Brocchi: "Sono andato alla Lazio per orgoglio. Fallo di Matuzalem? Vi dico..."
Cristian Brocchi, ex centrocampista della Lazio, è stato intervistato da Nicolas Cariglia e Edoardo Di Nuzzo per il canale Youtube di The Squad e ha avuto modo di parlare della sua parentesi in biancoceleste e del brutto fallo che ha subito da Matuzalem, ex compagno di squadra, in un Genoa-Lazio: "Bisogna smentire questa cosa: molti pensano che abbia chiuso la carriera per colpa di Matuzalem, ma non è assolutamente vero: mi ha fatto un’entrata brutta, che non si deve fare, ma non ho smesso per quello. Nell’ultimo anno mi sono fatto male a un piede in maniera grave, non mi sorreggeva più. Siccome sono uno che non molla, non accettavo di chiudere così la mia carriera e ho fatto di tutto per recuperare, la società mi ha anche prolungato il contratto… per me la squadra era davanti ai miei problemi, ma la verità è che non riuscivo più a giocare".
ROMAGNOLI - "Romagnoli fa un passaggio di carriera che ho fatto anche io. Per lui è stato più facile, romano e laziale, io lo avevo fatto perché volevo vincere con una maglia diversa rispetto al Milan. Ho avuto la possibilità di andare e ho detto “Vado”, rinunciando a soldi e vita privata a casa. Non mi avrebbero mai mandato via, ma io per orgoglio… la situazione con Romagnoli è un po' diversa da questo punto di vista: lui è tornato a casa, si sente a casa, è molto felice di stare lì. Invece io i primi tempi alla Lazio sono stato malissimo".
PRIMI TEMPI - "Nato e cresciuto a Milano, a San Siro quando finisce la partita, anche la più importante, esci dallo stadio e poi finisce lì e riprendi la tua vita. Roma è un ambiente completamente diverso, tifosi diversi proprio nella gestione della cosa… io ho fatto fatica all’inizio. Poi anche integrarmi in un gruppo che aveva avuto delle problematiche: molti li avevano mandati via, io ero un nuovo acquisto e quindi non ero stato subito ben visto all'inizio da una parte dello spogliatoio perché avevano mandato via degli amici, ma ovviamente non per colpa mia. Ci ho messo qualche mese a integrarmi, diciamo che fino a gennaio non vedevo l’ora arrivasse la domenica per la partita e poi tornare a Milano un giorno e mezzo".
LA SVOLTA - "A gennaio una chiamata con Tare ha cambiato tutto, gli avevo detto che volevo andare via, ma abbiamo parlato tanto: “Sei venuto qua per vincere e vuoi andare via perdente?”, da lì ho svoltato, a maggio abbiamo vinto la Coppa Italia e ad agosto la Supercoppa contro l’Inter del triplete. Non mi sono mai pentito della mia scelta di andare alla Lazio".