FOTOPARTITA di Lazio-Pescara - Effetto sliding doors, la regia di Cataldi e l'irruenza di Milinkovic

Pubblicato ieri alle 19:10
19.09.2016 07:45 di  Saverio Cucina   vedi letture
Fonte: Saverio Cucina - Lalaziosiamonoi.it
FOTOPARTITA di Lazio-Pescara - Effetto sliding doors, la regia di Cataldi e l'irruenza di Milinkovic
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Sbalzi d’umore tra primo e secondo tempo di Lazio-Pescara. Poche idee, scarso cinismo in avanti e la foga eccessiva di Bastos su Caprari, hanno condizionato i primi 45’ minuti di gara dei biancocelesti, graziati da quel rigore sbagliato da Memushaj che avrebbe potuto cambiare le sorti del match. Nella ripresa, la qualità degli uomini di Inzaghi ha prevalso, grazie anche ad una migliore interpretazione del 3-5-2 bis varato dal tecnico piacentino. 

COSA SAREBBE SUCCESSO SE...? - La domanda più che legittima rimbalzata nel post gara di ieri. Se lo starà chiedendo tutt’ora anche il tecnico degli abruzzesi, Massimo Oddo, comunque non soddisfatto della prestazione dei suoi. Eppure il tarlo di uno scenario alternativo rimane. Un universo parallelo dove la Lazio sarebbe stata costretta nella ripresa a rincorrere il Delfino, per la terza volta in questo inizio di campionato, dopo la sconfitta contro la Juve e il pareggio (immediato) con il Chievo. Un rullino di foto, almeno in parte, diverso da visionare attentamente a fine gara. E chissà se fossero arrivati gli stessi sorrisi. Sia chiaro, la vittoria è più che meritata, legittimata da una mole massiccia di azioni create anche nel primo tempo, e da un gioco gradualmente più convincente rispetto alla sfida del Bentegodi. Sorrisi più che giustificati, dunque, seppur con il beneficio del dubbio.

CATALDI, CHE MIRA! – Insidie e pericoli da calcio piazzato. No, Verona ormai è un discorso chiuso. La Lazio ha imparato la lezione e contro il Pescara inverte la tendenza. Buona parte dei pericoli dalle parti di Bizzarri sono arrivati infatti dalle palle da fermo, calciate con precisione e con i giri giusti da Danilo Cataldi. Ieri la pesante mansione di vice-Biglia, non sempre gradita dal classe ’94 romano. Con il supporto di Parolo e Milinkovic ai lati e con un buon baglio in più di esperienza, da quest’anno è già altra musica. Ogni pallone gettato in aria era un potenziale assist per le torri biancocelesti. Nella ripresa, lo zampino per la capocciata vincente di Radu, intesa già collaudata nel gol del momentaneo vantaggio messo a segno nella finale di Coppa Italia del 2015 contro la Juventus (in quel caso da calcio di punizione). Fiducia e sorrisi ritrovati. Un nuovo inizio, l’ennesima conferma che qualcosa è cambiato anche per lui.

MILINKOVIC, IL 'TUTTOCAMPISTA' – “Abbiamo dovuto fare due gol all’incrocio dei pali per battere Bizzarri”, ha ribadito più volte Inzaghi nel post gara. Forse uno e mezzo, fatto sta che lo stacco vincente di Milinkovic per il vantaggio dei capitolini rappresenta il crocevia più determinante per la vittoria biancoceleste. Un gol tutt’altro che banale, con il pallone che si infila sotto la traversa, dopo un inserimento e un’elevazione da grande giocatore. Muscoli, quantità e geometrie a centrocampo, e poco importa per ora se non tutti (forse neanche lui) abbiano ben capito quale sia il suo reale ruolo. ‘Tuttocampista’ è allora la definizione migliore alla quale può aspirare.