L'AVVERSARIO - Costrutto societario e costanza di rendimento: Dea in serie positiva e in festa

Pubblicato ieri alle ore 16.50
19.10.2013 07:35 di  Matteo Botti  Twitter:    vedi letture
Fonte: Matteo Botti / Lalaziosiamonoi.it
L'AVVERSARIO - Costrutto societario e costanza di rendimento: Dea in serie positiva e in festa
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© foto di Federico Gaetano

Ai piedi dei monti, a ruota delle 7-8 sorelle che si giocano i primi posti nell’elite del calcio nostrano. L’Atalanta Bergamasca Calcio nasce laddove l'alta pianura si confonde con gli ultimi colli delle prealpi Orobie. Una realtà seria, maturata nel tempo. Una società di provincia ma dalle fondamenta solide tanto quanto – se non più – le big del nostro campionato. La Regina delle Provinciali, a buon diritto. I tanti tornei disputati nella massima serie, 52, fanno della Dea la squadra col maggior numero di partecipazioni fra le rappresentanti di città non capoluogo di regione. Nessun trionfo, è vero. Un solo trofeo campeggia nella bacheca nerazzura, la Coppa Italia datata ’62-’63. Al contrario, nel Purgatorio della cadetteria la voce grossa che spesso e volentieri risuona è quella bergamasca: 13 promozioni a referto, 6 volte da prima della classe.

SOCIETA’ MODELLO – L’ascesa, il declino. La ricostruzione. Storia recente. Roba di anni Duemila. Piazzamenti discreti in serie A, poi il baratro della retrocessione nella sfortunata annata 2009/2010. Quindi la rinascita, il campionato di B stravinto ed il ritorno in pompa magna nel calcio che conta. Il tutto sotto l'oculata ed attenta gestione della nuova proprietà, che all'indomani della retrocessione aveva rilevato dalla famiglia Ruggeri il 70% dell'intero pacchetto azionario di maggioranza. Percassi, Marino, Colantuono. Tre nomi, tre personalità differenti, Un unico comune denominatore. Il bene dell’Atalanta. Un direttore generale top in Italia come Pierpaolo Marino, secondo forse al solo Adriano Galliani. Un presidente tifoso che mastica calcio  – per averlo praticato a livello professionistico – come Antonio Percassi, nuovamente in sella alla società a sedici anni dall’ultima esperienza. Non l’unico cavallo di ritorno, in realtà. Dici Atalanta, pensi a Stefano Colantuono, provetto Re dei due 'Mondi', la Bergamo Alta e quella Bassa. Rinascita, dunque. La rosa orobica viene affidata al tecnico di Cinecittà, già protagonista alcuni anni prima di una cavalcata poderosa verso la promozione nella massima serie. Consapevolezza dei propri mezzi e panchina mai stata a rischio nel triennio trascorso per l’ex mister del Palermo, nonostante le partenze rese pericolose dai punti di penalizzazione inflitti per via del calcioscommesse. Una rosa rodata, solo piccoli ritocchi in estate, a completare un organico già amalgamato. Le sapienti mani del trainer, poi, a fare il resto. Garanzia assoluta, estrema affidabilità. Pranzo domenicale dal sapore particolare per gli abitanti della Città dei Mille,  Bèrghem. I 106 anni ben portati dalla Dea Atalanta vogliono esser onorati da Denis e compagnia calciante. Al Caravaggio International Airport Bergamo Orio al Serio atterra la truppa del sergente Vlado Petkovic. Un match, quello tra nerazzurri e biancocelesti, che storicamente all’Atleti Azzurri d’Italia dice Atalanta. Diciotto le vittorie totali contro le 7 laziali, tra serie A e B. Netta, d’altro canto, l’inversione di tendenza dal 2000 in poi, con 3 successi orobici e 4 capitolini, l’ultimo dei quali nella prima giornata della passata stagione - 0-1 con la firma del Profeta Hernanes - .

