Lazio, Lotito si racconta: "Lo Scudetto e il futuro... una squadra funziona se..."

13.04.2025 14:35 di  Lavinia Saccardo   vedi letture
Fonte: Lavinia Saccardo & Niccolò Di Leo - Lalaziosiamonoi.it
Lazio, Lotito si racconta: "Lo Scudetto e il futuro... una squadra funziona se..."
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Nel podcast, un Caffè da Vanni, è intervenuto il presidente della Lazio Claudio Lotito che ha parlato a 360° dei suoi impegni da senatore e da presidente dei biancocelesti. 

Come prende il caffè Lotito?

Il caffè non lo prendo, prendo il tè. Non prenderei mai un aperitivo con le persone che non hanno rispetto per l’essere umano. Ci sono persone che curano soltanto gli aspetti materiale e in spregio anche della qualità delle persone. Io ho sempre valutato le persone per quello che sono, indipendente dallo status social, economico, culturale ed altro. 

Con chi non prenderebbe mai un caffè?
L’oracolo di Delfi diceva ‘gnosi se auton’, conosci te stesso. Ed ognuno di noi dovrebbe conoscere quelli che sono i suoi pregi e i suoi limiti, e quindi sa fino a che punto può spingere le proprie aspirazioni. Purtroppo questo oggi non accade più perché tutti pensano di poter fare il presidente della repubblica, l’allenatore della nazionale. 
Non sono abituato a parlare male delle persone e soprattutto a catalogarle perché può darsi che quelle persone in un certo contesto non riscuotono la mia attenzione e la mia considerazione, magari in altri contesti sono eccellenti. 
Con Juan Bernabe non lo prenderei di certo, mi avete nominato una persona della quale io non ho grande considerazione, alla luce dei suoi comportamenti. 

Si conoscono Marco Rizzo e Lotito?

Con Marco Rizzo ci conosciamo da una vita, c’è stima quindi non c’è alcuna preoccupazione. È una persona corretta e che coltiva dei valori. Oggi alcune posizioni radicali di un tempo non hanno più senso. 
Kant faceva una distinzione tra fenomeno e noumeno, tra l’apparire e l’essere. Chi ha il noumeno non si cura degli aspetti sovrastrutturali delle persone. Io non coltivo persone che hanno una sovrastruttura. Ognuno vale per quello che è. 

Lotito pensa più ai soldi o al calcio?

Le persone mi ritraggono in modo diverso rispetto a quello che sono, perché sono persone che fanno le analisi epidermiche, ossia non vanno a fondo quindi su quello che è la persona perché la persona è composta a 360º tutta una serie di requisiti che fanno della persona un unicum. Per quello che riguarda i conti non è colpa mia, per me sono alla base della gestione. Un’azienda deve avere un equilibrio economico-finanziario per poter essere gestita altrimenti rischi il fallimento. Basta nel caso del calcio verificare quello che è successo negli ultimi 25 anni e vi renderete conto che tante persone sono sparite nel ruolo di presidente. Quando dico sparito è perché hanno avuto un periodo di 5 anni massimo e perché probabilmente hanno interpretato il calcio come tifosi-presidenti e non come presidenti-tifosi. Io sento la responsabilità di dover coltivare quei valori di questa società nata nel 1900 e che per altro hanno valori importanti e rarissimi, visto che è stata insignita della qualifica di Ente Morale. Questo proprio per le azioni che promuoveva sul territorio. Ci sono delle condizioni che fanno parte dell’essere e non dell’avere. Penso, quindi, che fare i conti però non sia un fatto negativo d bisogna conciliare il risultato sportivo con il sano equilibrio economico-finanziario. Spesso questo non accade perché la gente corre dietro al risultato sportivo per apparire, poi però le società spariscono, falliscono ed è successo a tante società. Ed è per questo che ci tengo e mi adopero. Basti pensare che per mantenere il numero di matricola originario e non far fallire la Lazio io mi sono caricato di 550 milioni di debiti nel 2004. La società fatturava 84 milioni e ne perdeva 86,6. Penso che il risanamento che ho messo in atto, coniugando anche i risultati sportivi. Perché dopo la Juve, la Lazio è la seconda società che ha vinto il maggior numero di trofei. Non ha vinto il campionato ma ha vinto 3 Supercoppe e 3 Coppe Italia, peraltro vincendo contro l’Inter del triplete, contro la Juventus che aveva vinto tutto. Dimostrando, quindi, che si possono raggiungere dei traguardi e dei risultati sportivi utilizzando l’organizzazione e la capacità di mettere a sistema non solo il denaro ma anche le capacità di avere delle idee che possono produrre risultati. 

Quando arriverà lo scudetto?

