Intorno alla Lazio, l'ennesima polemica: da Radu, ai famigerati "tweet" di Delfino su Palazzi e De Martino...

10.04.2012 21:09 di  Marco Valerio Bava   vedi letture
Fonte: MarcoValerio Bava-Lalaziosiamonoi.it
Intorno alla Lazio, l'ennesima polemica: da Radu, ai famigerati "tweet" di Delfino su Palazzi e De Martino...
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© foto di Federico Gaetano

La felicità di una vittoria, uno stadio trabordante gioia commossa, figlia del ricordo di uno pezzo, fondamentale, di storia della Lazio come Giorgio Chinaglia.  Un 3-1 dal sapore di Champions, un successo netto e per certi versi inaspettato, anche per questo foriero di piacere per i tifosi della più antica squadra della Capitale. Una felicità che, in parte minima, c'è da dirlo, è stata intaccata dalle solite (e quanto duole dirlo), inutili polemiche. Difficile credere ad un caso, ma ogni volta che la Lazio riesce a strappare un risultato roboante e prestigioso spuntano puntuali casi di cui, sinceramente, si farebbe a meno. Pensate alla vittoria nel derby e al clamore suscitato dall'episodio dei "buuu" rivolti, da alcuni, a Juan. In quelle ore, tutta la tifoseria laziale venne tacciata di simpatie nazifasciste, di essere razzista e intollerante. Tutto questo per dei cori, seppur evitabili e assolutamente censurabili, fatti da una parte minima di persone. Lazio sempre nel mirino di certa stampa: viene in mente come si sta trattando la vicenda calcioscommesse su alcuni organi d'informazione, dove la società biancoceleste è già data per spacciata. I Laziali ci hanno fatto il callo e allora l'ennesima polemiche del post Lazio-Napoli ha toccato ma non sorpreso.
 

IL SALUTO DI RADU - Non erano passate neanche due ore dal fischio finale di Mazzoleni che sui siti di agenzie e quotidiani sono apparse delle foto che ritraevano il romeno intento a mostrare il braccio teso alla Curva Nord. Scontato il titolo: "Radu, fa il saluto fascista ai tifosi della Lazio". Peccato, però, che essendo quella una foto, abbia immortalato (volontariamente?) il povero Stefan proprio nel momento in cui il suo braccio era in quella posizione. Sì perchè Radu, in realtà, stava partecipando ai cori dei tifosi nel dopo-gara e l'arto, lo stava usando per tenere il tempo. Stava festeggiando, insomma, nulla di più. Parlare di saluto romano, di apologia di fascismo, è un insulto all'intelligenza del lettore. Parliamo di un ragazzo romeno di 26 anni, non di un militante di estrema destra, di un calciatore dell'est europeo che, con Mussolini e similari, non ha nulla a che fare. Ci sono dei video, poi, che testimoniano che Radu stava facendo tutto tranne che rimembrare il ventennio e i suoi usi e costumi. Basta farsi un giro nella rete per trovare foto dei più disparati personaggi pubblici intenti ad alzare il braccio destro in movimenti naturali: magari per salutare qualcuno lontano, per attrirare l'attenzione di qualcun altro ecc. Politici, anche di sinistra, calciatori, presentatori televisivi, chissà se a questi sarà stato riservato lo stesso trattamento concesso, invece, a Radu. Facile immaginare di no. E allora perchè la polemica viene infuocata solo quando si parla di Lazio? Non lo sapremo mai. O forse lo sappiamo tutti.
 

