Lazio, Castroman: "Formello è casa mia. Futuro? Mi piacerebbe tornare qua..."
In una lunga e appassionante intervista ai microfoni ufficiali del club, Lucas Castroman è tornato a parlare della Lazio, tra ricordi del suo passato e calcio attuale, toccando anche qualche dettaglio della vita personale. Ecco le sue parole.
"Mi fa sempre piacere ogni volta che torno a Roma venire a Formello, ritrovare amici, magazzinieri. Trent'anni che sono loro ed è sempre un piacere tornare a casa, la sento come casa mia. Con il trascorso degli anni perdi i contatti, ma mi fa un piacere enorme tornare e rivedere tutti. Qui a Formello è cambiato tutto, adesso è tutto meraviglio, hanno fatto una cosa bellissima".
MIHAJLOVIC - "Un uomo vero, una persona meravigliosa oltre al calciatore che è stato. Ho salutato la sua famiglia, sono loro quelli che soffrono di più. Lui ha lasciato un segno immortale qui alla Lazio, pure a me che sono arrivato quando avevo 20 anni, un ragazzino. Ho i migliori ricordi suoi, poi come giocatore niente da dire, è sempre stato una bestia, con le sue punizioni, un animale come diciamo noi in Argentina".
CASTELLANOS - "Il Taty oggi purtroppo è solo come argentino, altri anni eravamo 3,4,5 quindi era un po' più facile. Lui è un attaccante strepitoso, è forte sul gioco aereo, gioca bene con la palla, fa dei movimenti bellissimi, adesso vediamo se avrà un po' più di spazio. Deve lottare fino alla fine. Ha grinta, è argentino, ce l'abbiamo per forza, siamo sempre a lottare. Deve aspettare e approfittare del suo momento. Spero di vederlo in campo e vederlo segnare, l'attaccante vive per il gol e speriamo per lui che sia una grande stagione. Serve un po' di fiducia e un po' di tempo, deve giocare, se non giochi diventa pesante e il gioco serve per la tranquillità e per trovare il gol. Il calcio è così da un giorno all'altro sei un Re a Roma".
DERBY - "Sempre. Ho i brividi, la pelle d'oca. Non lo puoi dimenticare, lì non avevo ancora capito cos'era il derby. Appena è finita la partita ho cominciato a sentirmi dire “Non sai cos'hai fatto” rispondevo “Sì, ho fatto un gol” e Nesta mi diceva “No, no, hai fatto la storia”. Poi mi hanno portato in discoteca i tifosi e lì ho cominciato a capire cosa avevo fatto. Dopo 22 anni mi continuano a chiamare, ogni volta che c'è un derby arrivano queste telefonate da Roma. Essere un figlio di questa Lazio fu un piacere immenso. Magari non ho vinto i campionati, ma quel gol è storia".
FUTURO - "Ho fatto il corso in Argentina, ho allenato una squadra in Serie B. Adesso il nostro procuratore è il fratello di Messi, Matias Messi, abbiamo fatto il contratto un mese fa quindi speriamo bene. Fare l'allenatore in Argentina è un disastro perché ti danno due tre partite, se non vinci vai fuori, non ti lasciano lavorare tranquillo. Sono insieme ad un altro allenatore e vogliamo fare una carriera bella ma per farla devi essere uno preciso, devi avere il tempo di lavoro. In Argentina una squadra magari prende cinque allenatori l'anno, non si può fare così. Prima o poi mi piacerebbe tornare qua, perché il mio cuore è sempre biancoceleste.".
ARGENTINA - "Il tifoso argentino è un qualcosa di diverso, basta vedere ai mondiali in Quatar. Eravamo centomila, quelli non hanno i soldi e stanno in Quatar che costava tantissimo arrivare lì. Hanno venduto la macchina, la casa, per vedere la Nazionale. Ci teniamo tanto. Secondo me è cambiato tanto il fatto che il calcio italiano è calato un pochino. La Lazio era il Manchester City di oggi, c'era Veron, Nesta, tutti campioni, tutti quelli che erano in Nazionale erano qui. Il calcio italiano continua a essere dei migliori al mondo anche adesso, ma ora si sceglie se andare in Inghilterra o in Arabia a prendere i soldi, scelte diverse. I ragazzi adesso ci pensano, guardano al loro futuro e cambiano le priorità. Scaloni? Lui, lo avete visto anche qua, era sempre a scherzare, una persona meravigliosa. Lui ha trovato la squadra, ha capito che Messi è Messi e poi c'è la squadra dietro. Ci sono 10 dietro che si ammazzano per lui. L'Argentina non so se potrò vederla più così, strepitosa".
PUNTARE SUI GIOVANI - "Sì. Io dico sempre una cosa, il Velez in Argentina è una squadra molto simile alla Lazio. Il Velez è una fabbrica, prende i bambini, li fa calciatori e poi li vende. Se tu fai tutti giovani non è la cosa corretta secondo me, se prendi tutti campioni neanche, quindi devi avere un equilibrio e devi aspettare, perché se prendi tanti giovani non è che vinci il campionato domani. Magari 2,3,4 anni e poi iniziano a giocare bene, poi li devi vendere. Io la vedo così. Io credo tanto nella formazione dei giovani, ho una scuola calcio da undici anni e faccio solo formazione. Metto in testa tutto quello che i ragazzi hanno perso. Sono cambiati i fisici. Non ci sono più i giocatori da ottanta chili com'ero io. Adesso sono tutti magri, si gioca in un'altra maniera. Si allenano in un'altra maniera. Oggi hanno più cura dei calciatori che è meglio, anche la testa, gli psicologici. Se uno non si aggiorna resta fuori. Io credo a che a lungo andare puntare sui giovani dopo anni si vedranno i risultati".
CONTATTI CON EX COMPAGNI - "Sento sempre Angelo Peruzzi, anche Nesta, Gottardi, ma quasi tutti. Gli argentini meno, perché, come il Cholo, sono sempre impegnati e non voglio disturbare. Ho sentito Lopez l'altro giorno, anche Crespo, Fiore, Giannichedda. Ero piccolo quando sono arrivato ma loro sono stati dei veri uomini perché si sono comportanti da fratelli maggiori".
FIGLI - "Futuro da calciatori per i miei figli? Io dico sempre questa cosa della fame. Loro hanno avuto quasi tutto, si sono rilassati. Ma è meglio così, devono studiare, sono bravi e quella è la cosa migliore. Devono trovare il loro lavoro".
UN SALUTO AI LAZIALI - "Saluto tutta la gente e tutti i tifosi, dico sempre forza Lazio, vi ringrazio in ogni posto dove mi trovate, con il cuore aperto sempre e l'affetto che non finisce mai".