Cochi laziale vero: "Amore e passione di famiglia... Cragnotti un vincente, Lotito un vulcanico... Sogno Nesta all'Olimpico"

22.01.2013 09:59 di  Alessandro Zappulla   vedi letture
Fonte: da Il Tempo
Cochi laziale vero: "Amore e passione di famiglia... Cragnotti un vincente, Lotito un vulcanico... Sogno Nesta all'Olimpico"

Alessandro Cochi, delegato allo Sport di Roma Capitale, nato e cresciuto a Testaccio, roccaforte storica del tifo giallorosso, ha amato sin da barnbino i colori biancocelesti, grazie al nonno e al papà, che lo portavano allo stadio in Tribuna Monte Mario. Laziale dunque non a caso, ma per scelta.

Cochi, laziale perché?

«Sicuramente per tradizione familiare.C'è uno striscione in Tribuna Tevere che dice "La squadra dei nostri padri e quella dei nostri figli", fatto dal Sodalizio che è un' importante realtà allo stadio e per me è stato così. Oltre che papà, i fratelli, non posso non menzionare mio nonno, Alfredo Ricci, una bella istituzione all' interno della tifoseria. Laziale di nonno, in padre e in figlio, sperando di arrivare ai nipoti».

Però nato e cresciuto a Testaccio, cuore del tifo giallorosso.

«Per questo mi sono forgiato anche un po' il carattere. Quando ero più piccolo, la Lazio non navigava certo nell' oro e in classe se andava bene eravamo 2 o 3 laziali, con 12-15 romanisti, la proporzione più o meno era questa. Già andavo allo stadio con i miei, in Tribuna Monte Mario».

Il primo ricordo legato alla Lazio da bambino?

«Molto sfocato. Una delle ultime partite di Chinaglia giocatore, prima che tornasse in America. Allo stadio entravo con nonno e papà, c' erano sempre fuori le tribune Umberto Lenzini con padre Lisandrini. Lenzini amava sostare nel corridoio della Monte Mario e salutare i tifosi, c' erano le panche di legno numerate».

La sua prima trasferta?

«Con la famiglia, Arezzo- Lazio, nell' 82-83. Saremmo andati in serieA a Lazio- Catania, vinta 2 a 1 ».
 

L' ha nominato prima: Giorgio Chinaglia. Un suo ricordo di lui giocatore?
«Chinaglia era istrionico, pazzo, scellerato, ma anche forte evincente. E' stato il giocatore che ci ha dato uno scudetto nel '74, quando era impossibile vincere in Italia».

Va allo stadio?

«Sì, quasi sempre in casa. Mi piace molto la Tribuna Tevere, vado in Monte Mario, ma mi concedo anche un paio di passaggi in curva».

Il derby per Cochi è?

«Qualcosa che prima vivevo una settimana, con il mal di pancia. Oggi la maturità direbbe "meglio lo scudetto e perdo due derby", ma dieci anni fa non l' avrei mai pensato».


Il suo derby del cuore?

«Il primo di Paolo Di Canio, nel 1989».

Le piace Petkovic?

«Apprezzo la sua concretezza, anche se all' inizio nessuno pensava potesse essere così».

Il giocatore insostituibile della Lazio attuale?


«Hernanes. E la sorpresa è Candreva, sono contento perché è un ragazzo di Roma».

Da poco si è festeggiato il compleanno per i 113 anni della Lazio. Il regalo che vorrebbe per la sua squadra?

«Sicuramente uno stadio a dimensione umana e di tifoso, possibilmente a Roma, dentro il Raccordo Anulare.
Unitamente ad un museo adeguato alla storia ultracentenaria della Lazio».


Lei è stato tra l' altro il fautore della targa a Piazza della Libertà per il Centenario.

«Sl, insieme ad un altro consigliere, Massimiliano Parsi, scomparso nel 2011 e che mi piace ricordare. Lui era consigliere in Prati, io al centro storico e realizzammo un sogno nostro e di tutta la tifoseria. Su tutte le iniziative che abbiamo fatto, un personaggio che deve essere valorizzato è Antonio Buccioni, un ministero dello sport».

Recentemente sono tornati Gascoigne e Veron perla gioia dei tifosi. Un altro campione che vorrebbe rivedere? «Sicuramente Alessandro Nestae vorrei che facesse pace con il suo pubblico».

Lenzini, Cragnotti e Lotito. Un aggettivo per ognuno?

«Maestrelli, "Maestro" di nome e di fatto. Cragnotti ,un signore e vincente, Lotito vulcanico».


Lotito è pronto ad entrare in politica. Un consiglio?

«Ho avuto posizioni diverse dal presidente, ma per il carattere che ha riesce sempre a portare a casa il risultato. Sicuramente potrebbe fare bene anche in politica, è così determinato e decisionista. Ma il consiglio è di curare i rapporti».

L'ultima: tra le tante iniziative a livello istituzionale, quale ricorda con più orgoglio?

«Molte, penso alla difesa di Olympia in Commissione Ambiente, a piazza della Libertà. Ma quel) a più difficoltosa è stata la targa a Paparelli, perché chiudeva un ciclo, dove c' erano stati per troppi anni brutti cori. Fu un po' sofferta farla capire, il Coni aveva paura che potesse essere ancora motivo di divisione, invece quel giorno vennero anche i tifosi romanisti, così come per la questione Sandri quando ospitarono papà Giorgio in Curva Sud, in una giornata davvero toccante per tutti».