Voi pensate che lo scudetto sia un fatto matematico, oggi si pensa che più spendi e più vinci ma è una fesseria. Basta prendere ad esempio i Cosmos che era una squadra piena di campioni ma non ha mai vinto nulla. Quindi il tema è investire in modo oculato e in modo scientifico per raggiungere degli obiettivi. Io nel calcio ho preso la Salernitana in eccellenza e l’ho portata in Serie A, l’unico caso nel calcio italiano. In eccellenza pagai un contributo per farla ripescare in Serie D e ho vinto il campionato, sono andato in C2 ho vinto il campionato, sono andato in C1 ho vinto la Coppa Italia e il campionato, sono andato in Serie B e poi sono andato in A. La Lazio l’ho risanata ed oggi ha 300 milioni di euro di patrimonio immobiliare ed è la società più patrimonializzata che c’è sul mercato. Io sto lavorando affinché lo scudetto non diventi un fenomeno sporadico ma diventi un sistema all’interno della Lazio. Io ho proceduto nel risanamento, oggi sto nella fase della crescita, non a caso sto costruendo l’Academy.

Che squadra faresti giocare per fare la pace nel mondo?

Non c'è una squadra per la Nazione. Allestirei una squadra funzionale a quell'obiettivo, con persone che hanno quel tipo di rappresentatività. Questi problemi si discutono su altri tavoli, della diplomazia, ma con l'obiettivo di portare l'essere umano al centro. Quello che ha fatto Berlusconi è di togliere l'ideologia dai partiti, creando una politica al servizio della gente. Quando qualcuno riceve un voto, ci si aspetta che venga rappresentato al meglio.

Come vede il futuro della Serie A

Voglio svelarvi un aspetto. Io acquisisco la Lazio perché Silvio Berlusconi, con cui avevo un'amicizia da prima che fosse politico, e ci vedevamo spesso. Lui spiegò di essersi interessato alla Lazio per una questione di ordine pubblico. Ci furono una serie di situazioni molto delicate. Aveva di me una grande stima, ritenendomi in grado di risolvere i problemi. Il problema del futuro del calcio passa attraverso alcune regole che sono state disattese. Quando sono entrato in Lega calcio tutti parlavano di chi avrebbe fatto il presidente. All'epoca c'erano 42 presidente tra Serie A e B. In un quadro di questo genere ho visto che il problema non era chi fa il presidente, ma che producevamo 1 miliardo e 200 milioni di debiti. E come si risolvono? Salary cup, defiscalizzazione, incremento dei ricavi e gestione delle spese. Sulla base di questo sono riuscito a fare un risanamento. Nei primi tre anni pagavo due squadre: quella che giocava, che ho fatto io comprando nove giocatori in un giorno, e quella che avevo ritirato. In quel periodo andai anche in Champions e ottenni una Coppa Italia. Quando sono entrato in federazione insieme a Tavecchio, avevo la delega alle riforme e ne ho fatte alcune fondamentali. Tra queste la goal line technology, perché sono un uomo pratico. Abbiamo anche proposto il Var e, grazie ai rapporti di Tavecchio con il predisente della Fifa, siamo stati i primi a sperimentarlo. Siamo passati da un'impresa romantica con il 'padron coglion che metteva i soldon' a un'impresa industriale dove devono quadrare i conti. Con la differenza che oggi parli di cifre importanti, oggi vincere la Champions vale 130/140 milioni. Per questo una svista costa tanto, la tecnologia è fondamentale. 

C'è favoritismo per le tre squadre del Nord?

Io non faccio dietrologie, non rientra nel nostro modo di pensare. Ogni tanto a pensar male ci si azzecca. Sicuramente il sistema necessita di cambiamenti strutturali e radicali. Faccio un esempio pratico. Ci sono criteri di ammissioni alle squadre in campionato, molte squadre sono state ammesse nonostante fossero piene di debiti. Se io sono la struttura e decido chi fa le ammissioni, chi fa il giudice che deve fare poi giustizia su di me, spinge a pensare che delle volte le cose debbano uscire fuori dal sistema e quindi ci vuole una struttura terza. Se si eliminano dei presupposti che possono eliminare dei riflessi condizionati già si sta un pezzo avanti. Se io nomino una persona che poi mi deve giudicare, se non altro la metto in difficoltà.

Il futuro di Lotito più nel calcio o nella politica?

