Caicedo: "Inzaghi e la lite con Felipe, i derby e il rapporto con i tifosi: vi dico tutto"

07.02.2025 14:00 di  Martina Barnabei  Twitter:    vedi letture
Caicedo: "Inzaghi e la lite con Felipe, i derby e il rapporto con i tifosi: vi dico tutto"
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© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport

In una lunghissima intervista rilasciata ai microfoni di FanPage, l'ex Lazio Felipe Caicedo ha ripercorso le tappe della sua carriera in biancoceleste sotto la guida di Simone Inzaghi. Per iniziare, subito un aneddoto sul tecnico: "Dal primo giorno l'ho visto litigare con Felipe Anderson. Litigò con lui perché non gli era piaciuto l'atteggiamento di Felipe. Dopo 5 minuti fu tutto risate e abbracci, è così. Lui ti fa capire da subito che devi vincere e dare tutto, facendoti sentire coinvolto. In quel senso è il numero uno. Se ho mai avuto incomprensioni con lui? Solo un paio di volte. Ricordo che a Milano in un'occasione era arrabbiato con tutti. Ma alla Lazio eravamo una famiglia, si litigava ma dopo 10-15 minuti si finiva di nuovo tutti insieme. La forza di Simo è che tutti devono andare nella stessa direzione. Se potevamo vincere lo scudetto? Sì, perché eravamo una squadra forte, con una mentalità vincente. La mia sensazione era quella che senza il Covid saremmo arrivati fino in fondo per poter vincere lo Scudetto. Le altre non stavano benissimo, noi eravamo più forti".

Poi, una precisazione in merito a quel tweet dopo la sfida dei capitolini contro la Juve: "Quando hanno affrontato la Lazio è stata una cosa imbarazzante, non si può giocare così. La Juve è una squadra che condiziona tanto gli arbitri. Vanno in confusione perché è una squadra così importante sul piano mediatico finisce per condizionare. In quella gara ho visto un arbitraggio che non mi è piaciuto". 

La chiacchierata è proseguita ripercorrendo i momenti più belli vissuti all'Olimpico, dal derby al rapporto con i tifosi: "Un'esperienza meravigliosa. Solo il primo anno è stato di adattamento in una piazza calda, non semplice, passionale, però poi tutto è migliorato e sono stato benissimo. Stiamo parlando di una squadra che mi ha fatto diventare uomo in tutti gli aspetti e ho solo ricordi importanti in biancoceleste. Cosa mi hanno detto al primo derby? Mi dissero che quei derby andavano vissuti come se fosse l'unica partita che conta. A Roma è così, devi vincere il derby altrimenti non va bene".

"Come spiego la rivalità all'estero? Glielo faccio capire dicendo che la Lazio è la prima squadra della capitale, la squadra più forte di Roma con i tifosi più belli di Roma. Il tifo organizzato della Lazio è bellissimo. Ho giocato in tantissime squadre ma quello che fa la Curva Nord tra coreografie e striscioni non l'avevo mai visto prima. È una cosa bellissima".

E sui gol segnati all'ultimo: "Il mister era un po' scaramantico, doveva buttarmi in campo sempre allo stesso tempo ripetendo sempre la stessa cosa, come un rituale. Lui era ed è molto particolare, ma gli andava per fortuna sempre bene e abbiamo vinto parecchio. Quello a Cagliari? È stata una roba che non ti posso spiegare. Eravamo sotto contro una squadra che andava forte in quel momento, non perdevano da tante partite. Sapevamo che era una partita difficile, anche perché eravamo sotto. Luis Alberto la pareggiò prima del mio ingresso in campo. Da lì ricordo solo di aver fatto un salto più in alto di Ronaldo al Real Madrid: feci un gol di testa incredibile".

Infine, una considerazione sul presidente Lotito: "È un grande uomo, una persona per bene. Mi ha dato una grande mano quando ero alla Lazio. Lui con me è stato generoso, mi ha anche parlato tanto quando le cose non andavano benissimo". 

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