Lazio, Correa: il primo titolo, poi la telefonata di Veron
È l'uomo del momento, il gioiello su cui la Lazio ha scommesso, l'intuizione ancora una volta giusta di Tare. Dalla provincia andina del Tucuman, Joaquin Correa ha stregato i tifosi biancocelesti, fatto innamorare i bambini con una capigliatura atipica ma già virale. È l'uomo Coppa Italia: coi gol decisivi a Milan e Atalanta, rispettivamente in semifinale e finale. "È stata la mia prima coppa, una di quelle sere che sogni fin da bambino". Per fortuna stavolta non c’erano Messi o CR7 di mezzo, era la sua quarta finale, col Siviglia ne aveva perse due col Barcellona (Supercoppa spagnola 2016 e Coppa del Re 2018) e una col Real Madrid (Supercoppa europea 2016. Temeva fosse una maledizione. E poi quella telefonata: "A parte i familiari, sicuramente la più gradita è stata quella di Veron". Rivela che grazie a Inzaghi ha finalmente trovato la sua collocazione ideale. Che non è quella di seconda punta come tutti credono. Gioca tra le linee, alle spalle della prima punta. In Spagna era attaccante esterno. Può farlo, ma - come riporta la rassegna stampa di Radiosei - confessa di non essere il suo ruolo ideale. Un trequartista che nell’ultimo mese ha segnato gol decisivi. La Champions sfumata un rimpianto: "Abbiamo buttato via troppi punti". Uno su cui si sente di puntare? Pedro Neto: "Ha mezzi incredibili, il futuro è suo".