Uefa, settori chiusi e arbitraggi strani: con la Lazio ancora due pesi e due misure

Romagnoli, ancora Alessio per blindare la qualificazione ai quarti di finale di Europa League, risultato che a Formello mancava da sette anni. Tra tre settimane l’andata in Norvegia, contro il Bodo/Glimt che la Lazio dovrà affrontare senza la spinta dei propri tifosi al seguito, a causa della squalifica comminata dall’Uefa per una bandiera presente a Plzen e che - secondo gli ispettori presenti in Repubblica Ceca - richiamava la trama della marina militare nazista. Bene specificare, però, che sulla bandiera incriminata non era presente alcun simbolo chiaro che potesse far pensare al regime hitleriano. Una decisione, quella dell’Uefa, quantomeno severa e che fa riflettere. Viene da chiedersi, infatti, come mai a Nyon non abbiano mai preso provvedimenti simili quando in altre curve o in altri settori ospiti si palesavano chiari riferimenti al fascismo.
Nella finale di Budapest del 2023, quella tra Roma e Siviglia, vinta poi dagli andalusi, la curva romanista mise in atto una scenografia (poco riuscita, per la verità) che recitava: «Figli della Lupa» che ai più può sembrare un innocente messaggio di affezione al proprio simbolo. Ma che in realtà celava un rimando ai «Figli della Lupa» organizzazione fascista giovanile curata dall’Opera nazionale balilla e che coinvolgeva i bambini tra i sei e gli otto anni d’età. Nessuna squalifica nemmeno per sciarpe, bandiere e maglie che riportavano il famigerato: «Roma marcia ancora» e qui il riferimento non è nemmeno così velato. Anzi. La marcia su Roma del 28 ottobre 1922 fu la manifestazione organizzata dai vertici del partito fascista volta a mettere il governo Facta con le spalle al muro e costringesse quindi il Re a consegnare il governo a Mussolini. Sempre presente, quando gioca la Roma, anche lo striscione «Giovinezza», uno dei canti fascisti più famosi. Come mai l’Uefa, così attenta a scovare riferimenti al nazi-fascismo nella curva della Lazio, chiude gli occhi quando altre tifoseria fanno lo stesso, se non peggio?
Che a Nyon la Lazio non sia vista di buon occhio è un sospetto, rafforzato anche da arbitraggi quantomeno curiosi che la Lazio ha subito in passato e anche in questa edizione dell’Europa League. Perché se le due espulsioni comminate a Rovella e Gigot all’andata potevano anche starci, rimane oscuro il motivo per cui ieri né Makkelie in campo e né Var Rob Dieperink e né l'Avar Erwin Blank abbiano deciso di sanzionare con il rosso l’intervento killer di Dweh su Zaccagni dopo pochi secondi di gioco. Un fallo che poteva costare carissimo al capitano della Lazio e che l’arbitro ha giudicato «soft» come rivelato poi nel post partita dallo stesso Zaccagni. Chiaro che il rosso (sacrosanto) a Dweh avrebbe cambiato il corso della partita e consentito alla Lazio di giocare in modo diverso i restanti novanta minuti. Rosso mancato di Dweh che si aggiunge al rigore non dato su Isaksen in Lazio-Ludogorets nella fase a girone unico. La Lazio quindi andrà in Norvegia senza i propri tifosi, mentre altri non hanno ricevuto analogo trattamento. Sperando che almeno nelle prossime sfide gli arbitraggi siano all’altezza di palcoscenici così importanti.