DUTTILITA’ TATTICA – Pagato il conto alla Giustizia Sportiva, l’Atalanta si presenta ai nastri di partenza del torneo in corso sgravata da ogni sorta di penalizzazione. Una novità per chi era ormai un abituèè, uno specialista nelle partenze ad handicap. L’approccio della squadra di Stefano Colantuono all’attuale stagione agonistica non è stato dei migliori. Cinque partite e quattro sconfitte. Un inizio tutt’altro che brillante. Aria di crisi? Macché. La forza da queste parti, si sa, sta nella tranquillità dell’ambiente. Di fiducia a termine neanche a parlarne. Delittuoso ragionare in questi termini nei riguardi di chi per 3 anni è stato colonna portante del progetto, ed ha portato a casa altrettante salvezze più che tranquille. Le recenti affermazioni, del Bentegodi e contro l’Udinese prima, permettono agli orobici di giungere al match dell’Atleti Azzurri d’Italia con ben altro spirito e classifica. Sei punti, boccata d’ossigeno ampia e prolungata. Presenza aggressiva quella dei giocatori della Dea. Tutti i membri dell’undici titolare assolvono le istruzioni del proprio ruolo. Il sogno di ogni allenatore realizzato. Una squadra che possiede il volto del suo tecnico, plasmata a sua immagine e somiglianza. Ardore e grinta, agonismo e voglia di non arrendersi mai. Neanche di fronte ad avversari più quotati. La  compagine della città bagnata dai fiumi Brembo e Serio rappresenta un’eccezione nel panorama del calcio nostrano. In un periodo storico in cui l’abbandono del semplice e scolastico 4-4-2  per il passaggio alla difesa a 3, modulo più in voga al momento, è sempre più all’ordine del giorno, Colantuono veste i panni della controtendenza. Una rosa composta da giocatori che fanno della duttilità un’importante prerogativa, permette al tecnico romano di cambiare, spesso e volentieri in corsa, le linee dello schieramento, adattandosi agli avversari. Dunque, largo alla tradizione. Ritorno all’antico. Non è una questione di moduli, sia ben chiaro, ma di atteggiamenti. Il calcio non è fatto solo di numeri, la guida tecnica lanciata dalla famiglia Gaucci lo sa e pure bene. Per il lunch match di domenica il tecnico romano avrà tutti gli effettivi a disposizione. Ampia scelta dunque, la Lazio da due anni passeggia a Bergamo, è ora d’invertire la rotta. Rispolverato il tanto fedele quanto collaudato 4-4-1-1, l’undici di partenza ricalcherà per intero, con tutta probabilità, quello che ha sconfitto il Chievo. Consigli a guardia della porta nerazzura, a protezione della quale una linea a 4 composta da due terzini di corsa come Bellini e Brivio – in vantaggio su Del Grosso – a presidio delle corsie esterne e coppia centrale di marcatori formata dall’ex Stendardo e Lucchini. L’unico dubbio sorge intorno all’utilizzo dell’esperto Yepes, apparso in forma e nella trasferta al Bentegodi, quando ha fatto il suo ingresso a partita in corso, e nella partita di Qualificazione della sua Colombia in Paraguay, avendo messo a segno le due reti che hanno deciso il match. Un regista cucitore di trame ormai affermato come Cigarini ed un centrocampista di quantità come il nazionale cileno Carmona a comporre la cerniera mediana, ai lati dei quali stazioneranno Raimondi e Bonaventura. Esterni molto diversi tra loro, il primo in possesso di meno palleggio e estro rispetto al Jack bergamasco ma prezioso in fase di ripiegamento ed in possesso di sette polmoni. Davanti, in appoggio del Tanque Denis, la cui vena realizzativa sembra sicuramente ritrovata dopo un inizio col freno a mano tirato, Maxi Moralez, folletto apparso rigenerato dopo una stagione interlocutoria. L’attaccante boa che sa far salire i compagni e la seconda punta di fantasia che lo accompagna, non facendogli mancare i rifornimenti. Solo panchina, nuovamente, per Livaja, a cui di certo non ha giovato il cambio di modulo. L’Atalanta dopo le due vittorie consecutive, cercherà di confermarsi anche contro i biancocelesti. Colantuono insiste molto sull’aspetto mentale. Nessuna amnesia difensiva è più ammessa. La costanza nei risultati è diktat imprescindibile per chi ambisce innanzitutto a raggiungere una salvezza senza patemi di sorta.

PROBABILE FORMAZIONE – Atalanta (4-4-1-1) Consigli; Bellini, Stendardo, Lucchini, Brivio; Raimondi, Cigarini, Carmona, Bonaventura; M.Moralez; Denis. A disp. Sportiello, Scaloni, Canini, Yepes, Brienza, Nica, Kone, De Luca, Gagliardini, Baselli, Marilungo, Livaja. All.Colantuono