichio si accasa al Lecce di Prandelli e l’esordio con gol lascia ben sperare (il giocatore era disperato per l’assenza del padre sugli spalti). In giallorosso gonfia la rete solo in un’altra occasione e in estate la Sampdoria lo cede senza troppi rimpianti al Sunderland per 750.000£: si tratta comunque di una plusvalenza, nessuno di dispera, ad eccezione forse di qualche bongustaia casalinga doriana. La sua carriera prosegue tra Inghilterra e Canada. A Toronto è un eroe, al 23:13, guai a non inneggiare a gran voce il suo nome. Oggi è direttore tecnico della Thornhill Soccer Club, allena giovani leve lui che è cresciuto all’ombra di Les Ferdinand. Tra uno scratch e due calci ad un pallone, chissà se ha mai pensato alla carriera che avrebbe potuto conseguire con un padre meno oppressivo… o con Sven-Goran sulla panchina della Samp.