La storia (non) insegna: qualche giorno di Calcioscommesse anni '80

Certo non é stata l'unica volta che uno scandalo entra a gamba tesa sul calcio italiano, rimandato per a settembre, o gù di lì. Quel pasticciaccio brutto, in cui fu bocciato, senza appello, del 1980, 24 febbraio, entrataccia, una gamba rotta, la carriera (quasi) finita del giocatore della Lazio Montesi generó mostri: calcioscommesse, ricatti, sabbie mobili per alcuni, insabbiamenti per altri. Due giornali, "La Stampa" e "L'Unità", a gettare luce su anni che qualcuno non conosce, vecchie ferite del popolo laziale. Su"La Stampa", Manin Carabba, uno degli inquirenti l'11 marzo 1980 interroga per tre ore (cosa sono tre ore, in confronto ai fiumi di parole palazziani?) Enrico Albertosi e Giorgio Morini, in forza al Milan. Fuori il presidente del Milan e Rivera "si intrattengono con i giornalisti, confermavano la loro piena fiducia in una soluzione del caso senza conseguenze nè per i giocatori nè per la società", come riporta il quotidiano. A titolo puramente informativo, Albertosi sarà radiato, Morini si beccherà 10 mesi: proprio nessuna conseguenza dunque. Con le ultime parole famose ancora in bocca, è stato radiato anche il presidente del Milan. L’Unità dello stesso giorno spiffera l’indiscrezione sulla prelazione del club rossonero sull’acquisto di Bruno Giordano: ironia del destino vuole che tutti insieme non parleranno di mercato, squadre e tesserati, in quella primavera.
Il tutto condito con la speranza dall'eterno ritorno espressa dall'esponente FiCG De Biase, "di poter concludere l'inchiesta federale entro il mese di marzo". Sembrano parole di Abete, in tempi ben più recenti. Con chiusa del cronista "si vorrebbe concludere tutto, l'istruttoria e i due giudizi in merito, prima del prossimo campionato europeo". Europei di mezzo, a guastare le feste, ad accelerare, fare ombra, e tanta voglia di finire presto: niente di nuovo sotto il sole, my darling. Le imprese sul campo, l'abbiamo capito, riabilitano tutto e tutti.
Una settimana, 19 marzo, in prima pagina miliardari sconosciuti tra presunti evasori, i sindacati che auspicano "soluzioni che rinnovino il paese", (l'impressione di leggere pagine dell'edizione odierna della Stampa aumenta) una lady di ferro (la Tatcher, non la Merkel) che rinfaccia qualcosa ad un altro paese (la Germania, almeno cambiano gli interpreti). Il calcio dice altro: parla di un cronista di "La Repubblica", Oliviero Beha, messo di fronte a Mauro Manzoni, giocatore biancoceleste, proprio sulle pesanti ammissioni di Montesi. In ballo 6 milioni offerti da un compagno di squadra, e respinti. Per farsi un'idea, 1 milione del vecchio conio equivaleva a 2 o 3 stipendi medi, 6 milioni quindi sarebbero più o meno 12 volte quanto guadagnava una persona "normale". Messi di fronte a Beha, Tassotti e Manzoni, due giocatori della Lazio presenti al colloquio del giornalista con Montesi, sarebbero stati molto collaborativi: "Montesi non ha parlato di tentativi di corruzione, e se ne ha parlato, loro non hanno sentito", il gioco delle tre scimmiette riportato da "La Stampa".
Giorno dopo (20 marzo) , nuove rivelazioni, tre tifosi avrebbero scritto al Corriere dello Sport di aver assistito alle trattative per pilotare 4 partite, concludendo: "Se la vicenda delle scommesse clandestine dovesse essere insabbiata ci presenteremo per denunciare pubblicamente questi episodi". Mirabile senso civico: ai giorni d'oggi alcuni tifosi sono finiti sotto i riflettori, per altri motivi, ma di lettere di denuncia, di eroismo pro giuoco calcio, non v'è traccia. Nel frattempo i giocatori laziali provano a difendersi: al portiere Cacciatori basterebbe dimostrare, secondo "La Stampa" che l'assegno sospetto intestato a Orazio Scala di sospetto non avrebbe nulla, anzi sarebbe realmente intestato a quel tale; Giordano sosterrebbe di aver "girato" un assegno da due milioni a Cruciani (di cui parleremo dopo) ma per un orologio. Di orologi in orologi, paradossalmente il tempo sembra essersi fermanto, nelle dichiarazioni del legale di Buffon: gli assegni girati dal portiere al suo amico, proprietario di una ricevitoria, potrebbero essere stati il pagamento "di una collezione di orologi". Uno non gli bastava, evidentemente.