Oggi sono entrato in politica perché Berlusconi mi ha spronato più volte a tornare in questi ambienti perché sono determinato, ho un minimo di competenza, una grande responsabilità e mi dicono di essere un grande lavoratore. Platone nella 'Repubblica' diceva che i governatori vanno scelti tra le persone più intelligenti e acculturate perché si devono mettere al servizio della collettività. Io questo lo faccio con il cuore. Nel calcio faccio la stessa cosa. Ho portato delle innovazioni da molti non gradite. Prima si diceva che più spendevi più vincevi, ma oggi non è così. Se guardiamo i conti è un'altra cosa. Ho fatto tre cose che resteranno nella storia economica del mondo. La Lazio è la prima società italiana quotata in borsa ad adottare un sistema duale. In una società quotata come la Lazio, quando sono entrato, ho comprato il 21% con 25 milioni di euro, ho comprato 1.070 miliardi di debiti. Tutti la consideravano una sfida estrema e oggi i fatti mi hanno dato ragione. Ho scelto il sistema duale perché quando ho fatto la prima assemblea, piena di azionisti, bastava una persona con azioni per 20/30 euro e diceva di non essere d'accordo per bocciare il bilancio. Nel frattempo passò una legge che permise il sistema duale. In Italia lo hanno pochi, perché significa che il bilancio non lo approva l'assemblea dei soci, ma il consiglio di sorveglianza. Nel nostro Paese gli imprenditori identificano l'azionista con il gestore. Ma non è detto che abbia i requisiti per poter gestire e quindi deve rimandare a terzi. Tra l'altro il consiglio di sorveglianza è quello che nomina il presidente e che lo può revocare. Gestore e azionista sono ruoli diversi. Io ho portato i risultati, nessuno mi ha mai voluto mandare a casa. Questo accorcia anche la catena di comando. Sono stato anche il primo a fare la transazioni con il fisco in 23 anni. A me hanno fatto una dilazione, che oggi fanno normalmente anche con la rottamazione. In 21 anni pagavo 6 milioni l'anno in anticipo di sei mesi, a conferma della correttezza delle norme. La terza cosa è la vicenda del marchio. Quando sono entrato io era a valore storico, quindi se valeva zero, nel bilancio era zero. Per me era sbagliato, perché secondo me ha valore intrinseco. Intanto ha un aspetto dicotomico, posso sfruttarlo a livello commerciale. Il tema è che ha un valore reale in rapporto ai valori che produce. Feci anche una guerra con la Consob. La mia più grande soddisfazione fu che nel 2006 l'allora presidente della Consob disse che deve dare atto al presidente Lotito che aveva ragione. Oggi la mia società produce con il marchio 15 milioni d'utile all'anno. 

Perché l'Italia non va ai Mondiali?

Bisognerebbe chiedere a chi la gestisce. Secondo me non ci sono le verifiche. Con quei risultati non si sarebbe dovuto dimettere? Nonostante reiterare sconfitte resta sempre lì. Se non sei cosciente di quello che rappresenti e di quello che sei è un problema.

Lei rispetta sempre Sarri che ha deciso di dare le dimissioni?

Con lui avevo un rapporto franco. Per altro i suoi collaboratori mi hanno rivelato che l’unica volta che ha fatto degli elogi a una proprietà è stato per me. Diceva che io ero una delle persone più intelligenti che lui avesse mai conosciuto, e io lo ringrazio per questo. Il tema qual è: se tu sei conoscente di te stesso conosci anche i tuoi limiti. Quindi, se produci risultati negativi come puoi pretendere di essere un punto di riferimento? 

Il business del calcio...

Ci sono parecchi fattori imponderabili nel calcio. Il calcio è l'attività più complicata per questo dal punto di vista imprenditoriale. Se tu hai un'attività industriale hai il costo delle materie prime, della lavorazione e della vendita e ottieni un risultato. Nel calcio i fattori sono molti di più: la psicologia, gol o non gol. I giocatori sono aziende autonome e quando scendono in campo lo fanno come uomo con tutti i problemi che si portano, al di là del valore del  calciatore. La capacità è quella di fare sistema. Il processo è semplice, bisogna avere: la visione di quello che si vuole fare della vita, la cabina di regia che studia come arrivare all'obiettivo, la squadra perché da solo non si va da nessuna parte e che deve trasformare la visione in fatti concreti. Se tutto funziona per il meglio allora si ottiene il risultato. Anche i magazzinieri, i massaggiatori e i medici influiscono. Il risultato diventa dal lavoro di tutti, se tutti convergono sullo stesso obiettivo allora arriva il risultato. In politica funziona allo stesso modo. 

Che squadra ha il governo Meloni?

Le squadre vanno fatte sulle esigenze politiche del momento. Ultimamente l'opposizione si è persa molto su cose strumentali, bisognerebbe parlare di più di cose concrete. La maggioranza è composta da tanti tifosi di tante squadre, quindi è un mare dove ognuno cerca di far prevalere la posizione della propria squadra. Abbiamo parlato delle componenti, la capacità dev'essere di sintetizzare il pensiero di tutti e poi decide il capo azienda, sentendo tutti e valutando in modo oggettivo. Io spesso do ragione ai miei collaboratori. 

Come finisce il derby?

Non facciamo pronostici. Mai fatti. Ritengo che siano fuori luogo, sono troppo i fattori imponderabili che determinano il risultato. Io penso che alla base di tutto ci debba essere l'umiltà, la conoscenza dei mezzi e delle cose permettono di arrivare all'obiettivo tramite l'umiltà.

Presidente o senatore?

Sono stato sollecitato a ricoprire un ruolo ministeriale e sportivo perché mi sarei dovuto dimettere da presidente della Lazio. Il tema qual è? Se è funzionale a risolvere i problemi della collettività sarei disposto a rinunciare alle mie posizioni personali, altrimenti preferisco rimanere. Io non sono candidato a fare il ministro o il segretario di partito. Io non ho il problema della sopravvivenza, quindi faccio politica con la logica di Platone, con distacco e serenità.