Coronavirus, il dottor Falcone: "Presto nuove cure. Serie A? Non credo ci sia il tempo..."
Giorni di fuoco, per chi è chiamato a trovare una soluzione e non solo a certificare i numeri. La Serie A si è fermata, non poteva essere altrimenti, in quarantena c’è un Paese intero. La redazione de Lalaziamonoi.it ha intervistato il Dottor Marco Falcone, ricercatore universitario in Malattie infettive del Dipartimento di Medicina clinica e sperimentale dell’Università di Pisa. Timori e prese di coscienza, responsabilità e speranze. Oltre a tante informazioni da tenere sempre a mente:
Dottor Falcone che momento stiamo vivendo? C’è chi criticava l’eccessivo allarmismo, poi si è parlato di superficialità…
Questo è il momento di diffusione massima, siamo vicini al picco. Nel Nord siamo in una fase avanzata, nel Centro Sud magari ci sarà un aumento dei contagi nei prossimi giorni o settimane. La cosa giusta da fare è sempre la stessa: evitare contatti e diminuire così il numero dei contagi. Altrimenti si arriva a una saturazione totale degli ospedali.
Cosa ha questo virus di diverso dagli altri? Perché è così pericoloso e si è arrivati a una pandemia?
Il nome scientifico è SARS-CoV-2, significa che è un virus simile a quello della Sars. Ha la capacità di causare gravi polmoniti, non è minimamente paragonabile a una semplice influenza. Questi sono dei virus che si trovano tipicamente negli animali, come per esempio in pipistrelli o cammelli. Difficilmente vengono trasmessi all’uomo. Questo invece ha acquisito la capacità di passare all’essere umano, è avvenuto uno “spillover”, ovvero dei geni si sono mutati nel corso degli anni e hanno trovato una combinazione che li rende aggressivi anche nell’uomo. In circolo ci sono tanti virus, il Coronavirus ha fatto il salto di specie.
Quando tornerà la normalità?
Le previsioni sono difficilissime per un motivo banale. Non abbiamo la certezza dei casi reali di Coronavirus in Italia o nel mondo. Neanche in Cina è possibile calcolarli. Ci basiamo solo sulle persone che hanno fatto il test e sono risultate positive, i dati globali non possono essere chiari. Per questo è complicato fare una stima.
Però qualcosa sta cambiando?
È evidente che con i provvedimenti messi in campo, limitando i contatti tra le persone, nei prossimi giorni ci sarà un appiattimento della curva del contagio. Dovrà essere fermato il numero dei nuovi casi, rimarrebbero i malati precedenti, in questo modo viene contenuta l’infezione. Ma è impossibile vincere la battaglia prima di qualche mese, ci vorrà un periodo più o meno lungo per riprendere le attività. Non si potrà uscire come se nulla fosse appena ci sarà un calo dei contagi…
Quanto è sbagliato parlare di morti “con” o “per” Coronavirus?
Dobbiamo essere trasparenti. Le persone decedute, per la maggioranza, sono anziane con patalogie di base. Però sebbene siano più fragili per colpa di diabete, ipertensione, cardiopatie o insufficienze renali, sopravvivrebbero per diversi anni senza il Coronavirus che scompensa il loro quadro clinico. La causa della morte è il Coronavirus. Il discorso è diverso solo per i malati terminali, che sono una piccola percentuale.
Cura o vaccino: quanto tempo bisognerà aspettare?
Ci sono cure promettenti, in Italia ci sono state delle intuizioni sui farmaci per le malattie reumatiche, che riescono a bloccare l’infiammazione. È stata un’intuizione italiana. In poche settimane ci saranno nuove possibilità per curare. Per il vaccino ci vuole almeno un anno, bisogna vedere se sia sicuro o meno. Va testato secondo i parametri e i crismi necessari. Ora dobbiamo limitare al massimo i morti o i casi gravi, servono i salti mortali. Adesso.
Capitolo calcio. Si discute sugli allenamenti, su quando si riprenderà e se potrà terminare il campionato sospeso. Il suo punto di vista?
Cerco di essere realista, credo che non ci siano i tempi per riprenderlo. A maggio o giugno la situazione potrebbe anche essere più tranquilla e ordinata, così come sarà ridotto il numero dei casi. Ma non penso si possa rimettere in piedi la parte mancante della stagione, gli organismi dovrebbero prendersi la responsabilità di allenamenti e partite. E se si infetta di nuovo qualcuno? Si fanno ripartire le gare, poi bastano due giocatori contagiati e si riblocca tutto. La vedo difficile, a parte i valori che potrebbero cambiare dopo due mesi di stop. Poi è tutto possibile, non escludo nulla a priori. Ma guardate la Cina, in due mesi ha risolto il numero dei contagi, però non è che a Wuhan sia già ricominciato già lo sport o il campionato…
Pubblicato il 24/03 alle 15:00