Cruciani è personaggio chiave, commerciante di frutta romano sull'orlo della bancarotta (diremmo che era "alla frutta", se non avessimo pudore) a cui Alvaro Trinca, proprietario di un ristorante, avrebbe presentato alcuni dei suoi clienti eccellenti, tra cui molti giocatori della Lazio. Un po’ il Gegic della situazione, insomma. Solo che Cruciani arricchisce il pasticciaccio con presunti tentativi di vendere prove medianti altrettanto presunti ricatti più o meno a chiunque, FIGC, e Lenzini (che avrebbe rifiutato l'offerta che altri, invece, secondo voci di corridoio, avrebbero accettato, e con gioia), tra gli altri. Piccolo particolare: Cruciani, attribuirebbe al bolognese Paris la dichiarazione "Bologna-Juventus non si può truccare: i dirigenti sono già d'accordo", come riporta "La Stampa". Silvia rimembri ancor le parole di Ilievski, a "La Repubblica": "La partita è già fatta. L'ha fatta Sculli". Anche chi deve fregare il calcio, a volte viene fregato sul tempo. Ah, nel 2012 gli ex calciatori rossoblù Angelo Castronaro, Renato Sali e Arcadio Spinozzi, intervistati per conto della trasmissione televisiva Le Iene, affermarono che la partita tra il Bologna e la Juventus fu effettivamente combinata per accordo tra le due società, confermando quanto detto dal loro compagno di squadra, ma vennero smentiti da Franco Causio e Roberto Bettega. Quelli del Bologna, astutissimi, l’avevano combinata da soli, tra loro, ad insaputa degli Juventini. Petrini, ex giocatore del Bologna, scrisse nella sua autobiografia che l’assoluzione in secondo grado di giudizio di alti esponenti della dirigenza juventina, partendo dall'allenatore Trapattoni fino al presidente Boniperti e alla stessa società, fosse dovuta proprio all’assenza al processo di Cruciani (convinto a quanto pare a suon di milioni). La cosiddetta assenza ad orologeria. Stesso giorno, Stefano Pellegrini, giocatore dell'Avellino, avrebbe parlato di "prestito restituito", vero e proprio mantra nel mondo calcistico, dove evidentemente, lungi dall'affidarsi alle banche, é tutto un giro filantropico di prestiti. Ah, Pellegrini prenderà 6 anni in primo grado, e poi sarà assolto, Giordano 3 anni e 6 mesi in secondo grado, Cacciatori 5 anni. Non erano per un orologio, i soldi, e, si, quello era proprio un prestanome. Ah, altra linea difensiva, altro mantra, gamba tesa contro l'originalità, secondo la Stampa: "Qualcuno si sarebbe approfittato dell'ingenuità di Cruciani, mostrando di poter influire su risultati che poi invece sono stati regolarissimi. Millantato credito, direbbe un giurista". Prestiti e crediti, il calcio è una banca.
Mentre si cominciava già a parlare di calciomercato (Prohaska vale 800 milioni, Boniek 600, altro che Yilmaz), di calcioscommesse non si può che continuare a scrivere, di sabato 22 marzo 1980: e cosi Martucci del Corriere della Sera viene inseguito da sedicenti "tifosi laziali" (per fortuna almeno episodi del genere ci vengono risparmiati) e il Presidente dell'Avellino parla di "assoluzione scontata". Non andò proprio così: la squadra campana pagò con 5 punti di penalizzazione nel Campionato 1980-1981, diversamente assolta, insomma. Ah, Montesi pagò con 4 mesi di squalifica l’omessa denuncia, e Martucci si salvó entrando in una caserma dei carabinieri. Certo non é l'unica volta che sul calcio uno scandalo entra a gamba tesa. Certo per ora il calcio(scommesse) pare sia rimandato a settembre, ma attenzione a portare giustificazioni: non sempre le stesse da vent'anni a questa parte, per favore.