Lazio, Tare si racconta: "Ho pensato di andare via, ma sono rimasto per amore. E ai tifosi dico..."
Tempo di bilanci in casa Lazio, non solo inerenti al 2018; anche il bilancio di tutta una vita, di una carriera intera. Intervistato in esclusiva per le telecamere di Sky Sport da Gianluca Di Marzio, il ds biancoceleste Igli Tare ha raccontato passo dopo passo tutte le tappe più importanti del suo percorso professionale nel mondo del calcio. Tra i tanti aneddoti, ha rimarcato fortemente quello inerente il passaggio di Sergej Milinkovic-Savic dal Genk alla Lazio nell'estate del 2015: "In quei minuti ero sicuro che Milinkovic non sarebbe andato alla Fiorentina ma sarebbe venuto alla Lazio. La sera prima mi aveva chiamato e mi aveva detto che avrebbe scelto noi, dicendomi di stare tranquillo. Gli sarò sempre grato, ci sono pochi giocatori che fanno una cosa del genere".
Di seguito l'intervista integrale:
MODO DI LAVORARE - "Mando in giro qualche mio ex collega calciatore, che ha giocato con me. Mi fido di loro e loro sanno cos'è importante per me. Trovare i giocatori con fisicità, tecnica e linguaggio del corpo è fondamentale per capire il carattere del giocatore. Tanti piccoli dettagli che fanno la differenza".
PERIODO IN GERMANIA - "Sono arrivato in Germania dall'Albania a piedi? Sì è vero, ma non mi vergogno. Sono molto fiero di quella strada fatta, soprattutto penso di essere un esempio per tanti giovani. Un viaggio in mezzo a mille difficoltà, mille paure, mille punti di domanda. Ero da solo. Era una cosa molto pericolosa: dovevi fidarti dei trafficanti durante il passaggio tra Germania e Repubblica Ceca, in mezzo alla neve. Arrivato in Germania, ho cercato subito di trovare delle squadre per fare dei provini. La prima squadra che trovai non era molto sana a livello finanziario, così mi proposero di lavorare e accettai: di pomeriggio mi allenavo e la mattina facevo il giardiniere. Un mio collega con una motosega ha rischiato di tagliarmi una gamba, sono stato fortunato. Un momento molto difficile".
RAPPORTO COL PRESIDENTE LOTITO - "Solo un presidente pazzo come Lotito penso potesse farmi fare il direttore sportivo. Ha visto cose che io stesso non avevo visto. Quando sono andato a firmare il contratto da giocatore mi sono ritrovato dirigente e tra me e me continuavo a ripetermi che era un pazzo. All'inizio del mio percorso abbiamo lavorato in sintonia, poi anno dopo anno ha capito le mie qualità e si è fatto da parte. Ma la sua presenza è sempre fondamentale".
LAZIO, MOMENTI DIFFICILI E MINACCE DI MORTE - "Ci sono stati dei momenti in cui ho pensato di andare via, soprattutto pensando anche alla mia famiglia. Abbiamo subìto delle minacce di morte, cose che non si possono raccontare. Lì ho pensato se valesse davvero la pena rimanere, ma dentro di me pensavo di non volerla dare vinta a nessuno. Ho sempre lavorato con tutto il cuore per la società. In quei momenti ho avuto paura per i miei figli. Specialmente il periodo della cessione di Hernanes è stato un momento molto brutto, un'esperienza davvero negativa".
CALCIOMERCATO LAZIO - "Ci sarà forse qualche operazione in uscita. Siamo in tanti e ci sono tanti giocatori che vorrebbero andare a giocare. Solo nel caso di qualche cessione, potremmo comprare".
LAZIO, I TIFOSI - "Non so cosa non hanno capito di me. Negli ultimi anni mi riconoscono tante cose, ma nel calcio conta molto il presente. Cerco di vivere il presente e dare tutto me stesso per la società. Nonostante tante richieste sia in Italia sia in Europa, ho voluto fortemente rinnovare con la Lazio per altri quattro anni. Sono tanto legato all'ambiente. La scelta è stata fatta con il cuore e sono fiero di questo".