Senti Parolo: "Pedro l'immagine della Lazio di Baroni. La tifoseria non deve..."

13.11.2024 19:12 di  Ludovica Lamboglia  Twitter:    vedi letture
Senti Parolo: "Pedro l'immagine della Lazio di Baroni. La tifoseria non deve..."
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Marco Parolo, commento tecnico di DAZN ed ex Lazio ha commentato alcuni temi a Radio Laziale in merito al buon momento che la squadra di Baroni sta vivendo: “Devo dire che il primo anno di Pioli il mood era questo, un po’ di anni di Inzaghi in cui ci sono stati bei momenti e momenti difficili, questa Lazio è un pacchetto bello e divertente senza prime donne che vogliono dimostrare, ma vedono la Lazio come un punto di arrivo e non di partenza. I risultati aiutano ma l’errore degli altri anni in cui c’ero anche io è il non interrompere cicli e il legarsi troppo a giocatori, fa sì che perda potere la società, bisogna legarsi a giocatori che hanno spirito di squadra. La cosa bella è che in Europa hai fatto 4 vittorie, nel ciclo Sarri all’Europa League diceva che fosse un peso, che portasse stanchezza e non faceva altro che creare alibi alla squadra. Baroni non si è mai lamentato, è un bambino che non si accontenta mai. L’ho conosciuto, mi ha trasmesso questo. Io che inizio, non sarei in grado di gestirla come fa lui, tanto di cappello a lui e non è un caso che la Lazio stia facendo bene.

In Europa mi divertivo, andare in trasferta era bello, è come veniva vissuto da tutto l’ambiente e non c’è pesantezza qui. A Salisburgo non ci pesava niente, non so cosa sia successo ma quello è il mio più grande rimpianto, fa ancora male pensarci. L’Europa ti fa crescere, guarda l’Atalanta.

In campionato arriveranno le contromisure, le squadre che lo studiano, in Europa però ti studiano meno ma per come gioca la Lazio potresti trovare squadre fisiche che ti possono dar fastidio, devi fare un’impresa. Mi piace lo spirito della squadra, del ruotare giocator e accendersi in difensiva, non c’è uno che non si accenda. Castellanos è entrato, ha cominciato a lottare, Isaksen era un po’ che dormiva, Provedel l’ha risvegliato. Guendouzi ha detto “mi piace giocare per mister Baroni” e ti fa capire il rapporto con l’allenatore, ed è una cosa bella.

Pedro? Campione sulla palla recuperata su Maldini, dico che l’immagine della Lazio di Baroni è Pedro che sposa completamente il progetto di Baroni. Ha visto che lo faceva divertire negli allenamenti, lo faceva giocare, poi si è riconquistato il posto e ah riconosciuto il valore del mister.

I ritiri estivi li osservo tutti e quest’anno la Lazio alla fine vinceva anche se faceva fatica, cominci a dire la squadra ha qualcosa. Nel secondo anno di Pioli perdiamo tutte le partite e c’era già un’aria diversa. La gente non deve avere l’ansia che siamo partiti forti e allora a gennaio devi comprare giocatori per spingerci più in là. Crei pressione, la tifoseria deve godersi il momento, sognare ma godersi il momento.

Se avevo sentore che doveva succedere il fine ciclo? Sì, tante volte la troppa riconoscenza ti perdi via, la riconoscenza ti porta ad allungare il brodo, che è buonissimo ma delle volte va fatta quella scelta. Rischi poi che sei vittima dello status del giocatore. O ti fa la differenza tutti i giorni, ma non esiste questo ad oggi. Quale partita rigiocherei? Quando facevo doppietta contro il Milan, Lazio-Empoli con 70.000 allo stadio roba incredibile e la finale di Coppa Italia con l’Atalanta. Tornare in campo? Quando gioco calcio a 7 pensavo di andar forte poi mi sono rivisto e  ho detto ‘mamma quanto vado piano’. Suggestione Milinkovic?  Io sono dell’idea che bisogna guardare avanti, è stato un fenomeno e lo è, non so cosa si ricaverebbe in una realtà in cui vanno tutti allo stesso ritmo. Ama la Lazio, farebbe di tutto ma se si trovasse uno nuovo…

Il prendere in giro mi piaceva farlo per stemperare. Perché non mi alleno? Penso di essere pronto per cominciare ad allenare, ho scalette in testa, vediamo.

Addio? Mi è dispiaciuto, c’era lo stadio vuoto, è il momento che chiudevi gli occhi e ti rivedevi le mille immagini in testa, è andata così. Tutto giusto, ho smesso di giocare a calcio. Non è facile, ascoltando ex compagni mi hanno detto che per loro non era valsa la pena. Come finisci al top o trovi una realtà con un progetto ma se non c’è ti godi il top.

La Lazio per me? Non mi aspettavo cosa ci fosse del mondo Lazio, una roba che ti rimane dentro, la gente, lo stadio pieno col boato, le canzoni. Formello pieno di notte, ho scoperto un mondo che pensavo quasi non esistesse. Un qualcosa di meraviglioso, c’è stata una contestazione figlia di una maglia, non odio per un possibile giocare, solo l’amore per la maglia.

Rovella? Per diventare un giocatore europeo deve migliorare nel contrasto, nell’interdizione, deve prendere video di Leiva e guardarne molti. Dinamismo ce l’ha più Rovella, la cattiveria nello strappare il pallone è il difetto che gli vedo. Sta benissimo e si sposa con le caratteristiche degli gli altri. Mi aspetto buone cose.

Lotito? Io andavo matto e mi divertivo quando erano momenti fuori dal contesto calcio, quando era lui stesso al tavolo, le risate. L’unico problema era il parlare di premi, allora cambiava, la parola soldi era la parola tabù, si trasformava in una guerra. Chi è Lotito? Io te lo racconto così, qualcosa di stupendo ma c’è anche l’altro lato. Legandosi ai giocatori fa fatica, se si crea un torto rischi di inceppare il meccanismo”.