FOCUS - Da oggetto misterioso a imprescindibile: la cavalcata di Milinkovic-Savic. Ma il derby...
"Milinkovic è un giocatore importante che è cresciuto molto. Sta lavorando bene in settimana, si sta meritando il posto perché offre garanzie. Se gioca titolare è merito suo”. Parlava così Simone Inzaghi il 25 settembre a proposito del giovane Sergej. Ieri, a distanza di due mesi, il numero ventuno biancoceleste gli ha regalato i tre punti a Palermo con un piattone che non ha lasciato scampo a Posavec. Il centrocampista serbo è l’autentico uomo in più del mister piacentino. Strapotere fisico, tempi d’inserimento e carattere da vendere gli hanno permesso di conquistare l’allenatore e l’intero ambiente capitolino. Dodici presenze, ha saltato per infortunio solo le gare con Cagliari e Torino, per un totale di 900 minuti con due gol e due assist all’attivo. Prestazioni maiuscole e temperamento d’acciaio per una Lazio che vola e occupa la quarta posizione in classifica. Il ragazzo di Lleida, però, ha saputo cambiare il suo destino e farsi amare anche da chi inizialmente non lo apprezzava.
ODI ET AMO – Nella scorsa stagione, infatti, Milinkovic Savic non viaggiava a questi ritmi ed è stato messo da parte dopo l’arrivo di Simone Inzaghi. Appena tre presenze in sette gare per un totale di 77 minuti totali: poca roba per uno con le sue qualità. L’amore tra i due fatica a sbocciare, ma anche i mesi precedenti non gli hanno regalato molte gioie. Una stagione in chiaroscuro, con picchi importanti (Inter e Fiorentina, ndr) e molte prove anonime, eppure il suo arrivo alla Lazio è stato per cuori forti. Sergej è sbarcato nella Capitale nell’estate del 2015, dopo una trattativa thrilling. Il ragazzo sembrava destinato alla Fiorentina, ma dopo un giorno a Firenze e la visita all’Artemio Franchi, Milinkovic ha detto no. L’ex Genk, con le lacrime agli occhi, ripeteva che voleva solo l’aquila sul petto e alla fine è stato accontentato. Un pallino del diesse Igli Tare che per assicurarselo ha sborsato una cifra vicina ai dieci milioni di euro. Un biglietto da visita importante che lo mette subito sotto esame, forse troppo per un ragazzo di venti anni. Le prime apparizioni non lasciano il segno e non rubano l’occhio come ci si aspettava. La Lazio di Pioli, poi, va via via sbriciolandosi e per il serbo restano solo le briciole. Un totale di 25 gettoni con un gol e un assist. In questa stagione, insomma, il centrocampista ha fatto già meglio della scorsa stagione, ma non ha intenzione di fermarsi. “Voglio lasciare il segno prima di andare via” si è lasciato sfuggire in conferenza stampa qualche settimana fa. Quale miglior partita per entrare nella storia se non la gara più attesa della stagione. Per i capitolini inizia una settimana pesante e difficile perché domenica prossima ci sarà il derby con la Roma.
VOGLIA DI DERBY – Sergej, poi, non ha mai giocato la stracittadina. Nella passata stagione è rimasto in panchina nella gara d’andata, mentre in quella di ritorno è stato fermato da problemi alla coscia. E domenica? Manca ancora una settimana, ma il toto-formazione si fa già sentire. Dopo la prestazione di ieri a Palermo sarebbe difficile pensare a una Lazio che possa fare a meno del serbo. Inzaghi, però, spera di recuperare de Vrij in difesa. Il rientro dell’olandese potrebbe dar vita ad una sorta di catena che vedrebbe coinvolti anche Wallace, Radu, Lulic e proprio Milinkovic. Uno di loro rischia di non partire dal primo minuto nella stracittadina e di dover iniziare da spettatore. Sergej, però, ha già fatto cambiare idea una volta a Inzaghi e non si lascia intimorire dalla concorrenza. Lui è abituato a lottare e non ha intenzione di alzare bandiera bianca, che vinca il migliore.
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