L'ANGOLO TATTICO di Cagliari - Lazio - Amami o faccio un Caicedo
Cagliari, amami o faccio un Caicedo. Del tipo “dolcetto o scherzetto”, ma sotto Natale. Stuzzicare la Lazio che dorme non è mai una buona idea, in Sardegna l'hanno imparato a proprie spese riscoprendosi matematici. Quanto fanno cinque (cinque!) entrate dei sanitari solo nel secondo tempo x una ventina di raccattapalle smarriti + un astuto cambio tattico al 94'? Esattamente 7' e 27'', tenetevi pure i tre secondini di resto. Caro Maran “stacce”, come si dice a Roma. Anche se un po' di quell'insana voglia di mordere le gambe del tavolo gli si potrebbe pure giustificare. Perché alla Sardegna Arena i biancocelesti si trovano dinnanzi esattamente alla squadra che si erano preparati ad affrontare in questi pochi giorni di vigilia. Intensa agonisticamente, battagliera su tutti i palloni. E dalla grande qualità offensiva dalla vita in su. Se la difesa del Cagliari traballa, infatti, centrocampo e attacco ballano a ritmo di tango argèntino (da leggere rigorosamente -ghe). Un calcio bailado nel quale anche due “stranieri” come Joao Pedro e Nainggolan dimostrano di saper dire la loro. Procurando, anzi, più di un grattacapo alla difesa di Inzaghi.
NATALE IN ANTICIPO - La forzata assenza di Pavoletti, out da inizio stagione, ha spinto Maran ad alzare l'ex Roma e Inter sulla linea dei trequartisti - insieme a Joao Pedro - alle spalle dell'unica punta Simeone. Uno schieramento di Ancelottiana memoria che ha eletto i suoi uomini a terzo miglior attacco del campionato (Joao è secondo dietro a Immobile nella classifica cannonieri, ndr), condizione con la quale la Lazio deve subito fare i conti. Il gol del vantaggio sardo è frutto di un regalo anticipato che rischia di far stracciare le vesti a Simone Inzaghi: rimessa lunga di Lykogiannis, sponda di Joao Pedro e bordata al volo del Cholito. Colpevoli sia Luiz Felipe che Radu, troppo fedeli alla staticità del momento e per questo entrambi in ritardo. Ed è proprio lì che cercano di battere il ferro i padroni di casa. L'albero di Natale (4-3-2-1) montato dal tecnico degli isolani è pensato appositamente per cogliere impreparati i biancocelesti tra le linee. Il Cagliari è una squadra che gioca in verticale, dotata di due mezzali di quantità (Nandez e Ionita) abili nel sovrapporsi e dialogare con la trequarti. Cigarini mette ordine alla manovra, mentre la coppia di centrocampisti offensivi sfugge spesso dietro a Leiva (frenato dalla diffida in ottica Supercoppa) e al trio di difesa della Lazio, sorpreso alle spalle con frequenza preoccupante dai filtranti dei rossoblu.
All'organizzazione del Cagliari va aggiunta l'imprecisione dei biancocelesti. La grande intensità dei ragazzi di Maran spaventa la retroguardia laziale, che nella prima frazione non accompagna con i due centrali “esterni” come è sempre stata abituata a fare. Ne risulta una squadra amputata degli scarichi laterali e intasata dalla densità delle vie centrali, per questo dunque difettosa nei passaggi. Sono tanti gli errori in fase di costruzione, non da Lazio. Quarantacinque minuti da incubo a cui solo Strakosha riesce a mettere una pezza.
AMAMI O FACCIO UN CAICEDO - Nella ripresa cambia tutto. Vuoi per le urla del mister nello spogliatoio, vuoi per l'atteggiamento ultra-offensivo dei biancocelesti. Che alzano il baricentro rischiando tantissimo in difesa, ma di fatto finendo con lo schiacciare il Cagliari nella propria metà campo. Lazzari sulla destra è scatenato (Manuel come sempre uno dei migliori in campo, generosissimo) mentre l'ingresso di Jony fornisce alla Lazio un'opzione che, rientro sul destro permettendo, Lulic non poteva garantire. Inoltre, le barricate degli 11 mori spingono Inzaghi ad avanzare Milinkovic. Negli ultimi 15 minuti il serbo lavora da attaccante aggiunto. Sgomita e fa da sponda, insediandosi a braccia larghe nell'area del Cagliari. Una scelta che alla fine paga. Del pareggio non deve restare solo il cross di Acerbi (sovrapposizione perfetta a coronamento di una partita meravigliosa) ma anche il disturbo di Sergej al povero Faragò, involontario assist-men dell'1-1 di Luis Alberto. Nei restanti 4' e 50'' si può mettere play e ascoltare per una volta e mezzo - circa - “Amami o faccio un casino” di Coez, preferibilmente mandando in loop il ritornello*. Sull'aspetto tattico dell'1-2, in fondo, si può pure sorvolare.
*Ogni riferimento a Caicedo è puramente casuale.