Scempio in Curva Sud, ancora cori contro Paparelli: Roma merita di più...

ROMA - Che il derby e tutte le sue migliaia di sfaccettature scatenino continuamente, 365 giorni l'anno, 24 ore su 24, dibattiti, litigi, sfottò e goliardia tra tifosi della Lazio e tifosi della Roma, è fuori di dubbio. Ma che il derby debba riportare alla mente uno degli episodi più bui ed incresciosi della storia delle stracittadine e del calcio in generale, non è certamente cosa accettabile. I cori che domenica, mentre la Curva Nord dava vita ad uno spettacolo maestoso ed imponente con una scenografia d'altri tempi (che a quanto pare deve aver dato parecchio fastidio...), sono stati intonati da gran parte della Curva Sud romanista (tra l'altro in sciopero contro le restrizioni della tessera del tifoso), non possono ovviamente passare per "i classici motivetti goliardici". Non possono e non devono passare inosservati. Perchè di mezzo, per l'ennesima volta, ci va Vincenzo Paparelli, un tifoso Laziale che, per chi avesse poca memoria, è stato ucciso da un razzo lanciato dal cuore della tifoseria giallorossa. Era il 28 ottobre del 1979. Il calcio, quel giorno, a causa di quell'episodio, piombava nella dura realtà fatta di continua coesistenza fra violenza e tensione e la morte del povero Vincenzo oltre a rappresentare un lutto doloroso per una città intera divenne motivo di ostilità profonda fra due tifoserie. “Ho letto spesso per le vie della città slogan assurdi che rievocavano continuamente la morte di mio padre - ha spiegato Gabriele Paparelli qualche tempo fa – 10, 100, 1000 Paparelli? Un modo per sbeffeggiare l’avversario senza capire che dietro quell’assassinio c’era una famiglia che soffriva". Un modo stupido e vigliacco per prendersi gioco dei dirimpettai biancocelesti, per rispondere alla maestosità della tifoseria laziale. Una famiglia, quella di Vincenzo Paparelli, che ancora oggi non riesce a dimenticare quel giorno nefasto di ottobre e che è costretta a convivere ancora con simili episodi. Dai video immessi nella rete con tanta prontezza (!), dalle testimonianze dirette e dalle frasi, più o meno eloquenti, apparse sui vari social network, infatti, si capisce chiaramente come quei cori, per molti di coloro che li hanno cantati, rappresentino motivo di vanto. E lo scempio è da ricercare soprattutto qui. Le parole pronunciate si distinguono forti e chiare, alla faccia della redenzione ostentata in tutti questi anni da parte della tifoseria giallorossa. Ovviamente, come è lecito che sia, non bisogna fare di tutta l'erba un fascio, ma l'ennesimo sopruso nei confronti della famiglia Paparelli non può essere sottaciuto ed è inaccettabile. Dove è finito il rispetto per la gente che non c'è più? Dove sta quel mea culpa che riecheggia da anni negli ambienti giallorossi per quello scempio consumato oltre trenta anni fa? Quella gente che ha dato voce all'idiozia in Curva Sud oltre che la memoria di Vincenzo Paparelli ha leso la rispettabilità della parte buona del tifo, quella che non conosce colori nè fazioni, quella che non distingue Roma o Lazio per vivere la sportività di un derby o per testimoniare la propria solidarietà. Il calcio ed il derby capitolino non sono questo. Roma merita di più.