GIULIO DELFINO -  Un giornalista ha il dovere di essere obiettivo e pacato. Sempre. Sia sul suo posto di lavoro, sia se interpellato come opinionista, sia sui social network. Sicuramente, durante la radiocronanca di Lazio-Napoli effettuata su RaiRadio1  per "Tutto il calcio minuto per minuto", Giulio Delfino avrà svolto al meglio il suo lavoro e l'obiettività non gli avrà certo fatto difetto ma sul dopo ci sono delle riflessioni da fare. L'episodio che scatena tutto è quella parolaccia urlata in diretta da un tifoso laziale. Supporter che, impossesatosi del microfono di Delfino, ha scandito parole irripetibili in diretta nazionale. Non un aggressione fisica quindi. Un gesto censurabile, condannabile, certo. Ma comunque un'innocua cialtroneria. Un gesto che, però, ha ferito nel profondo il giornalista della Rai che, subito dopo la partita, è andato a lamentarsi in modo deciso con i membri dell'ufficio stampa della Lazio. Delfino, non pago, ha voluto confrontarsi con il Responsabile della comunicazione biancoceleste. Stefano De Martino, dopo aver ascoltato le rimostranze del cronista, lo ha invitato a spedirgli una e-mail nella quale venissero raccontati i fatti nel dettaglio per poi muovere i passi adeguati. Solo dopo, De Martino, si è fermato a fare delle foto su richiesta di alcuni colleghi che volevano immortalare la mitica maglia numero 9 di Chinaglia che, il Direttore, teneva in mano. La risposta di De Martino, evidentemente, non ha soddisfatto Delfino che, una volta rientrato a casa, ha deciso di sfogarsi su Twitter e da lì via al putiferio. "“Complimenti vivissimi al servizio d'ordine della tribuna stampa dell'Olimpico che ha lasciato libertà assoluta all'aggressore. Complimenti vivissimi al capoufficio stampa della Lazio che mi ha liquidato con un laconico ’mandame na meil’ e poi si è fermato a farsi le foto. L'aggressione che ho subito era premeditata,il tifoso laziale e' amico intimo di un noto radiocronista locale, il tifoso della Lazio che ha preso il mio microfono e in diretta radio ha urlato ‘attaccate ar c…’ si chiama Marco Fantauzzi. #daspoplease".Che esagerazione. Addirittura il Daspo? Per una frase, per quanto sciocca e volgare, si vuole limitare la libertà di un individuo? Perchè il Daspo questo è: un limite alla libertà individuale. Ma tant'è. Delfino era stato colpito nel profondo, nella sua professionalità e quindi ci sta lo sfogo. Girando in internet non è difficile scoprire la fede del cronista Rai (romanista) e da lì ecco che sono partiti, su Twitter, gli sfottò di alcuni tifosi della Lazio. Sfottò sulla sconfitta dei giallorossi a Lecce, prese in giro su quanto accaduto in diretta e simili. Delfino, però, non la prende bene e risponde a tono additando alcuni come "burini" o "provenienti dalle cambagne" sfoggiando tutto il repertorio di luoghi comuni tipico del tifoso della Roma. A chi gli fa notare come additare i tifosi della Lazio come burini sia fuori luogo, Delfino risponde con un laconico commento riguardo l'avatar dell'utente: "Ammazza quanto sei brutto oh, cambia foto che me so spaventato". L'utente non si demoralizza e continua: "Il suo ruolo dovrebbe consigliarle ben altra educazione e terzietà, ma lo viva pure da romanista maleducato se crede". Delfino affonda: "Twitter è comunicazione... e per farmi capire dai burini devo abbassarmi al loro livello". Ma la situazione più grave si verifica in un "tweet" con un amico romanista che dice: "Saputo solo oggi, ma non seguo l'altra sponda...grande solidarietà! So' poveracci... Ma Palazzi incombe". Be' qui ci si aspetta che un giornalista, seppur di fede opposta, mantenga una certa imparizalità ed eviti di augurare sciagure sportive ad un'altra squadra e invece Delfino no. Si sbizzarrisce: "Speriamo... Dopo il crollo di Bossi ora bisogna andare avanti!!". Un episodio rilevante in modo negativo, proprio perché arriva da un professionista pagato con il denaro pubblico della Rai. Cioè l'azienda di tutti gli italiani. Delfino si augura che Palazzi colpisca la Lazio, che i biancocelesti vengano penalizzati. Il giornalista, poi, dopo un "tweet" del suo collega Carina, prende anche in giro De Martino. Il giornalista del Messaggero dice: "Hai letto come il capo ufficio stampa della Lazio giustifica il gesto di Radu? Non so se ridere o se piangere". Delfino: "No, che ha detto er tintoretto?" speculando sulla chioma bionda di De Martino. Adesso, ognuno in privato è libero di dire quello che vuole, ma Twitter non è privato. Augurarsi che la Lazio subisca una penalizzazione per la vicenda calcioscommesse non è quanto di più professionale ci sia. Prendere in giro un dirigente della più antica società della Capitale, è di cattivo gusto. Il profilo Twitter del giornalista non c'è più. La brutta figura resta.