Lazio, Pino Insegno ricorda il secondo scudetto: "Presidente e giocatori, che magia!"
Un giorno che rimarrà per sempre impresso a fuoco nella memoria dei tifosi della Lazio. Quel 14 maggio 2000, la conquista del secondo scudetto. Emozioni che a distanza di 23 anni non sono invecchiate di un giorno e rivivono grazie ai protagonisti di un tempo. Tra i cantori di quelle gesta anche un tifoso doc come Pino Insegno, che ai nostri microfoni ha rievocato quell'indimenticabile giornata.
Riavvolgiamo il nastro a quel 14 maggio 2000. La prima istantanea che le giunge in mente, chiudendo gli occhi?
“Il mio ricordo è particolare. Il mio primo figlio è nato infatti il 9 gennaio del 1998. Aveva soli due anni. La mia immagine è di lui a Villa Sciarra, in braccio a me, in lacrime con la radiolina in mano. Ora ha quasi 26 anni. Gli auguro di vivere in momento ugualmente magico come il nostro in futuro, chissà. Uno dei miei obiettivi era che diventasse laziale verace. Ci sono riuscito (ride ndr)”.
Cosa c’era di magico in quel gruppo del 2000?
“Per me il gruppo magico è quello del 1974. Forse c’era più lì l’amicizia, lo spirito di sacrificio, la voglia di lottare l’uno per l’altro. Io credo che in quello del 2000 fossero le individualità a essere fortissime e a fare la differenza. La magia era più la tecnica dei singoli. In più c’era un grande presidente, che amava la Lazio e che ci ha portati in alto”.
Passando all’attualità, è soddisfatto complessivamente dalla stagione della Lazio di Sarri?
“Sì, direi che la stagione è ottima. La rosa è quella che è. Non ci sono ricambi e, nonostante tutto, Sarri ha già portato la sua impronta. Prendiamo come esempio l’ultima mezz’ora contro il Lecce: abbiamo giocato a pallone. Punto e basta. Io vedo la Lazio e riconosco un gioco preciso, quello di Sarri. Per me può fare cose importanti con noi. Va sostenuto”.
Che effetto le fa vedere due ex tecnici laziali, Inzaghi e Pioli, giocare contro in semifinale di Champions?
“Qualche rimpianto mi resta e il cuore mi si riempie, perché vuol dire che le scelte degli allenatori erano buone e forse era qualcos’altro che non funzionava… pezienza, pensiamo al presente”.
Il suo punto di vista rispetto alla “telenovela Milinkovic”?
“Per me può anche andar via. Ma lo dico con affetto. Gli sarò per sempre grato per quello che ha fatto per noi, ma si vede palesemente che ha voglia di andar via. Da almeno un anno e mezzo, le sue prestazioni sono calate e mi sembra sia tornato quello dell’inizio. Peccato più che altro per lui, perché si è svalutato adesso. Ma ripeto: meglio per tutte e due le parti cambiare”.
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Pubblicato il 14-5 alle 12:30