Lazio, Fiore e la vittoria in Turchia: "Atmosfera caldissima! Il mio gol fu causale. E su Mancini..."
Era il 16 settembre del 2003 e la Lazio, come accaduto nel pomeriggio di ieri, volava in Turchia. Non per giocare contro il Galatasaray, bensì col Besiktas. La gara era la prima del girone eliminatorio di Champions League e quella squadra, guidata da Mancini, riuscì a imporsi sugli avversari con un netto 2-0. Le reti? Arrivarono dai piedi di Stam e Fiore. Quest'ultimo, riporta la rassegna stampa di Radiosei, è tornato a parlare di quella giornata: "Giocare in Turchia non è mai facile. I tifosi si fanno sentire, riempiono lo stadio tante ore prima. L'atmosfera è molto cada. Un tifo continuo, fanno tanto casino". L'ex centrocampista si è soffermato poi sulla cosiddetta "banda Mancini": "Giocavamo un bel calcio e siamo riusciti ad ottenere anche ottimi risultati. Tolti i quattro difensori e Giannichedda, il resto della squadra era votata all'attacco". Fiore si è espresso su quel gol, raccontando del feeling con Corradi ma anche di quanto l'azione che portò alla rete fu casuale. "Entrai in area, provai a passargli il pallone, ma ci fu una deviazione di un difensore che me la restituì. A quel punto, da posizione defilata e con il portiere fuori dai pali calciai in porta e feci gol", aggiunge.
PROBLEMI SOCIETARI - Poi, Fiore ha parlato della difficoltà per la squadra di isolarsi dai tanti problemi societari di quel momento. "Vivevamo tutti una situazione di precarietà", racconta l'ex centrocampista. Fondamentale - ha spiegato - fu il lavoro di Mancini, che ripeteva in modo quasi maniacali di pensare solo al campo. Facevano parte di quel gruppo, poi, giocatori di spessore e personalità. Mihajlovic, Peruzzi e Simeone: "Noi li abbiamo seguiti". Aumenti di capitale, assemblee straordinarie, manifestazioni dei tifosi, stipendi pagati in ritardo. I giocatori non vivevano sicuramente in tranquillità il loro periodo biancoceleste. E non mancava qualche pensiero sull'eventuale fallimento. Fiore sottolinea ancora il lavoro di Mancini: "Era il nostro punto di riferimento, ci rassicurava sempre. E poi c'era il presidente Longo, ti faceva sentire in famiglia".
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